PATTO TERRITORIALE DI BARI |
RELAZIONE FINALE |
Data 30 Ottobre 1998 (VERSIONE SEMIDEFINITIVA)
1.1. Il Patto Territoriale di Bari e l'area
di intervento
Il Patto Territoriale Bari è il risultato
di una confronto e di una concertazione tra tutte le forze economiche e
sociali mirato a promuovere lo sviluppo socio-economico all’interno dell’area
metropolitana barese sostenendo e potenziando i settori produttivi maggiormente
radicati nel sistema imprenditoriale locale.
L’integrazione propulsiva tra progetti di sviluppo
e d’innovazione d’impresa e progetti di infrastrutturazione mirati e funzionali
ad attrezzare gli insediameenti produttivi nell’area del Patto è
garanzia di riuscita del Patto Territoriale di Bari.
L’intento principale perseguito con forza dai Promotori
del Patto è stato quello di dare impulso e sostegno allo sviluppo
integrato e coordinato ai settori economici più trainanti per l'economia
locale migliorando, al tempo stesso, le condizioni sociali della popolazione
e la vivibilità del territorio.
La concertazione tra le parti protagoniste del Patto
Territoriale di Bari ha proficuamente esaltato il ruolo propulsivo delle
amministrazioni e si è sviluppata in una logica di confronto e di
collaborazione tesa a creare le premesse per il successo della iniziativa.
Gli obiettivi stabiliti riguardano l'attuazione di
un programma di interventi nei settori dell'industria, dell'agro-industria,
dei servizi, del turismo ed in quello dell'apparato infrastrutturale, fra
di loro integrati.
La dimensione territoriale del Patto è stata
intrinsecamente una variabile del processo di concertazione che ha visto
nel tempo aggregarsi attorno ad un primo nucleo di Promotori altri soggetti
Sottoscrittori pubblici e privati sino alla costituzione di una compagine
articolata in grado promuovere e sostenere efficacemente lo sviluppo locale.
L'area di intervento del Patto Territoriale
di BARI è delimitata dai confini amministrativi dei Comuni
aderenti al Patto Territoriale e comprende parte dei del sistema urbano
metropolitano di Bari. Il territorio interessato ha ormai assunto la configurazione
di un vero e proprio sistema città, destinato ad avere rilevanze
centrali nei processi di assetto territoriale e di trasformazione produttiva
delle relazioni tra Puglia e resto delle regioni italiane.
Entro questa area geografica sono stati proposti
i progetti di investimento e quelli infrastrutturali funzionali alle iniziative
imprenditoriali al termine di una proficua ed efficace fase di concertazione
tra le amministrazioni pubbliche e le forze sociali che si è conclusa
con la predisposizione di un Protocollo di Intesa sottoscritto dalle parti
sociali e trasmesso al Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione
Economica.
La concertazione sugli assi prirotari di sviluppo
locale e sugli impegni ed obblighi di ciascun sottoscrittore si è
sviluppata attraverso una serie di incontri e consultazioni tra le autorità
pubbliche, le forze sociali, economiche e scientifiche che hanno indicato
i bisogni, le opportunità e le idee forza da perseguire nel Patto.
E' stata effettuata una analisi approfondita della
realtà socio-economica della territorio del Patto da cui sono scaturiti
gli obiettivi e le finalità da porre alla base del Patto Territoriale.
L’area di riferimento del Patto territoriale, con
uno sviluppo pari a circa 400kmq, si sviluppa dal mare ai territori
a Sud di Bari comprendendo i territori delle amministrazioni comunali sotto
elencati.
Popolazione e territorio
|
|
|
|
|
|
72002 | ADELFIA |
29,73
|
14.779
|
497
|
3%
|
72006 | BARI |
116,20
|
342.309
|
2.946
|
72%
|
72010 | BITETTO |
33,57
|
9.730
|
279
|
2%
|
72012 | BITRITTO |
17,65
|
8.689
|
492
|
2%
|
72015 | CASAMASSIMA |
77,41
|
14.054
|
182
|
3%
|
72027 | MODUGNO |
31,90
|
37.056
|
1.162
|
8%
|
72040 | SANNICANDRO |
56,00
|
8.722
|
156
|
2%
|
72046 | TRIGGIANO |
20,00
|
24.698
|
1.235
|
5%
|
72048 | VALENZANO |
15,79
|
15.628
|
990
|
3%
|
TOTALE |
398,25
|
475.665
|
100%
|
1.2. Soggetti Promotori e Soggetto Responsabile
I soggetti Promotori e del Patto di Bari sono:
I Comuni di:
Altri Enti Pubblici e Strutture di Ricerca:
Ordini professionali:
Ai fini del coordinamento e della attuazione del
Patto, come previsto dalla Delibera CIPE del 21 marzo ‘97, i sottoscrittori
provvederanno ad individuare, tra quelli pubblici, il Soggetto responsabile
ovvero a costituire a tal fine società miste nelle forme di cui
all'art. 22, comma 3, lettera e) della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive
modifiche ed integrazioni, o a partecipare alle stesse.
La costituzione del Soggetto Responsabile, di cui
attualmente è attualmente in corso di definizione per quanto attiene
la forma giuridica e la composizione, avverrà nei termini e nei
tempi disposti dalla Delibera CIPE del 21.3.97 e successive modificazioni
ed integrazioni.
1.3. Elenco delle iniziative imprenditoriali
ed infrastrutturali ordinate secondo graduatoria di priorità
Le domande di finanziamento per il patto territoriale
formulate secondo lo schema fornito dal Ministero, unitamente alla scheda
tecnica, al business plan e alla ulteriore documentazione necessaria per
l'istruzione bancaria sono state valutate e istruite tecnicamente da un
apposito nucleo di valutazione appositamente istituito dalla Segreteria
Tecnica del Patto, a seguito di un apposito Bando per invitare le imprese
a presentare proposte di iniziative imprenditoriali da inserire nel Patto
Territoriale di Bari.
In Allegato 1 alla presente relazione è riportata
copia del Bando medesimo contenente, tra l’altro le modalità per
la formulazione della graduatoria di merito dei progetti per la successiva
ammissione alla istruzione da parte della banca concessionaria, secondo
le procedure dettate dalla medesima delibera CIPE del 21.3.97.
L’istruzione tecnico-amministrativa, in conformità
a quanto disposto dalla Delibera CIPE del 20.3.97 e dalla Circolare del
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica del
16.7.98, è stata finalizzata alla verifica di ammissibilità
delle iniziative imprenditoriali e infrastrutturali proposte, alla analisi
di congruità con le finalità del Patto dichiarate dai Promotori,
e alla completezza della documentazione di progetto allegata alla domanda
di agevolazione.
La seguente Tavola 1.1 riporta per ciascuna iniziativa
imprenditoriale l’investimento totale, l’investimento agevolabile e il
relativo onere per lo Stato, secondo l'ordine di preferenza definito sulla
base dei criteri di selezione riportati al successivo paragrafo 3.4.
Tavola 1.1
INIZIATIVE PRODUTTIVE
In appendice è riportato l'elenco completo
delle iniziative che hanno superato l'istruttoria tecnica ed il sotto insieme
di quelle ammesse alla istruttoria bancaria che insieme alle proposte infrastrutturali
assommano all'equivalente di circa 120MLD della complessiva proposta del
Patto di Bari.
La successiva Tavola 1.2 riporta l'elenco degli interventi
proposti in ordine di preferenza per le infrastrutture funzionali alle
iniziative imprenditoriali concordate in seno alle Amministrazioni proponenti
e promotrici del Patto.
Tavola 1.2
INTERVENTI INFRASTRUTTURALI
2. CORRETTO INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO
2.1. Descrizione sintetica della situazione
di riferimento
Sistema produttivo e raccordo con la programmazione
regionale
Il PIL regionale 1997 in termini reali ha mostrato
un incremento pari allo 0,2%, molto modesto, anche se superiore al decremento
dello 0,5% registrato al termine del 1996.
