Il settore dell'agricoltura nell'area del Patto e nel contesto regionale

 

Il territorio del Patto per l'agricoltura corrisponde in parte al sistema urbano identificato come territorio dell'area metropolitana di Bari, che sta assumendo nel tempo una propria ben definita identità sia in merito al partenariato che sostiene le politiche di sviluppo, sia in merito al sistema imprenditoriale che partecipa attivamente e con una consistente capacità progettuale e di investimento.

 

L’area di riferimento per gli interventi previsti nel patto territoriale per l'agricoltura si sviluppa dal mare ai territori a Sud di Bari comprendendo i territori delle amministrazioni comunali sotto elencati.

 

Comune

Superficie totale kmq

Popolazione residente ‘91

Densità demografica Ab/kmq

% sul totale popolazione

ADELFIA

29,73

14.779

497

3%

BARI

116,20

342.309

2.946

70%

BITETTO

33,57

9.730

279

2%

BITRITTO

17,65

8.689

492

2%

CAPURSO

14,88

14.377

966

3%

CASAMASSIMA

77,41

14.054

182

3%

CELLAMARE

 

 

 

 

MODUGNO

31,90

37.056

1.162

8%

NOICATTARO

 

 

 

 

SANNICANDRO

56,00

8.722

156

2%

TRIGGIANO

20,00

24.698

1.235

5%

VALENZANO

15,79

15.628

990

3%

TOTALE

413,13

490.042

890

100%

 

Su una superficie di oltre 400 kmq insiste una popolazione complessiva di 490.042 abitanti, corrispondenti ad una media di abitanti per kmq pari a 890, di cui il 70% concentrata nel comune di Bari. I territori di questi Comuni sono legati da forti omogeneità sia sul piano economico che sociale.

 

L'agricoltura in Puglia riveste un ruolo importante per la sua caratteristica topografica e pedologica ed è, pertanto, una delle prime regioni italiane come produzione vendibile. Essa mostra attualmente tendenze di grande interesse nel più ampio contesto nazionale e meridionale. Con oltre 1.900.000 ha (cioè il 6,4% della superficie del territorio italiano) la Puglia si caratterizza per la prevalenza di pianura con il 53,2% dell'intero territorio, e per l'1,5% di montagna e il 45,3% di collina.

 

Significativo è il peso del valore aggiunto in agricoltura su quello complessivo e la percentuale di unità di lavoro in agricoltura rispetto alle unità di lavoro totali, se posti a confronto con quelli relativi alle regioni del Centro-Nord.

 

I dati percentuali sul valore aggiunto indicano, infatti, che mediamente l'agricoltura in Puglia vale di più rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno e dell'intera nazione. Se in Italia l'incidenza dell'agricoltura è del 3,5%, nel Sud è del 6,3% e in Puglia del 7,5% (dati ISTAT 1996).

 

Circa il 25% delle giornate lavorative di tutta Italia sono effettuate in Puglia e, nonostante un calo degli ultimi due anni, sono circa 12,5 milioni le giornate di lavoro degli operatori agricoli ogni anno. Ciò dipende anche dalla specificità degli ordinamenti colturali più diffusi nella regione che necessitano di un maggiore apporto di manodopera, incidendo fortemente sul costo del lavoro.

 

I rilevamenti censuri dell'occupazione italiana (1971-96) evidenziano una crescente terzializzazione del tessuto produttivo a fronte di una riduzione del numero degli addetti nell'agricoltura e nell'industria. Tuttavia, questo processo di terzializzazione è insufficiente se comparato con quello delle altre economie più avanzate.

 

Il ritardo del tasso di occupazione (occupazione totale in percentuale della popolazione in età lavorativa), evidenziato nella seguente tabella, coincide infatti con il ritardo nel settore dei servizi. In Italia, nel 1997, la percentuale complessiva delle persone in età lavorativa non occupate risultava di 9 punti percentuali superiore a quella della media dell'Unione Europea, mentre il nostro ritardo nel solo settore dei servizi era di 8 punti percentuali.

 

I settori italiani dell'industria e dell'agricoltura occupano, invece, una percentuale della popolazione in età lavorativa simile a quella degli altri paesi dell'Unione Europea e degli Stati Uniti.

