L'agricoltura in Puglia riveste un ruolo importante per la sua caratteristica topografica che pedologica e pertanto è una delle prime regioni italiane come produzione vendibile. A dare prova di questo è sufficiente analizzare due importanti indicatori della Regione Puglia, la percentuale di unità di lavoro in agricoltura rispetto alle unità di lavoro totali e il peso del valore aggiunto in agricoltura su quello complessivo e poi confrontarli con quelli relativi alle regioni del Centro-Nord per rendersi conto dell'importanza del settore agricolo all'interno dell'economia regionale.

In effetti le unità lavorative impiegate in agricoltura, nonostante ci sia stata, rispetto agli anni 80, una forte diminuzione dovuti a fattori esogeni rappresenta ancora oggi un fattore rilevante. Questi valori percentuali sono di parecchio superiori rispetto ai valori riscontrati nelle regioni del Centro-Nord. Negli ottanta il valore aggiunto agricolo era pari al 12-13% contro il 4-5% del Centro-Nord. Attualmente la sua percentuale è passata al 7-9% mentre al Centro-Nord sono rimaste quasi invariate.

Altro valore importante è la composizione della superficie agricola utilizzata rispetto alla superficie totale che è stimata in circa 1.500.000 ettari mentre la superficie agricola utilizzata (S.A.U.) è stimata in circa 1.300.000 ettari, pari a circa il 90% della superficie totale. L'incidenza maggiore nella formazione della superficie agricola utilizzata è rappresentata da colture olivicole, frutticole e viticole. Le colture erbacee e foraggere rappresentano nella totalità una percentuale inferiore anche se, la Puglia è tra le principali Regioni italiane produttrici di ortaggi, la cui espansione territoriale e produttiva, è stata favorita negli ultimi anni da una crescente importanza degli sbocchi esteri. Analizzando le capacità produttive nei vari comparti su citati riscontriamo come la coltivazione dell'olivo in termini di superficie sia la più estesa del territorio regionale essendo presente in quasi tutti gli agri comunali con una minima diffusione in quelli di altitudine superiore ai 400 metri. Essa contribuisce a valorizzare molte aree a scarsa fertilità naturale e mantenere inalterate le caratteristiche paesaggistiche ed ambientali del territorio oltre ovviamente a rappresentare una cospicua risorsa non solo per la produzione agricola ma anche per i processi di trasformazione industriale del prodotto.

Le olive destinate alla oleificazione vengono trasformate in Puglia dall'industria molitoria, e la regione è, fra quelle italiane, quella che rappresenta il più alto numero di oleifici sociali. Un valido contributo al miglioramento della produzione e alla valorizzazione si attende, a seguito del riconoscimento ricevuto dall'U.E. (DOP) per l'olio di oliva denominata "TERRA DI BARI".

La superficie interessata alla coltivazione della vite è di circa 120 mila ettari (13% di quella nazionale) di cui 16 mila ettari circa investita in vitigni per la produzione di vino DOC. La Puglia, infatti, mantiene una posizione di preminenza nell'ambito della produzione vinicola italiana anche perchè in questi ultimi anni è stata intrapresa una strada difficile, quella basata sulla qualificazione della produzione, conseguenza dell'affinamento delle tecnologie enologiche, e non più sulle materie prime (i vitigni).

Attualmente nella lista dei vini "DOC pugliesi" ci sono 24 vini con 68 tipologie di vino, che rappresenta una percentuale molto bassa rispetto alla produzione vinicola regionale.

Il comparto ortofrutticolo in Puglia interessa oltre 170.000 ettari pari al 16% circa della superficie ortofrutticola nazionale. L'orticoltura in Puglia è ampiamente diffusa in tutte le Provincie ovviamente nelle aree irrigue. Fra le coltivazioni frutticole, l'uva da tavola assume una particolare preminenza, con la maggiore superficie ubicata in Provincia di Bari.

Particolare importanza assumono le mandorle, le ciliege, le peùsche e gli agrumi.

Il florovivaismo ha avuto un'impennata notevole all'inizio degli anni ottanta, e sta attualmente acquisendo notevoli nicchie di mercato che prima erano proprie del Nord Europa e precisamente dell'Olanda. Attualmente operano nel settore un migliaio di aziende su un'estensione di circa 1.500 ettari di terreno in buona parte coperte da serre. Per quanto riguarda le strutture nel sistema agricolo e più precisamente il sistema agroalimentare, questo si caratterizza negativamente in quanto è rappresentato da una modesta presenza. Infatti, sia l'analisi della struttura produttiva che dei flussi commerciali esterni alla Regione evidenzia che le attività agroalimenatri pugliesi sono concentrate su un numero ridotto di prodotti per lo più di trasformati o di prima lavorazione.