Il sistema economico pugliese deve imputare tale
risultato, che finisce per allargare il divario rispetto alla media del
Paese, sia al persistere della stagnazione della domanda interna, sia alla
perdurante crisi delle costruzioni, crisi che non ha investito il settore
industriale, infatti l’incremento reale del Valore Aggiunto dell’industria
pugliese è stato pari allo 0,8% nel 1997, grazie dal fatto che il
buon andamento della domanda estera ha compensato la stagnazione della
domanda interna.
Insieme a questi elementi, che rientrano nel quadro classico di valutazione dello sviluppo economico, si devono considerare elementi di valutazione che attengono ai concetti di sostenibilità e di sviluppo sostenibile del territorio.
Sotto questa luce la Puglia rappresenta aree di estrema
arretratezza ma, contemporaneamente fertilissimo terreno di sperimentazione
e realizzazione dello sviluppo locale sostenibile, con tutti i vantaggi
che ne derivano per la competizione internazionale, per la qualità
della vita dei cittadini, per l’accesso alle ingenti risorse orientate
messe a disposizione dall’Unione Europea.
I settori in maggiore difficoltà negli ultimi
anni sono stati la meccanica a basso valore aggiunto, le costruzioni, la
siderurgia, la chimica, il tessile e le manifatture varie; migliore è
stata la situazione nei comparti alimentare, meccanica ad alto valore aggiunto,
legno, calzature, abbigliamento, carta, editoria e gomma.
L'industria meccanica pugliese ha registrato una
riduzione consistente del livello degli ordini interni; essendo stata modesta
la crescita delle esportazioni - anche nel confronto con il corrispondente
andamento nazionale - riflessi negativi si sono generati sotto il profilo
della liquidità e dei livelli occupazionali, soprattutto nelle grandi
imprese. Più dinamiche sono state le piccole aziende.
Nell'industria siderurgica e chimica, dove pure si
concentrano grandi imprese, i livelli degli ordini, della produzione e
soprattutto della liquidità sono stati più negativi di quelli
medi di sistema.
Le difficoltà del settore tessile sono dipese,
oltre che dalla inefficienza della rete distributiva, dalla collocazione
su fasce basse di mercato e dalla concorrenza delle imprese esterne a minori
costi del lavoro. Strategie analoghe hanno perseguito le imprese del calzaturiero
che, nel complesso, hanno riportato risultati più soddisfacenti.
La congiuntura appare migliore per l'industria del
legno e quella alimentare. In particolare si è accresciuta la redditività
delle industrie lattiero-casearie e della pastificazione, che pure hanno
accusato spostamenti della domanda interna su produzioni di minore qualità
e contenimento dei prezzi.
L'importanza dell'agricoltura pugliese deve comunque
scontare i problemi seguenti:
Il sistema energetico, oltre alla fase di
potenziamento delle strutture di produzione, può essere ulteriormente
rafforzato con l'impiego di strumenti per l'utilizzo di fonti rinnovabili.
Il sistema della ricerca scientifica e tecnologica
regionale può contare, tra i complessi più attrezzati per
tali attività, sui due parchi tecnologici di Tecnopolis e di Mesagne,
un'area di ricerca del CNR, Centro Laser, il sistema di ricerca FIAT-ELASIS,
l'Istituto Agronomico del Mediterraneo (IAM), il sistema delle tre Università
Pugliesi (Politecnico, Università degli Studi di Bari e di Lecce).
La spesa regionale per le attività di ricerca
e sviluppo tecnologico è molto scarsa, appena lo 0,3 % del PIL
regionale, mentre gli addetti alla ricerca sono appena lo 0,1% del totale
degli occupati.
La situazione del mercato del lavoro assume nelle
regioni del Mezzogiorno aspetti particolarmente problematici specie per
quanto riguarda i giovani il cui tasso di disoccupazione attualmente supera
il 50% con tendenza non inflessiva nel breve periodo. Si deve registrare
anche in Puglia una crescita della disoccupazione tra il 1993 e il 1997:
il tasso di disoccupazione nel 1997 è stato del 19,2%, di 5,3 punti
percentuali più elevato del tasso pugliese del 1993 , ma di 3 punti
percentuali inferiore al tasso di disoccupazione del Mezzogiorno, registrato
nel 1997. Inoltre è del tutto mancato lo sviluppo occupazionale
potenziale in tutti i nuovi settori legati alla sostenibilità urbana
e ambientale.
Dal punto di vista territoriale, la crisi ha colpito
particolarmente le provincie di Taranto, Brindisi e, in misura minore Foggia,
maggiormente dipendenti dalla grande impresa pubblica e privata; nelle
altre provincie (Bari e Lecce) lo scenario è apparso meno negativo.
Nell'area di Taranto la crisi ha interessato non solo le imprese legate
all'ILVA e i settori collegati con le forniture militari (per le ridotte
commesse dell'Arsenale), ma anche l'edilizia, l'impiantistica e gli altri
comparti industriali, oltre che a vasti settori del terziario.
La fase recessiva nella provincia di Brindisi è
derivata dalle difficoltà della chimica e dell'industria metalmeccanica.
Tuttavia alle difficoltà del polo petrolchimico ha fatto riscontro
un andamento complessivamente stabile delle imprese più specializzate
nel settore delle materie plastiche.
I dati relativi al 7° Censimento Istat evidenziano
alcuni aspetti significativi sui comportamenti innovativi delle imprese
pugliesi.
I punti di maggiore forza del sistema produttivo
pugliese si riassumono come segue:
Peraltro, i punti di maggiore debolezza appaiono
i seguenti:
Rispetto a tale quadro dei principali punti di forza
e di debolezza, la Regione, attraverso il suo Quadro Comunitario di Sostegno,
intende:
· sostenere le attività e gli investimenti nelle Piccole e Medie Imprese, con misure specifiche tanto per migliorarne l'accesso al credito ed a servizi, quanto per favorirne la internazionalizzazione;
· favorire lo sviluppo e la crescita di sistemi locali specializzati di produzione;
· dare un ampio sostegno alle attività ed agli investimenti nel turismo, con particolare riferimento alla costruzione di nuovi porti turistici;
· potenziare il sistema di comunicazione (strade, ferrovie, interporti) e di infrastrutturazione per la localizzazione (zone industriali ed artigianali);
· migliorare ed ampliare le reti idriche ed irrigue;
· sostenere il risparmio energetico e l'utilizzo di fonti rinnovabili di energia;
· sostenere lo smaltimento dei rifiuti e la bonifica dei siti compromessi, insieme con la conservazione e la valorizzazione delle aree naturali protette;
· promuovere la innovazione nelle aziende, e favorire il trasferimento tecnologico;
· favorire gli investimenti nelle attività agricole (viticoltura, olivicoltura, ortofrutticoltura) e nella zootecnia, anche con il credito agevolato;
· assecondare lo sviluppo del turismo rurale;
·
sostenere
la commercializzazione dei prodotti agricoli.
L’adeguamento degli strumenti urbanistici alle nuove
esigenze infrastrutturali e produttive legate alle iniziative del Patto
produrrà sicuramente una maggiore vivibilità territoriale
dell’area del patto e contribuirà a mitigare l’attuale divario di
sviluppo economico ed infrastrutturale esistente tra le aree costiere e
le aree interne. Questa dicotomia che incide profondamente nel tessuto
sociale come in quello economico deve trovare la giusta soluzione in un
equilibrio e valorizzazione nell’utilizzo integrato del territorio dell’area
del patto.
l'area del Patto nel contesto della Provincia
di Bari
Il quadro congiunturale della provincia di Bari per
il secondo semestre del 1997 complessivamente più positivo che nelle
altre province pugliesi, anche se l’economia provinciale presenta un quadro
molto diversificato.
La sostanziale tenuta delle esportazioni, l’andamento
favorevole del fatturato e l’intonazione favorevole delle aspettative degli
operatori economici, sembrano confermare il cammino deciso che la provincia
di Bari sta percorrendo lungo la strada della ripresa.