 

 

 

 

 

 

 

Occupati su popolazione lavorativa 1997

Se guardiamo all'occupazione percentuale per settore (vedi tabella seguente), confrontando i dati della Puglia con il Mezzogiorno e i valori nazionali, ci accorgiamo che il settore dell'agricoltura presenta, in Puglia, oltre 2 punti percentuali in più del Mezzogiorno e il doppio dell'occupazione media nazionale. Questo dato fornisce precise connotazioni vocazionali al settore agricolo nella regione, e rafforza l'esigenza di operare per migliorarne la competitività soprattutto sui mercati internazionali.

Composizione percentuale per settore dell’occupazione

Agricoltura Ind. Manufatt. – Ind. Totale - Terziario totale

PUGLIA 15,4 14,9 25,6 59,0 100

MEZZOG. 13,6 12,3 24,2 62,2 100

ITALIA 7,8 23,3 32,7 59,4 100

Fonte: Elaborazione centro studi Confindustria su dati Istat

 

Negli ultimi anni, però, si registra un forte calo degli occupati dovuto essenzialmente alla trasformazione in atto nelle aziende agricole: per ristrutturazione ad elevato livello tecnologico nelle grandi aziende o per disimpegno a causa di perdita di competitività nelle piccole. Entrambe le situazioni determinano trend negativi sull’occupazione.

 

Da un punto di vista strutturale l'economia agricola pugliese presenta caratteristiche simili alla media meridionale e nazionale. Nella tabella che segue si pongono a confronto i dati più significativi nel periodo '82-'90.

 

 

1990

Variazione % 1990/82

Superficie agricola totale (SAT)

1.593.711

-0,55

Superficie agricola utilizzata (SAU)

1.453.864

-0,60

Aziende totali

350.604

-0,13

Incidenza az. Fino a 5ha di SAU

84%

-0,07

Incidenza az. Fino a 50 ha di SAU

1%

-1,31

 

La superficie agricola utilizzata (S.A.U.) è stimata in circa 1.400.000 ettari, pari al 90% circa della superficie agricola totale (S.A.T.) che ammonta a circa 1.600.000 ettari..

 

Riguardo alla produzione lorda vendibile, dai dati disponibili in Puglia, sono evidenti le vocazioni produttive.

 

Produzione vendibile a prezzi costanti, per gruppi di prodotti (1996)

 

 

Puglia

%

Pug./Sud

Pug./Ita

Sud

Italia

Erbacee

2.680.750

50%

34%

13%

7.955.545

20.838.614

Arboree

2.196.259

40%

30%

14%

7.234.796

15.176.254

Allevamenti

531.240

10%

12%

2%

4.336.055

22.699.272

Totale

5.408.249

 

28%

9%

19.526.396

58.714.140

 

Se si esclude la PLV derivante dagli allevamenti, che in Italia costituisce la voce più consistente, in Puglia tra coltivazioni erbacee e arboree si produce il 27% del totale nazionale, corrispondente al 64% del Mezzogiorno.

 

L’utilizzazione dei terreni agricoli vede al primo posto i seminativi e le colture legnose agrarie che da sole impegnano oltre il 50% (370.000 ha) della superficie agraria regionale. Oliveto e vigneto sono, insieme ai seminatativi, dominanti in termini di utilizzazione di superfici agrarie (20% e 11% rispettivamente) che producono mediamente oltre 2 milioni di quintali di olio di oliva e oltre 7 milioni di quintali di uva da tavola portando la produzione agricola pugliese per questi prodotti al primo posto in Italia insieme alla produzione di pomodori, patate primaticce, carciofi, insalate e al secondo posto per il vino (oltre 8 milioni di quintali prodotto per anno), mandorle (500 tonnellate/anno), frumento duro (9 milioni di tonnellate/anno), peperoni, ecc.

 

I prodotti sui quali la Puglia detiene, quindi, un primato in termini di quantità prodotte rispetto alla produzione nazionale sono: l'uva da tavola (65,4%), il grano duro (21,6%), il vino (17%), le ciliege (34,3%), l'olio d'oliva (43%) e i pomodori (39%).