Molti sono tuttavia i prodotti agricoli pugliesi di particolare pregio (Uva da tavola, Oli, Vini, Ortaggi) i quali alimentano forti flussi esportativi soprattutto all'estero. A livello di trasformazione alcune difficoltà si registrano nella inadeguatezza di queste (in particolare cantine e frantoi), nella maggior parte dei casi sovradimensionate - e conseguentemente sottoutilizzate - e soprattutto, limitate dall'utilizzo di tecnologie non idonee alla realizzazione di trasformati di qualità. A ciò si aggiunge la ormai massiccia presenza sui mercati nazionali "a seguito della globalizzazione" di prodotti di provenienza estera, concorrenziali rispetto a wquelli tipici pugliesi, sia pure solo in termini di prezzo.

Pur confermando il ruolo sostenuto da ciascun comparto nel tessuto economico dell'area del Patto, i cui comuni interessati risultano essere Bari, Adelfia, Bitritto, Bitetto, Casamassima, Capurso, Cellamare, Noicattaro, Modugno, Sannicandro, Triggiano e Valenzano, il territorio in esame, ha bisogno di una politica agricola più attenta allo sviluppo attraverso misure verticali indirizzate ai comparti produttivi tradizionali (viticoltura, olivicoltura, ortofrutticoltura).

Considerando i risultati emersi dall'analisi di carattere socioeconomica nell'ambito dell'area del Patto si evidenzia:

 

Obiettivi specifici in agricoltura nell'ambito del territorio del patto a seguito di quanto in precedenza evidenziato sono:

Per quanto concerne il settore olivicolo, la tendenza è quella di incentivare, da un lato la coltivazione delle olive da mensa (Termite di Bitetto) con la relativa struttura di lavorazione del prodotto e, dall'altro, per la produzione delle olive da olio, avviare un programma di ammodernamenti degli impianti esistenti sia per la produzione che per la trasformazione del prodotto e l'introduzione di nuove cultivar che garantiscano un buon rapporto tra resa e qualità e che più si addicano all'impiego della meccanizzazione nelle diverse operazioni colturali.

Inoltre, si dovrà provvedere ad un ammodernamento strutturale tecnologico da cui scaturisce la necessità di realizzare degli impianti di trasformazione, conservazione, stoccaggio, imbottigliamento nonchè alla valorizzazione del prodotto.

Al pari, per il comparto frutticolo, si tende a realizzare nuovi impianti di mandorlo, nel tentativo di recuperare una coltura appartenente alla nostra più antica tradizione agricola, ed uva da tavola con l'introduzione di nuove varietà. In particolare, per le uve da tavola è auspicabile l'ampliamento della gamma varietale con l'introduzione delle uve apirene, molto richieste da mercati nazionali ed esteri.

La realizzazione e/o l'ammodernamento di vivai frutticoli e orticoli produttori di materiale certificato all'interno del Patto.

Il comparto ortofrutticolo occupa un ruolo di primaria importanza in questa area. Sono necessari interventi al fine di dare maggior sviluppo e maggiore competitività al settore, attraverso l'acquisizione di impianti di condizionamento e/o trasformazione dei prodotti stessi e, in particolare, prevedendo specifiche azioni strutturali limitatamente allo sviluppo dell'orticoltura protetta.

In definitiva, per quanto riguarda le uve da tavola e l'orticoltura si propone nell'area del Patto la predisposizione di centri di condizionamento per la lavorazione, la commercializzazione e la promozione di azioni tese alla qualificazione, valorizzazione di tali prodotti. Inoltre sono da prevedere l'acquisizione di attrezzature per la conservazione in regime di freddo per i fiori recisi, per la prima lavorazione, e il condizionamento per il mercato, oltre all'acquisizione di attrezzature informatiche e logistiche ivi compreso i collegamenti telematici con gli altri mercati presenti sia in ambito pugliese, che nazionale ed internazionale. Infine sono da promuovere iniziative atte al potenziamento e all'ammodernamento delle fonti idriche attraverso:

 

Federazione Provinciale Coldiretti di Bari.

Direttore - Bendetto De Serio

Bari 20-7-99