Considerando il livello di innovazione tecnologica
esistente, è prevedibile che le imprese industriali in attività,
per quanto possano accrescere i livelli produttivi, potranno dare un contributo
limitato al problema dell’occupazione, per attenuare il quale si ritiene
sempre più strategico fare riferimento ai nuovi bacini occupazionali,
che vanno favoriti, soprattutto con riferimento alla promozione del turismo.
Favorire lo sviluppo degli investimenti locali e
l’attrazione di quelli esterni e agevolare in tutti i modi la nascita di
nuove imprese e la diffusione di una vera cultura imprenditoriale, costituiscono
vie d’uscita efficaci dalla crisi occupazionale ancora in atto. In provincia
di Bari il tasso di disoccupazione medio è pari al 16,6% nel 1997.
La capacità di attrazione di nuovi investimenti
dall’esterno e la promozione di nuove iniziative imprenditoriali sono,
tuttavia, strettamente legate alle modalità e ai tempi con cui saranno
affrontati nodi cruciali per l’economia barese, quali:
Per quanto attiene al turismo, in particolare, costituiscono
elementi di base ai fini dello sviluppo locale: l’elevato turismo di transito
verso il Mediterraneo, le risorse paesaggistiche e climatiche, il notevole
patrimonio culturale esistente in provincia di Bari e, in particolare,
nell’area del Patto.
In particolare, la situazione nei diversi comparti, così come già delineata nel Protocollo di Intesa, può essere sintetizzata come di seguito.
l’agricoltura e agro-industria
Per le caratteristiche della sua agricoltura e per
la dotazione di cultura imprenditoriale la Puglia è, in taluni casi,
in una posizione dominante in relazione ad alcuni prodotti strategici dell’alimentazione
nazionale (come ad esempio per l’uva da tavola, l’olio d’oliva, il pomodoro,
la produzione di mandorle,..).
Anche alcune produzioni agroalimentari sono divenute
nel corso dell’ultimo decennio di tutto rilievo, dai prodotti lattiero
caseari, alle paste secche alimentari, ai prodotti conservati,..
C’è da rilevare, tuttavia, l’esistenza di
alcuni nodi strutturali nel sistema produttivo agroalimentare reglionale
soprattutto riscontrabili nella scarsa integrazione tra le diverse fasi
produttive, nei servizi e nella ricerca, nonchè nella modesta presenza
delle fasi extragricole a più alto valore aggiunto (commercializzazione,
export, servizi, marchi di qualità, ricerca).
Della superficie agraria utile regionale di circa 1,5 milioni di ettari, 400.000 ricadono nella sola Provincia di Bari, seconda solo a Foggia per utilizzazione agricola del territorio. La superficie media delle aziende agricole in Puglia è di circa 4,5 ha con un reddito lordo degli addetti agricoli pari circa al 60% di quello medio europeo e di poco inferiore alla media nazionale. L’utilizzazione dei terreni agricoli vede al primo posto i seminativi e le colture legnose agrarie che da sole impegnano oltre il 50% (370.000 ha) della superficie agraria regionale.
Oliveto e vigneto sono, insieme ai semintativi, dominanti
in termini di utilizzazione di superfici agrarie (20% e 11% rispettivamente)
e producono mediamente ogni anno oltre 2 milioni di quintali di olio di
oliva e 7 milioni di quintali di uva da tavola portando la produzione agricola
pugliese per questi prodotti al primo posto in Italia insieme alla produzione
di pomodori, patate primaticce, carciofi, insalate. Al secondo posto si
posizionano le produzioni di vino (oltre 8 milioni di quintali prodotto
per anno), mandorle (500 tonnellate/anno), frumento duro (9 milioni di
tonnellate/anno) e peperoni.
La competitività del sistema produttivo agricolo
in rapporto alla potenzialità di assorbimento del mercato è
forte nei settori dei fiori e piante, dell’uva da tavola, delle ciliege
e dei carciofi ed è invece, particolarmente debole per l’olio d’oliva
extravergine, mandorle e legumi secchi.
Questa breve descrizione del quadro produttivo del
settore agricolo in Puglia fa emergere il significativo valore economico
di questo settore nell’economia regionale e pone inderogabli esigenze di
ammodernamento e di innovazione delle imprese che operano nel settore dell’AGROINDUSTRIA
perché sia con ciò valorizzata ulteriormente la produzione
agricola regionale e possa aumentare la competitività dei prodotti
a livello nazionale ed internazionale.
E’ proprio in questa ottica e con queste finalità
che i promotori del Patto hanno provveduto a stimolare la nascita di nuove
iniziative nel settore agroindustriale e a promuovere l’ampliamento delle
capacità produttive di quelle imprese che già da tempo operano
con significativi margini di redditività nel settore della trasformazione
dei prodotti agricoli tipici del territorio.
Il comparto della trasformazione dei prodotti agricoli,
infatti, deve necessariamente essere potenziato con la disponibilità
di nuovi servizi e tecnologie innovative in grado di aumentarne il valore
aggiunto.
Vanno ricercate e stimolate tutte le iniziative miranti
alla cooperazione ed integrazione tra gli addetti del settore allo scopo
di aumentare la redditivtà delle imprese di trasformazione dei prodotti
agricoli riducendo i livelli di intermediazione nella commercializzazione,
aumentare la qualità dei prodotti e la capacità di assorbimento
degli stessi sui mercati esteri. Lo stimolo all’occupazione nel settore
agroindustriale deve interessare soprattutto i giovani in un’ottica innovativa
di conduzione dell’impresa agricola.
E’ essenziale, infine, che proprio all’interno delle attività del Patto Territoriale trovino la giusta collocazione ed integrazione enti qualificati di ricerca e di innovazione tecnologica come l’Università e il Politencico di Bari, lo IAM, e Tecnopolis soprattutto in fase di gestione ed attuazione del programma di sviluppo determinato dal Patto di Bari.
l'industria
L'industria della provincia è caratterizzata
da una notevole diversificazione produttiva e contribuisce in modo determinante
alla formazione del reddito e dell'occupazione.
Il panorama dell'industria vede coprire un ruolo
leader all'industria meccanica e metallurgica, sia per il numero delle
aziende, pari al 29,1% delle industrie presenti, che per il numero di addetti,
il 42,7% del totale.
Il settore è stato caratterizzato negli ultimi
anni da una fase espansiva, soprattutto nei comparti legati all'automobile
ed all'alta velocità ed all'elettronica, dove consistenti investimenti
in tecnologia hanno fatto aumentare gli indici di produttività,
ed hanno permesso di ammortizzare i costi delle materie prime importate.
In base ai consuntivi di produzione relativi ai primi
sei mesi del 1996, vi sono segnali di rallentamento e di assestamento sulle
posizioni raggiunte. Da segnalare, inoltre che nel 1995-96 importanti aziende
meccaniche italiane e straniere hanno deciso di aprire in provincia nuovi
stabilimenti, segno questo della crescente capacità del nostro tessuto
imprenditoriale di attirare investimenti, grazie all'indotto già
esistente.
Seguono i settori dell'abbigliamento-tessile e delle calzature, che rappresentano complessivamente il 22,8% delle aziende ed il 18,2% degli occupati.
Il settore calzaturiero sta attraversando una fase
di difficoltà dovuta soprattutto alla forte concorrenza dei paesi
esteri.
Le aziende del distretto industriale di Barletta,
specializzate nelle calzature per lo sport ed il tempo libero, hanno effettuato
recentemente forti investimenti puntando alla diversificazione del prodotto,
per conquistare nuove fette di mercato.
Diverso peso ha, invece, l'industria alimentare,
presente con aziende di differente dimensione, che mantiene il terzo posto
per consistenza con il 15,3% delle aziende ed il 12,1% degli addetti. Questo
settore, che ha registrato un buon andamento ed un buon incremento dei
rapporti con l'estero, è ostacolato dalla polverizzazione della
produzione, soprattutto in alcuni comparti, come quello caseario, che pure
ha confermato un buon andamento produttivo.
Al quarto posto per numero di aziende il settore
del marmo con il 9,8% di aziende ed il 2,5% degli addetti complessivi.