 

Analizzando le capacità produttive nei vari comparti su citati riscontriamo come la coltivazione dell'olivo in termini di superficie sia la più estesa del territorio regionale essendo presente in quasi tutti gli agri comunali con una minima diffusione in quelli di altitudine superiore ai 400 metri. Essa contribuisce a valorizzare molte aree a scarsa fertilità naturale e a mantenere inalterate le caratteristiche paesaggistiche ed ambientali del territorio, oltre ovviamente a rappresentare una cospicua risorsa non solo per la produzione agricola ma anche per i processi di trasformazione industriale del prodotto.

 

Le olive destinate alla oleificazione vengono trasformate in Puglia dall'industria molitoria, e la regione è, fra quelle italiane, quella che rappresenta il più alto numero di oleifici sociali. Un valido contributo al miglioramento della produzione e alla valorizzazione si attende, a seguito del riconoscimento ricevuto dall'U.E. (DOP), per l'olio di oliva denominata "TERRA DI BARI".

 

La superficie interessata alla coltivazione della vite è di circa 120 mila ettari, di cui 16 mila ettari circa investita in vitigni per la produzione di vino DOC. La Puglia, infatti, mantiene una posizione di preminenza nell'ambito della produzione vinicola italiana anche perchè in questi ultimi anni è stata intrapresa una strada difficile, quella basata sulla qualificazione della produzione, conseguenza dell'affinamento delle tecnologie enologiche, e non più sulle materie prime (i vitigni).

 

Attualmente nella lista dei vini "DOC pugliesi" ci sono 24 vini, con 68 diverse tipologie, che rappresentano una percentuale ancora molto bassa rispetto alla produzione vinicola regionale.

 

Il comparto ortofrutticolo in Puglia interessa oltre 170.000 ettari pari al 16% circa della superficie ortofrutticola nazionale. L'orticoltura in Puglia è ampiamente diffusa in tutte le Provincie, ovviamente nelle aree irrigue. Fra le coltivazioni frutticole, l'uva da tavola assume una particolare preminenza, con la maggiore superficie ubicata in Provincia di Bari. Particolare importanza assumono le mandorle, le ciliege, le pesche e gli agrumi.

 

Il florovivaismo ha avuto un'impennata notevole all'inizio degli anni ottanta, e sta attualmente acquisendo notevoli nicchie di mercato che prima erano proprie del Nord Europa e precisamente dell'Olanda. Attualmente operano nel settore un migliaio di aziende su un'estensione di circa 1.500 ettari di terreno in buona parte coperte da serre.

 

La parcellizzazione fondiaria è un punto di debolezza congenito, un dato strutturale che, come è noto, è presente in tutta Italia: l'incidenza delle aziende fino a 5 ettari di SAU è dell'84%, mentre oltre i 50 ettari è solo dell'1%. La superficie media delle aziende agricole in Puglia è di circa 4,5 ettari con un reddito lordo degli addetti agricoli pari circa al 60% di quello medio europeo e di poco inferiore alla media nazionale.

 

Le piccole dimensioni limitano fortemente la competitività delle aziende, sia perché aumentano i costi, sia perché la produzione poco concentrata è difficile da commercializzare.

 

C’è da rilevare l’esistenza di alcuni nodi strutturali nel sistema produttivo agroalimentare regionale soprattutto riscontrabili nella scarsa integrazione tra le diverse fasi produttive, nei servizi e nella ricerca, nonché nella modesta presenza delle fasi extragricole a più alto valore aggiunto (commercializzazione, export, servizi, marchi di qualità, ricerca).

 

L’indotto agroalimentare non è ancora adeguatamente sviluppato considerate le sue potenzialità. La maggioranza delle industrie alimentari dei comuni del Patto si occupa prevalentemente della prima trasformazione su un numero ridotto di prodotti, con scarso impiego di tecnologie avanzate. Conseguentemente si ottengono produzioni a basso valore aggiunto e con limitati contenuti di servizio. Di positivo c’è da segnalare, però, che molte imprese artigianali realizzano prodotti di "nicchia" caratterizzati da un’elevata qualità e tipicità che sempre di più vengono apprezzate dai mercati anche extracomunitari.

 

A livello di trasformazione alcune difficoltà si registrano nella inadeguatezza delle strutture (in particolare cantine e frantoi), nella maggior parte dei casi sovradimensionate - e conseguentemente sottoutilizzate - e soprattutto, limitate dall'utilizzo di tecnologie non idonee alla realizzazione di trasformati di qualità. A ciò si aggiunge la ormai massiccia presenza sui mercati nazionali "a seguito della globalizzazione" di prodotti di provenienza estera, concorrenziali rispetto a quelli tipici pugliesi, sia pure solo in termini di prezzo.

 

L’agricoltura del territorio interessato dal Patto Territoriale dell'Area Metropolitana di Bari, mostra performance del settore agricolo di grande interesse.

 

Pur confermando il ruolo sostenuto da ciascun comparto nel tessuto economico dell'area del Patto, i cui comuni interessati sono Bari, Adelfia, Bitritto, Bitetto, Casamassima, Capurso, Cellamare, Noicattaro, Modugno, Sannicandro, Triggiano e Valenzano, il territorio in esame, ha bisogno di una politica agricola più attenta allo sviluppo attraverso misure verticali indirizzate ai comparti produttivi tradizionali (viticoltura, olivicoltura, ortofrutticoltura).

 

Considerando i risultati emersi dall'analisi di carattere socioeconomica nell'ambito dell'area del Patto si evidenzia:

 

Il quadro economico del settore agricolo innanzi descritto, se da un lato fa risaltare il forte valore economico del settore nell’economia regionale, dall'altro pone inderogabli esigenze di ammodernamento e di innovazione delle imprese agricole al fine di aumentare la competitività a livello nazionale ed internazionale. E' necessario:

 

 

Sono, inoltre, da promuovere iniziative di carattere infrastrutturali tese al potenziamento e all'ammodernamento delle fonti idriche attraverso:

 

E’ essenziale, infine, che proprio all’interno delle attività del Patto territoriale trovino la giusta collocazione ed offrano il proprio contributo, enti territoriali qualificati di ricerca e di innovazione nel settore agricolo, imprenditoriale e tecnologico, come l’Università di Bari (e in particolare la Facoltà di Agraria), il Politecnico, lo IAM, l'INEA e Tecnopolis.

 

 

Punti di forza e di debolezza, opportunità e minacce

 

Lo scenario generale economico e politico crea contemporaneamente elementi di minaccia e opportunità per il settore agricolo di non poco conto. Da un lato si sta sempre più attenuando l’effetto protettivo delle politiche agricole dell'Unione Europea. Il mercato è globale, senza barriere doganali, con la conseguente competizione con le produzioni di altri paesi realizzata a costi più bassi.

 

Queste premesse non lasciano gli operatori tranquilli, in un momento in cui c’è bisogno, per essere competitivi, proprio di maggiori investimenti per la riduzione dei costi di produzione e, soprattutto, per il miglioramento della qualità, per la creazione di nuovi prodotti più vicini alle esigenze del mercato, nonché di una nuova organizzazione della commercializzazione.

 

Purtroppo, questi mutamenti delle condizioni politiche ed economiche generali trovano spesso impreparati la maggioranza degli operatori. Il sistema agricoltura si è adagiato su vecchi standard lasciando che diffusamente si sia irrigidita la struttura dei costi di produzione e che ci si allontanasse dalle richieste dei nuovi mercati.

 

C'è da constatare, inoltre, che sono stati compiuti pochissimi passi in avanti nella trasformazione: i produttori sono possessori della materia prima, ma il valore aggiunto e per lo più ad appannaggio degli industriali (spessissimo non della nostra regione).

 

Il Patto Area Metropolitana di Bari, copre un territorio dalle notevoli potenzialità di sviluppo non solo per l'agricoltura ma anche per il settore agroindustriale. Tali potenzialità concorrono all'integrazione (ed allo sviluppo) di altri settori produttivi e dei servizi collegati.

 

Dall'analisi innanzi condotta emergono chiaramente i punti di forza e di debolezza interni del sistema agricolo regionale e provinciale, oltre che le opportunità da cogliere e le minacce esterne che si affacciano e che debbono essere opportunamente contrastate.