L'industria del marmo, concentrata nella zona di Trani, è sempre
più rivolta ai mercati esteri (Europa e Medio Oriente e Paesi asiatici)
per l'insufficiente apporto della domanda interna, soddisfatta da serie
di lavoratori artigianali.
Seguono poi l'industria chimica, dei manufatti in
plastica e dei fertilizzanti che rappresenta il 6,1% delle aziende ed il
3,8% degli addetti, legno ed arredo col 5,9% delle aziende ed il 7,2% degli
addetti, poligrafica ed editoria, con 5,3% delle aziende ed il 4,8% degli
addetti.
L'industria dei manufatti in cemento (2,9% delle
aziende ed il 3% degli addetti), quella dei laterizi e vetro (1,7% delle
aziende ed il 4% degli occupati), e del cemento, calce e gesso (1% delle
aziende e l'1,7% degli addetti) hanno risentito dell'andamento negativo
del settore edile, sia nel campo dell'edilizia privata, che in quello delle
opere pubbliche.
L'aumentata propensione all'export delle industrie
baresi, è, insieme al processo di modernizzazione intrapreso da
molte aziende, il fenomeno che ha maggiormente connotato l'industria della
prima metà degli anni 90, in particolare nei settori dell'agroalimentare
e del calzaturiero.
Negli ultimi quattro anni le aziende pugliesi hanno
raddoppiato il volume delle esportazioni che è passato da 4,481
miliardi del 91 a 8.800 del 1995. Segno questo del rafforzamento della
struttura produttiva locale. Nel 1995 l'export è aumentato in provincia
di circa il 38%, ben 8 punti in più rispetto alla media nazionale.
Oltre il 44,4% delle aziende manifatturiere baresi presenti nell'annuario,
esportano il proprio prodotto, prevalentemente verso l'Europa (il 68,6
U.E. 11,1% Altri Paesi europei), Medio Oriente 5,6% U.S.A., 5,2% più
di un terzo delle aziende esportatrici (il 36,6%) esportano oltre il 50%
della produzione all'estero.
Altra importante caratteristica del tessuto produttivo tipico dell’area del Patto di Bari, è la diversificazione delle iniziative industriali sul territorio provinciale, anche se alcune aree presentano una maggiore vocazione in alcuni settori come l'agglomerato Bari-Modugno.
l'artigianato
In Provincia di Bari i settori nei quali predomina
l'impresa artigiana sono l'industria meccanica, quella agroalimentare,
il tessile-abbigliamento, il calzaturiero e la lavorazione del legno.
Nella nostra Provincia è particolarmente evidente,
nell'agroalimentare, la integrazione tra attività del settore primario
e attività industriali.
Una ulteriore evidenza peculiare della provincia di Bari è la concentrazione di imprese artigiane nel campo delle ceramiche e dei materiali per l'edilizia.
Infine la filiera dei settori tessile abbigliamento
e lavorazione di pelli e cuoio, che costituisce un punto di riferimento
del modello di sviluppo della piccola industria italiana, è ben
rappresentato anche nella nostra provincia.
Il nostro artigianato si differenzia da quello delle
regioni del Nord-Ovest, dove prevale l'Italia dell'artigianato industriale,
ovvero un modello di sviluppo fortemente legato alla presenza dei grandi
gruppi industriali, dove la piccola impresa artigiana ha integrato i suoi
processi produttivi con quelli della grande impresa, offrendo un importante
contributo in termini di qualità e precisione, in primo luogo nel
settore meccanico.
Si sta sviluppando anche, in continuità con
l'Italia del modello Adriatico, localizzato in Veneto, Emilia-Romagna,
Marche ed Abruzzo, ma proteso anche verso di noi, l'Italia dei distretti
industriali e dei sistemi di produzione a grande specializzazione, formati
da piccole imprese integrate verticalmente, e dove la componente economico-produttiva
si sovrappone spesso e volentieri alla dimensione sociale ed occupazionale.
Qui prevalgono gli aspetti di efficienza imprenditoriale e qualità
gestionale
Ma la nostra provincia è anche caratterizzata
dall'artigianato diffuso - quello forse maggiormente corrispondente alla
visione vecchio stile di questa attività - che non ha legami con
le grandi imprese, né gode della "autodifesa" costituita dalle aggregazioni
dei distretti.
Infine, in Provincia di Bari come in gran parte del
Sud, si manifesta anche la fascia indifferenziata dell'artigianato debole,
più orientato al settore dei servizi che non alla produzione manifatturiera.
Anche per questo si registra una propensione dell'imprenditore a investimenti
a minor contenuto di capitale, assieme a una maggiore sensibilità
nei confronti dell'intervento pubblico.
E' un'area indubbiamente debole, insomma, verso la
quale vanno concentrati i maggiori sforzi di assistenza, formazione, informazione
e qualificazione degli operatori. Un ruolo che deve ricevere un sostegno
pubblico, ma che deve essere accompagnato da una parallela crescita delle
capacità imprenditoriali degli artigiani locali, con un ruolo propulsivo
e di regia delle associazioni di categoria.
Prendere coscienza del fatto che l'azienda artigiana
rappresenta più di un terzo delle piccole e medie imprese della
Provincia: motore, spesso nascosto, di quell'arcipelago produttivo definito
"europeo" di Pmi dal quale dipendono i due terzi della forza lavoro della
Provincia.
La "rete intelligente" del sistema di produzione
in Provincia di Bari passa anche attraverso le maglie strette della manifattura
artigiana, ma rischia di impigliarsi sul terreno della mancata modernizzazione.
Bisogna allora riconoscere che investire sulla crescita
di questo specialissimo gigante - aggredendo i nodi irrisolti della mancata
modernizzazione e di una pubblica amministrazione poco efficiente - significa
investire in competitività per l'intero sistema produttivo provinciale.
il turismo
Costituiscono elementi di base ai fini dello sviluppo locale: l’elevato
turismo di transito verso il Mediterraneo, le risorse paesaggistiche e
climatiche, il notevole patrimonio culturale esistente nell’area del Patto.
Pur con queste premesse, le debolezze del settore del turismo riguardano
soprattutto lo scarso utilizzo delle strutture ricettive rispetto agli
standard nazionali, la scarsa valorizzazione del patrimonio culturale (artistico,
folcloristico, storico, archeologico), il deterioramento ambientale e un
insufficiente sistema dei trasporti.
Le strutture ricettive della provincia di Bari totalizzano circa
17.000 posti-letto; ricevono ogni anno circa 450.000 clienti, per un totale
di circa 1.400.000 pernottamenti. Il dato medio di pernottamenti per posto-letto
(85) è allineato al dato nazionale. Il Prodotto Interno Lordo a
prezzi costanti relativo a tale attività nella Provincia è
stimabile in un valore superiore a 250 Miliardi di lire per anno.
Si tratterebbe di dati sostanzialmente positivi, se non apparisse
in tutta la sua gravità il sostanziale sotto-utilizzo del potenziale
turistico, rappresentato da una struttura di offerta di ricettività
turistica di un ordine di grandezza inferiore al dato medio nazionale:
solo 11 posti-letto ogni 1000 abitanti (circa 60 in Italia); solo 15 strutture
ricettive ogni 100.000 abitanti (circa 107 in Italia).
E' evidente che il recupero di una base economica forte per l'intera
provincia passa sicuramente attraverso il potenziamento della offerta,
unito alla attrazione della domanda di turismo (legato tanto agli affari,
quanto alla dimensione congressuale, quanto al transito da e per l'area
del Mediterraneo, quanto al tempo libero) con prodotti nuovi, che siano
anche in grado di diminuire l'effetto - stagione.
Sotto questo aspetto, occorre sicuramente ripensare il rapporto fra
città e mare, fra città ed hinterland, i rapporti con il
Centro-Nord, con l'Europa e con il Mediterraneo, nella molteplice dimensione
dei trasporti, della qualità e della sicurezza dell'ambiente e della
vita, della cultura e dello sport.