 

Punti di Forza

 

 

Punti di debolezza

 

 

Opportunità

 

 

Minacce

 

 

 

Individuazione dei principali settori di intervento

 

L’area del patto, comprendente sia i comuni della costa che comuni dell'interno, si caratterizza per la presenza di un'agricoltura intensiva principalmente contraddistinta da:

 

 

 

 

Gli obiettivi del Patto sono coerenti con quelli indicati indicati dal MIPA nella programmazione dei fondi strutturali 2000-2006, che si riferiscono alla:

 

  1. innovazione dei sistemi integrati agricoli ed agro-industriali;
  2. riconversione produttiva, ammodernamento o diversificazione economica dei sistemi locali agricoli;
  3. azioni orizzontali a sostegno dell'adattamento della riforma della PAC.

 

Questi obiettivi costituiscono la strategia di base per far fare all'agricoltura del territorio del patto quel salto di qualità necessario per conquistare e far rimanere nel nostro territorio maggiori quote di valore aggiunto che ora prende altre destinazioni. E’ oggi acclarato che nel mercato globale gli interventi di innovazione sono gli unici che possono garantire la competitività delle aziende.

 

Le progettualità e le disponibilità ad investire degli imprenditori si possono raggruppare in tre fondamentali direttrici:

 

  1. l’ortofrutticoltura, dove sono preponderanti le idee di ampliamento della infrastrutturazione tecnica e logistica per la prima lavorazione e trasformazione dei prodotti. Contemporaneamente gli operatori intendono associare interventi volti alla professionalizzazione della fase della commercializzazione, oggi ancora troppo carente, con riguardo al mercato estero e della grande distribuzione;
  2.  

  3. interventi a monte della filiera olivicola, per la quale si necessitano investimenti in meccanizzazione, irrigazione e ammodernamento degli impianti per il miglioramento degli standard di qualità.
  4.  

  5. rafforzamento della filiera olivicola negli snodi della trasformazione e commercializzazione dell’olio, così come per l'olivicoltura da mesa. Ci sono, infatti, richieste di interventi sia per il miglioramento delle strutture produttive dei frantoi a favore della qualità, che nello studio di efficaci strumenti di commercializzazione.

 

A completamento di questo quadro di prioritari ambiti di intervento si deve sottolineare la necessità di promuovere iniziative infrastrutturali per migliorare l'offerta di servizi pubblici o pubblico/privati per il settore agricolo. In particolare, oltre al supporto di consulenza e assistenza tecnica agli operatori del settore, è necessario promuovere lo sviluppo di iniziative di servizi comuni alle imprese come: centri di imbottigliamento, strutture per il trattamento post raccolta dell'uva da tavola e centri di orientamento alla commercializzazione onde ridurre l'intermediazione.

 

 

Obiettivi del Patto Territoriale Specializzato

 

La deliberazione CIPE dell'11 novembre 1998 indica che l'estensione al settore agricolo, della pesca e dell'acquacoltura degli strumenti di programmazione negoziata deve essere particolarmente finalizzata a:

  1. garantire una partecipazione adeguata e duratura dei produttori dei prodotti di base ai vantaggi economici che da essi derivano;
  2. alla partecipazione del settore agricolo e della pesca al processo di sviluppo economico locale;
  3. favorire l'integrazione economica di filiera e l'organizzazione dell'offerta;
  4. accrescere l'orientamento competitivo e le capacità concorrenziali del sistema agroalimentare, anche attraverso la valorizzazione delle produzioni tipiche di qualità, al fine di produrre miglioramenti nella bilancia commerciale;
  5. incentivare e salvaguardare l'occupazione ed il lavoro nella filiera agroalimentare, anche attraverso la valorizzazione delle produzioni tipiche di qualità, al fine di produrre miglioramenti nella bilancia commerciale;
  6. incentivare e salvaguardare l'occupazione ed il lavoro nella filiera agroalimentare e della pesca, con particolare riferimento al ricambio generazionale;
  7. favorire la tutela delle risorse naturali e forestali, della biodiversità ed il mantenimento del paesaggio;
  8. favorire l'offerta di servizi collettivi a beneficio di tutti gli utenti nello spazio rurale;
  9. incentivare l'utilizzo ai benefici energetici delle produzioni agricole.