Senza dimenticare, infine, che il turismo è un tipico settore
trainante per una serie di altre attività, dalle costruzioni, al
commercio, ai servizi, tanto da fare stimare recentemente, in uno studio
promosso dal Dipartimento del Turismo presso la Presidenza del Consiglio
dei Ministri, che almeno un quinto del PIL nazionale è imputabile
ad attività direttamente ed indirettamente connesse con il turismo
ed il tempo libero.
I nove comuni del Patto di Bari occupano
una superficie di 398,25 kmq con una popolazione complessiva di 475.665
abitanti, corrispondenti ad una media di abitanti per kmq pari a 882, di
cui il 72% concentrata nel comune di Bari. Essi sono legati da forti omogeneità
sul piano economico e sociale. L’integrazione tra i comuni del patto trova
conferma nella stretta relazione che lega tutti i comuni al capoluogo di
Regione con il quale sono forti le interrelazioni economiche e produttive.
I nove Comuni del Patto di Bari occupano una posizione strategica
nel territorio della provincia di Bari proprio in ragione della loro distribuzione
sulla cintura del capoluogo di regione, configurandosi come un’area essenziale
di raccordo tra la costa e le zone interne.
L’adeguamento degli strumenti urbanistici alle nuove esigenze infrastrutturali
e produttive legate alle iniziative del Patto produrrà sicuramente
una maggiore vivibilità territoriale dell’area del patto e contribuirà
a mitigare l’attuale divario di sviluppo economico ed infrastrutturale
esistente tra le aree costiere e le aree interne. Questa dicotomia che
incide profondamente nel tessuto sociale come in quello economico deve
trovare la giusta soluzione in un equilibrio e valorizzazione nell’utilizzo
integrato del territorio dell’area del patto.
I comuni del patto sono omogenei per vocazioni economiche prevalenti, perché accomunati da una terziarizzazione elevata del sistema produttivo, a cui oppongono resistenza una radicata tradizione agricola e un tessuto fitto di imprese industriali legate ai prodotti dell’agricoltura locale o alla manifattura.
Emerge chiaramente una vocazione prevalentemente agricola per i comuni
di Sannicandro, Casamassima, Valenzano e Adelfia per il peso degli attivi
in agricoltura sulla popolazione attiva totale, per il numero di aziende
agricole rispetto agli abitanti.
L'industria manifatturiera pugliese si presenta distribuita territorialmente
in maniera disomogenea: in soli 15 comuni si concentra il 57% dell'occupazione
di settore.
L'area del capoluogo di regione, che conta il 16,7% della popolazione
ed il 17,9% dell'occupazione manifatturiera, possiede una quota prossima
al 30% in servizi infrastrutturali, professionali e finanziari.
Al di sotto del peso demografico e di quello del manifatturiero è
la consistenza della quota dei servizi per i comuni del patto. Questo fatto
è plausibile se si pensa alla concentrazione dell'erogazione dei
servizi negli agglomerati urbani e metropolitani. Resta tuttavia il problema
di un eccessivo squilibrio tra apparato produttivo e servizi, soprattutto
nelle aree endogene.
E' pertanto utile organizzare l'offerta dei servizi a livello territoriale,
in particolare di quelli infrastrutturali, formativi, di ricerca e creditizi
in modo tale da facilitare i processi di crescita dell'apparato produttivo.
Una politica di riequilibrio dell'offerta dei servizi trarrebbero benefici
oltre che i sistemi locali di piccola e media impresa, anche i comparti
di attività terziarie a questi legati, innestando un circuito virtuoso
ed autopropulsivo dello sviluppo locale del territorio del Patto.
L’intero comprensorio dei comuni del Patto è dotato di risorse
paesaggistiche e naturalistiche unite a vestigia storiche ed architettoniche
di assoluto valore, che rafforzano l’ipotesi di una vocazione turistica
del territorio.
2.2. Individuazione delle finalità generali del Patto e
relazione con la programmazione regionale
Il Patto Territoriale di Bari ha indicato, nel quadro appena delineato, un complesso organico di interventi misurati sulle peculiarità produttive del territorio, perseguendo un disegno unitario di sviluppo delle attività economiche e delle infrastrutture, oltre che l’obiettivo del miglioramento della qualità della vita delle popolazioni interessate.
Sono stati individuati i seguenti obiettivi prioritari alla base del Patto:
2. realizzare le maggiori ricadute possibili sul piano occupazionale;
3. favorire la nascita di nuove attività economiche e l’ampliamento di quelle esistenti;
4. promuovere la ristrutturazione, la riorganizzazione e la riqualificazione delle imprese;
5. migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione;
6. potenziare e razionalizzare l’offerta di servizi alle piccole e medie imprese;
7. migliorare le condizioni di accesso al credito delle imprese a breve e medio termine nella realizzazione delle iniziative del Patto, anche attraverso soluzioni innovative e di organizzazione della domanda;
8. qualificare e migliorare le relazioni industriali tra le parti interessate secondo le regole concertative del Patto e con l’utilizzo di forme di flessibilità sui vari temi contrattuali, per nuove iniziative ed ampliamenti di quella esistente e per tempi definiti;
9. qualificare le risorse umane con progetti mirati di formazione;
10. promuovere azioni per ridurre l’area del sommerso e del lavoro irregolare;
11. attrezzare il sistema territoriale in modo che possa cogliere le opportunità di agevolazioni e finanziamenti regionali, nazionali ed europei destinati a interventi pubblici e privati di sostegno all’economia;
12. favorire la diffusione di imprese e altre iniziative no-profit
nel sociale.
· nuovi criteri di gestione del territorio,
·
compatibilità
ambientali ed economiche, ivi incluse le scelte tecnologiche dello smaltimento,
le innovazioni e le opportunità impiantistiche.
Particolare attenzione è stata riposta dai
promotori del Patto nel promuovere, insieme allo sviluppo imprenditoriale
locale, la tutela dell'ambiente e il risparmio energetico. Infatti, tra
gli indicatori utilizzati per l'ammissione dei progetti di investimento
al Patto Territoriale è stato inserito un indicatore che favorisce,
a parità di altre condizioni, le iniziative che propongono maggiori
investimenti per mitigare gli impatti ambientali indotti dalle attività
produttive e per il risparmio energetico. Ciò contribuisce a promuovere
lo sviluppo in equilibrio con l'ambiente e stimola una cultura imprenditoriale
rispettosa dell'ambiente e della salute dei lavoratori.
L'indicatore ambientale, mutuato dall'analogo indicatore
impiegato per la formulazione delle graduatorie della 488, è descritto
al paragrafo 3.4.
Dalla successiva tabella si evince che gli investimenti
in tutela ambientale e risparmio energetico previsti dai progetti assommano
a 6,5MLD su un totale di investimenti di 200MLD e pari al 3,2 percento.
Tutti gli investimenti in tutela ambientale sono previsti per il settore
del manifatturiero come, del resto era logico attendersi, rispetto agli
altri settori, per il maggiore impatto ambientale associato di norma alle
attività della produzione industriale e dell'artigianato.
I fabbisogni specifici di miglioramento nei settori
dell'industria, agroindustria, servizi e turismo scaturiscono dall'analisi
del contesto socio-economico sviluppata nel protocollo di intesa e riassunta
al successivo paragrafo 3.3.
Alcuni spunti significativi sui fabbisogni e sugli
obiettivi di intervento per il Patto Territoriale di Bari sono emersi
nel corso di alcune delle più recenti Assemblee dei Sottoscrittori.
In particolare, sono state sottolineate le seguenti necessità:
Rispetto ai settori economici coinvolti nel Patto si può osservare che:
3.2. Quantificazione degli obiettivi di sviluppo
locale
Gli obiettivi prioritari del Patto di Bari sono stati
dichiarati nel corso della fase di concertazione tra tutte le forze sociali
interessate e sono, con particolare riferimento ai primi quattro obiettivi:
2. realizzare le maggiori ricadute possibili sul piano occupazionale. Molta attenzione è stata posta in fase istruttoria, soprattutto dalle reppresentanze sindacali, al problema della occupazione, non tanto in termini assoluti rispetto alle singole iniziatrive imprenditoriali proposte, quanto in termini di capacità di queste ultime di promuovere ulteriore nuova occupazione anche successivamente alla fase di avvio a regime delle stesse.
3. favorire la nascita di nuove attività economiche e l’ampliamento di quelle esistenti. I promotori hanno inteso promuovere nel Patto lo sviluppo di nuove attività economiche altamente innovative per tipologia di produzione e strettamente interconnesse con i settori produttivi dominanti nel territorio.
4. promuovere la ristrutturazione, la riorganizzazione
e la riqualificazione delle imprese che devono cogliere nel Patto Territoriale
l'occasione per rivisitare la propria struttura organizzativa e produttiva
adeguando i sistemi e i cicli ai nuovi metodi e tecniche di produzione
per aumentare la propria capacità produttiva.
Il perseguimento degli obiettivi di cui sopra comporta,
per i cinque settori ammissibili al finanziamento, rispondono alle seguenti
priorità.
Sviluppo e innovazione del settore manifatturiero
Il settore dell’industria manifatturiera è
stato presentato come settore strategico per tutta l’area di riferimento
del Patto, e in particolare per alcuni comuni che hanno nell’industria
tessile e meccanica le principali attività economiche.
La scelta di riservare adeguato spazio a questo settore
anche nell’ambito degli interventi promossi con il patto territoriale trova
un riscontro nell’esigenza di assicurare alle aree interessate un processo
di sviluppo dinamico ed uniforme al tempo stesso. Ciò sia in ragione
dell’attuale situazione congiunturale, che rende urgenti ed indispensabili
interventi di sostegno al sistema produttivo locale sia al fine di rilanciare
lo sviluppo del territorio nel suo complesso e non quello di singole iniziative
imprenditoriali in modo sporadico.
La valutazione dei progetti presentati è dunque
una valutazione integrata, che ha verificato oltre che le caratteristiche
dei singoli progetti anche la coerenza interna dei progetti di questo settore
con quelli del comparto dei servizi reali alle imprese e con gli obiettivi
complessivi di sviluppo dell’area.
Le priorità di azione per promuovere lo sviluppo
e l’innovazione nel settore manifatturiero, in modo integrato con il comparto
dei servizi reali alle imprese, sono pertanto le seguenti:
2. sostenere la qualificazione della produzione locale;
3. favorire la realizzazione di iniziative per l’attrazione
di investimenti esterni al’area.
Il settore agroindustriale, soprattutto per i comuni
situati a Sud del capoluogo, è un settore in crescita anche per
la forte vocazione agricola di questi territori e assume una rilevanza
strategica per la crescita dell’economia dell’intera area e anche per la
crescita della base occupazionale.
La rilevanza strategica deriva dalla capacità delle attività di trasformazione dei prodotti della terra di valorizzare le risorse dell’agricoltura locale, impedendole di perdere ancora di più quote di mercato, rispetto a quanto già accade nelle tendenze nazionali ed internazionali.
Nell’epoca della globalizzazione dei mercati i prodotti della nostra terra sono assediati da due grandi pericoli:
Il settore agro-industriale consente insediamenti
produttivi che, tra tutti quelli che rientrano nell’area dell’industria
manifatturiera allargata, hanno bassi livelli di impatto ambientale e consentono,
nella misura in cui sostengono le attività agricole, di preservare
il nostro territorio agricolo.
Interventi nel settore agro-industriale consentono,
peraltro, di ottenere – se si definiscono congiuntamente adeguate politiche
attive del lavoro – incrementi occupazionali più ampi e che hanno
effetti benefici anche nel settore dell’agricoltura e in quello della commercializzazione
dei prodotti.
Il potenziamento del settore agro-industriale e della
sua base produttiva è quindi uno degli obiettivi prioritari che
i soggetti promotori del Patto Territoriale di Bari intendono perseguire
nell’ambito del disegno complessivo di sviluppo integrato e sostenibile
del territorio. Tale obiettivo generale deve essere perseguito attraverso
le seguenti priorità di azione:
2. favorire l’associazionismo fra i produttori;
3. promuovere la realizzazione di strutture per la
trasformazione dei prodotti agricoli.
In linea con quanto espresso nel protocollo di intesa,
le proposte imprenditoriali presentate al Patto hanno teso al soddisfacimento
dei seguenti bisogni:
2. sostenere l’offerta di servizi tecnologici, commerciali e gestionali;
3. orientare all'impiego produttivo le competenze tecnologiche e di servizio delle Università e della ricerca pubblica, sostenendo lo sviluppo della innovazione nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione con il supporto dei Parchi Scientifici e Tecnologici;
4. sostenere idonei interventi di "alta" formazione valorizzando le potenzialità delle strutture di ricerca e trasferimento tecnologico esistenti sul territorio;
5. valorizzare il ruolo della Fiera del Levante e della CCIAA nelle politiche di sostegno alla commercializzazione ed alla internazionalizzazione delle produzioni locali;
6. promuovere la diffusione di iniziative qualificate
nel campo dei servizi e dell’assistenza sociale.
Sviluppo del turismo
Il fatto che tuttora la Puglia centrale, cioè quel territorio coincidente con la provincia di Bari, e in particolare con il comprensorio del Sud barese, fatichi ad attrarre visitatori è comprensibile per i seguenti fattori di criticità:
Il turismo, in tale ottica, può essere un efficace strumento per conseguire i seguenti risultati:
In coerenza con quanto fin qui detto, le azioni da
favorire nell’ambito del patto territoriale di Bari sono tutte quelle orientate
a:
2. favorire l'incontro fra domanda ed offerta di prodotti convenzionali ed innovativi;
3. promuovere iniziative rivolte alla destagionalizzazione
dei flussi turistici.
Realizzazione e potenziamento delle infrastrutture
Facilità degli scambi, superamento delle esternalità
negative nella produzione, miglioramento della qualità della vita,
sono tutti fattori in grado di condizionare in modo rilevante le decisioni
di investimento, e quindi di accrescere l’attrattività del territorio.
In un sistema che vede la trasformazione degli assetti produttivi e la
globalizzazione degli scambi, le economie esterne alle imprese diventano
altrettanto importanti di quelle ottenibili al loro interno.
Per tutto ciò un processo di sviluppo integrato e sostenibile
non può prescindere, anzi si fonda anche sulla predisposizione di
un piano di infrastrutturazione del territorio, che faccia riferimento
soprattutto all’infrastrutturazione ‘leggera’ di supporto ai nuovi insediamenti
produttivi nell’area del Patto di Bari.
Le amministrazioni pubbliche che hanno sottoscritto il Patto hanno
previsto un insieme di progetti infrastrutturali strettamente funzionali
alle iniziative imprenditoriali proposte all'interno del Patto stesso.
A partire dalla fase di realizzazione del patto territoriale, tuttavia,
è sentire comune di tutti i soggetti promotori del patto stesso
la necessità di allestire nuove progettazioni e reperire risorse
aggiuntive (di provenienza regionale, nazionale e comunitaria) per realizzare
nuove infrastrutture di potenziamento complessivo dell’area, nel quadro
più ampio di azioni finalizzate ad accrescere l’attrattività
dell’area del sud barese per gli investimenti dall’estero e da altre aree
dell’Italia.
In particolare, secondo quanto già evidenziato nel protocollo
di intesa, è stata data priorità alle seguenti tipologie
di intervento:
2. sviluppare le infrastrutture e le reti di servizi nelle aree PIP
e nell'ASI in relazione alle iniziative del Patto.
3.4. Individuazione e selezione delle iniziative
Per la selezione dei progetti di investimento delle imprese da includere
nel Patto Territoriale di Bari è stato pubblicato un bando (riportato
in allegato 1) con l'invito agli imprenditori ad aderire con proprie iniziative
di investimento al Patto Territoriale. Nel medesimo bando sono stati riportati
i criteri adottati dai Promotori per la selezione delle iniziative imprenditoriali
e la formulazione della graduatoria di merito che costituisce l'ordine
di priorità degli interventi secondo quanto stabilito dalla comunicazione
del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica
del 16.7.98.