 

Gli obiettivi generali di sviluppo già fissati dal Patto dell'Area Metropolitana di Bari nel Protocollo di Intesa sottoscritto dai promotori in data 12-1-98, sono:

 

1. valorizzare le iniziative che presentano caratteri autopropulsivi di ulteriore sviluppo;

2. realizzare le maggiori ricadute possibili sul piano occupazionale;

3. favorire la nascita di nuove attività economiche e l’ampliamento di quelle esistenti;

4. promuovere la ristrutturazione, la riorganizzazione e la riqualificazione delle imprese;

5. migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione;

6. potenziare e razionalizzare l’offerta di servizi alle piccole e medie imprese;

7. migliorare le condizioni di accesso al credito delle imprese a breve e medio termine nella realizzazione delle iniziative del Patto, anche attraverso soluzioni innovative e di organizzazione della domanda;

8. qualificare e migliorare le relazioni industriali tra le parti interessate secondo le regole di concertazione del Patto e con l’utilizzo di forme di flessibilità sui vari temi contrattuali, per nuove iniziative ed ampliamenti di quella esistente e per tempi definiti;

9. qualificare le risorse umane con progetti mirati di formazione;

10. promuovere azioni per ridurre l’area del sommerso e del lavoro irregolare;

11. attrezzare il sistema territoriale in modo che possa cogliere le opportunità di agevolazioni e finanziamenti regionali, nazionali ed europei destinati a interventi pubblici e privati di sostegno all’economia;

12. favorire la diffusione di imprese e altre iniziative no-profit nel sociale.

 

Un obiettivo trasversale è quello di orientare le Amministrazioni e le imprese a percorrere con rapidità ed efficacia i nuovi scenari aperti dall'evoluzione della normativa, in termini di:

 

· sviluppo eco-compatibile,

· nuovi criteri di gestione del territorio,

· compatibilità ambientali ed economiche, ivi incluse le scelte tecnologiche dello smaltimento, le innovazioni e le opportunità impiantistiche.

 

Alla luce di quanto riportato in merito alle vocazioni produttive e ai fattori limitanti nel settore agricolo per l'area territoriale del Patto, gli obiettivi specifici che si intendono perseguire per il patto specializzato per l'Agricoltura sono i seguenti:

 

  1. Promuovere l'innovazione produttiva e la valorizzazione dei prodotti agricoli, mirando al completamento delle filiere di produzione - trasformazione - commercializzazione, con:
  1. Valorizzare le produzioni locali tipiche attraverso: il miglioramento degli standard qualitativi dei prodotti e dell’efficienza dei processi produttivi, la riduzione dei costi di produzione;
  2. Stimolare l’attivazione di strategie di marketing per la valorizzazione dei prodotti agricoli e agro-industriali dell’area, specie delle produzioni tipiche, attraverso attività integrate di promozione e commercializzazione delle produzioni DOP e IGP e DOC e IGT.
  3. Favorire l’insediamento di nuove imprese agricole e il miglioramento di quelle gestite da agricoltori anche associati;
  4. Contribuire a ripristinare l’equilibrio tra produzione e capacità di mercato, al miglioramento dell’efficienza delle aziende agricole mediante il rafforzamento e la riorganizzazione delle loro strutture e la promozione di attività e servizi complementari;
  5. Contribuire allo sviluppo del tessuto sociale delle zone rurali, assicurando un equo tenore di vita per gli agricoltori, incrementando l’occupazione e riducendo il fenomeno del lavoro irregolare;
  6. Contribuire alla tutela dell’ambiente e alla conservazione dello spazio naturale, compresa la salvaguardia durevole delle risorse naturali in agricoltura;
  7. Promuovere ed attuare processi di innovazione nei sistemi integrati agricoli ed agro-industriali, al fine di mantenere un elevato grado di competitività sui mercati internazionali;
  8. Favorire processi di riconversione produttiva, di ammodernamento e di diversificazione economica nei sistemi locali agricoli e rurali a bassi sviluppo, al fine di mantenere e/o accrescere il tessuto economico-produttivo locale, frenando i processi di esodo e di degrado ambientale tuttora in corso;
  9. Promuovere azioni orizzontali di sostegno dell'adattamento alla riforma della PAC da parte delle imprese agricole operanti nelle aree del patto.