I criteri adottati dai Promotori sono ispirati a valutare l'efficacia
ed efficienza della singola iniziativa imprenditoriale sia sotto il profilo
produttivo ed occupazionale, sia sotto l'aspetto di ecocompatibilità.
Gli indicatori previsti per la elaborazione della graduatoria di
merito dei progetti imprenditoriali sono:
Il punteggio è ottenuto calcolando i valori degli indicatori
normalizzati relativi agli indicatori 1, 2, 3, 4 e 5 suddetti mediante
la seguente formula:
Ini = ± (Ii - M) / D
Dove:
Ii = valore da normalizzare del singolo indicatore
M = media degli n valori da normalizzare (pari a quelli delle iniziative)
D = deviazione standard;
±
il segno "+" è usato per
gli indicatori 1,2, 3 e 5; il segno "-" per l'indicatore 4
fornirà il punteggio finale I ottenuto dall'iniziativa
e determinerà la posizione della stessa nella graduatoria che conterrà
i progetti di investimento da proporre al finanziamento CIPE.
In base alle disposizioni della Legge 488/92, alle società
di servizi definite dalla specifica normativa, è riservato il 5
percento delle risorse destinate dal CIPE.
Rimandando per ulteriori dettagli all'allegato 1, è utile
considerare che i primi tre indicatori sono ispirati ai corrispondenti
indicatori utilizzati per le graduatorie della legge 488/92 che danno priorità
alle iniziative imprenditoriali più efficienti in relazione ai mezzi
propri investiti nell'iniziativa, alla occupazione prodotta a regime e
alla misura dell'agevolazione richiesta.
L'indicatore 4 dà priorità, a parità di altre
condizioni, agli investimenti di dimensione più contenuta favorendo
un sostegno all'imprenditorialità diffusa nel territorio (secondo
i principi ispiratori dello strumento dei patti territoriali) evitando
il concentrarsi delle risorse su un numero esiguo di grandi iniziative.
L'indicatore 6 è un moltiplicatore che mira a valorizzare
le infrastrutture già presenti sul territorio favorendo le iniziative
che vanno a collocarsi in insediamenti produttivi sui quali le amministrazioni
comunali hanno già in passato effettuato investimenti infrastrutturali.
Dall'esame delle proposte imprenditoriali avanzate emergono i seguenti
dati di sintesi.
Le iniziative imprenditoriali presentate a seguito
del bando pubblico sono state in totale 151 delle quali 96 sono risultate
iniziative ammissibili al finanziamento, coerenti con gli obiettivi
del Patto Territoriale e compiutamente documentate sia in termini di progetto
di investimento sia in termini di documentazione necessaria all'istruttoria
tecnica e alla successiva istruttoria bancaria. Due proposte incomplete
non hanno indicato il settore di ammissibilità riducendo il numero
delle proposte totali a 149.
Le 151 iniziative imprenditoriali pervenute in
adesione al Patto Territoriale risultano distribuite nei diversi settori
secondo quanto riportato nella successiva tabella, per un totale di investimenti
previsti di 465MLD di cui 199MLD a carico dello Stato, con
un contributo di capitali privati pari a 224MLD con la creazione
di nuova occupazione per circa 2500 nuove unità nel
periodo '99-2002.
|
iniz. |
|
(ML) |
|
(ML) |
|
occupazione |
|
|
AGROINDUSTRIA |
6
|
4%
|
16.790
|
7%
|
14.482
|
7%
|
133
|
5%
|
38.190
|
MANIFATTURIERO |
96
|
64%
|
151.066
|
67%
|
121.560
|
61%
|
1.764
|
69%
|
293.586
|
SERVIZI |
28
|
19%
|
16.732
|
7%
|
15.783
|
8%
|
388
|
15%
|
32.211
|
TURISMO |
19
|
13%
|
40.070
|
18%
|
47.663
|
24%
|
288
|
11%
|
101.675
|
totale
|
149
|
100%
|
224.658
|
100%
|
199.488
|
100%
|
2.572
|
100%
|
465.662
|
Come si può constatare, il numero di proposte
di investimento è stato più elevato nel settore del manifatturiero
con una percentuale del 64% sul totale delle proposte e capitali propri,
agevolazione e investimento totale superiore al 60% rispetto agli altri
settori.
La percentuale più bassa di proposte di investimento
(4%) si è avuta nel settore dell'agroindustria sia per le limitazioni
poste dalla UE su tali attività produttive, sia per la tipologia
stessa del tessuto produttivo che vede nel manifatturiero e nell'area industriale
di Bari-Modugno i principali insediamenti.
Dovendo tuttavia trasmettere per la successiva istruttoria
bancaria un complesso di iniziative che comporti un finanziamento a valere
sulle risorse destinate dal CIPE non superiore al 20% del limite massimo
di 100MLD stabiliti dalla Delibera CIPE del 21.3.97, si è dovuto
procedere a selezionare un numero inferiore di iniziative, tra le 96 ammissibili,
selezionandole in base alla relativa posizione in graduatoria e tenendo
presente che le iniziative infrastrutturali proposte dalle Amministrazioni
assommano ad un totale previsto di risorse pari a circa 26MLD. Le
iniziative imprenditoriali, pertanto, non possono totalizzare un contributo
a carico dello Stato superiore a 94MLD.
Le 94 iniziative imprenditoriali ammesse
all'istruttoria bancaria (su un totale di 96 ammissibili e compitamente
documentate) risultano, con le limitazioni su accennate, distribuite nei
quattro settori produttivi secondo quanto riportato nella successiva tabella,
per un totale di investimenti previsti di circa 200MLD di cui 110MLD
a carico dello Stato, con un contributo in termini di capitali privati
pari a circa 110MLD e con la creazione di nuova occupazione per
circa 1200 nuove unità nel periodo '99-2002.
|
iniz. |
|
(ML) |
|
(ML) |
|
occupazione |
|
|
AGROINDUSTRIA |
4
|
4%
|
3.330
|
3%
|
2.914
|
3%
|
13
|
1%
|
6.300
|
MANIFATTURIERO |
73
|
78%
|
86.074
|
78%
|
70.448
|
75%
|
912
|
73%
|
156.237
|
SERVIZI |
9
|
10%
|
11.825
|
11%
|
10.395
|
11%
|
177
|
14%
|
20.999
|
TURISMO |
8
|
9%
|
9.649
|
9%
|
10.315
|
11%
|
140
|
11%
|
21.666
|
totale
|
94
|
100%
|
110.878
|
100%
|
94.072
|
100%
|
1.241
|
100%
|
205.202
|
Da questa tabella sintetica si evince che il 75%
delle risorse rese disponibili dal CIPE andranno a finanziare iniziative
imprenditoriali nel settore del manifatturiero che risulta essere tra i
più promettenti in termini di sviluppo economico per l'area del
Patto; il restante 25% delle risorse verranno invece destinate all'agroindustria,
al Turismo e ai servizi, confermando, l'analisi di scenario socio-economico-produttivo
già riportata nel protocollo di intesa e brevemente tracciata nei
precedenti paragrafi.
La distribuzione delle iniziative per Comune è
riportata nella seguente tabella.
|
iniz. |
|
(ML) |
|
(ML) |
|
occupazione |
|
|
ADELFIA |
4
|
4%
|
4806,4
|
4%
|
6516,6
|
7%
|
58,0
|
5%
|
11755,5
|
BARI |
35
|
37%
|
38099,6
|
34%
|
39073,3
|
42%
|
403,0
|
32%
|
80604,9
|
BITETTO |
5
|
5%
|
2783,0
|
3%
|
2438,0
|
3%
|
34,0
|
3%
|
5749,0
|
BITRITTO |
5
|
5%
|
9876,0
|
9%
|
9645,0
|
10%
|
150,0
|
12%
|
19672,0
|
CASAMASSIMA |
5
|
5%
|
9900,0
|
9%
|
9996,0
|
11%
|
113,0
|
9%
|
21497,0
|
MODUGNO |
34
|
36%
|
24043,3
|
22%
|
20061,6
|
21%
|
358,1
|
29%
|
49387,1
|
SANNICANDRO |
4
|
4%
|
5434,0
|
5%
|
3911,0
|
4%
|
91,1
|
7%
|
9400,0
|
TRIGGIANO |
2
|
2%
|
4600,0
|
4%
|
2430,0
|
3%
|
34,0
|
3%
|
7136,0
|
VALENZANO |
0
|
0%
|
0
|
0%
|
0
|
0%
|
0
|
0%
|
0
|
totale
|
94
|
100%
|
110.878
|
100%
|
94.072
|
100%
|
1.241
|
100%
|
205.202
|
Dalla tabella emerge che il 70% delle iniziative
si colloca nell'area dei Comuni di Bari e Modugno.
La distribuzione della nuova occupazione prevista
per comune è riportata nel grafico seguente.
Da un'analisi
più approfondita sui dati delle proposte di investimento si possono
sintetizzare alcune tabelle che caratterizzano più precisamente
le diverse iniziative.
La tabella che segue mostra il numero di iniziative
per settore che vanno a localizzarsi in insediamenti produttivi (indice
di localizzazione=1) rispetto a quelle che non si localizzano in tali insediamenti
(indice di localizzazione=0,9).
|
|
|
AGR |
0,9
|
3
|
AGR |
1
|
1
|
MAN |
0,9
|
26
|
MAN |
1
|
47
|
SER |
0,9
|
8
|
SER |
1
|
1
|
TUR |
0,9
|
7
|
TUR |
1
|
1
|
Tot. …. 0,9
|
44
|
|
Tot. …. 1
|
50
|
|
totale
|
94
|
Si può notare come solo per il manifatturiero
il numero delle iniziative che si localizzano in insediamenti produttivi
è maggiore delle altre. Per tutti gli altri settori la localizzazione
al di fuori di tali insediamenti è nettamente superiore. Ciò
è sicuramente da scriversi alla presenza di zone industriali, artigianali,
Aree di Sviluppo Industriale, PIP, ecc. nelle quali è già
elevata la presenza di imprese che operano nel settore manifatturiero.
La seguente tabella fornisce dati disaggregati per
settore e tipologia di intervento tra quelli ammessi al finanziamento.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
AGR | NUO |
1
|
MAN | NUO |
40
|
TUR | NUO |
6
|
SER | NUO |
6
|
53
|
56%
|
AGR | AMP |
1
|
MAN | AMP |
30
|
TUR | AMP |
1
|
SER | AMP |
2
|
34
|
36%
|
AGR | AMM |
-
|
MAN | AMM |
2
|
TUR | AMM |
-
|
SER | AMM |
1
|
3
|
3%
|
AGR | TRA |
-
|
MAN | TRA |
-
|
TUR | TRA |
-
|
SER | TRA |
-
|
-
|
0%
|
AGR | RIS |
2
|
MAN | RIS |
1
|
TUR | RIS |
1
|
SER | RIS |
-
|
4
|
4%
|
AGR | RIC |
-
|
MAN | RIC |
-
|
TUR | RIC |
-
|
SER | RIC |
-
|
-
|
0%
|
AGR | RIA |
-
|
MAN | RIA |
-
|
TUR | RIA |
-
|
SER | RIA |
-
|
-
|
0%
|
TOTALE
|
4
|
73
|
8
|
9
|
94
|
100%
|
Si può constatare che la maggiore percentuale
di interventi (56%) si riferisce a NUOVE INIZIATIVE e che le restanti quote
percentuali sono distribuite in ordine tra AMPLIAMENTO (36%), AMMODERNAMENTO
(3%) e RISTRUTTURAZIONE (4%) con il massimo sempre nel settore del manifatturiero.
La seguente tabella riassume in un unico quadro tutte
le informazioni disaggregate sino a questo punto fornite e può risultare
utile per condurre analisi particolareggiate sulla struttura degli investimenti
e delle agevolazioni richieste.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INV |
AGEV |
NUO |
1
|
871
|
365
|
NUO |
40
|
93.433
|
42.418
|
NUO |
6
|
17.298
|
7.727
|
NUO |
6
|
11.887
|
6.109
|
53
|
123.490
|
56.618
|
AMP |
1
|
836
|
445
|
AMP |
30
|
60.892
|
27.155
|
AMP |
1
|
1.545
|
638
|
AMP |
2
|
8.483
|
4.095
|
34
|
71.756
|
32.333
|
AMM |
-
|
-
|
-
|
AMM |
2
|
1.712
|
772
|
AMM |
-
|
-
|
-
|
AMM |
1
|
628
|
191
|
3
|
2.340
|
963
|
TRA |
-
|
-
|
-
|
TRA |
-
|
-
|
-
|
TRA |
-
|
-
|
-
|
TRA |
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
RIS |
2
|
4.593
|
2.104
|
RIS |
1
|
200
|
103
|
RIS |
1
|
2.823
|
1.950
|
RIS |
-
|
-
|
-
|
4
|
7.616
|
4.157
|
RIC |
-
|
-
|
-
|
RIC |
-
|
-
|
-
|
RIC |
-
|
-
|
-
|
RIC |
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
RIA |
-
|
-
|
-
|
RIA |
-
|
-
|
-
|
RIA |
-
|
-
|
-
|
RIA |
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
4
|
6.300
|
2.914
|
73
|
156.237
|
70.448
|
8
|
21.666
|
10.315
|
9
|
20.999
|
10.395
|
94
|
205.202
|
94.072
|
||||
5%
|
4%
|
4%
|
78%
|
76%
|
75%
|
9%
|
11%
|
11%
|
10%
|
10%
|
11%
|
94
|
205.202
|
94.072
|
Dalle analisi che l'apposito nucleo di valutazione
ha condotto sulle iniziative imprenditoriali proposte si può affermare
che quelle ammesse alla successiva istruttoria bancaria delineano prospettive
di sviluppo coerenti con le finalità dichiarate dai Promotori e
con gli obiettivi posti alla base del Patto Territoriale.
I diagrammi che seguono consentono una lettura più
immediata dei dati sino ad ora esposti.
Tutte le iniziative imprenditoriali prevedono lo
sviluppo in un arco temporale compreso tra il 99 e il 2001 con tempi variabili
anche e soprattutto a seconda della dimensione dell'investimento proposto.
Le vocazioni specifiche nell'ambito dei distretti
produttivi dei diversi Comuni trovano conferma e si rafforzano nelle iniziative
proposte dagli imprenditori.
L'analisi del tessuto produttivo delle diverse aree
geografiche del territorio del Patto già condotta nel protocollo
di intesa si ritrova rafforzata in termini sia di ampliamento che di nuove
iniziative nei settori dominanti le diverse economie locali presenti nel
Patto.
Non a caso il settore del Manifatturiero ha riconfermato
la volontà degli imprenditori ad investire e la prospettiva di un
mercato vivace ed in espansione soprattutto per alcune categorie di prodotti.
La stretta connessione esistente tra le proposte
di servizi alle imprese e le iniziative produttive confermano un livello
di integrazione progettuale e prospettano una rinnovata capacità
di marketing del territorio del Patto.
La coerenza di ciascuna iniziativa proposta con gli
obiettivi del Patto è stata valutata caso per caso verificandone
l'efficacia rispetto al sistema produttivo delle imprese e dei servizi.
Gli investimenti appaiono orientati a rafforzare i settori produttivi in
forte crescita di mercato o nuove iniziative in grado di ridurre drasticamente
la dipendenza dall'esterno del valore aggiunto sui prodotti. Queste considerazioni
dimostrano, tra l'altro, una capacità imprenditoriale ed un livello
di maturità nella cultura d'impresa che costituiscono carattere
essenziale della proposta del Patto di Bari.
La crescita occupazione prevista a fronte delle iniziative imprenditoriali di circa 1200 nuove unità rappresenta un dato estremamente promettente per un'area, come quella del Patto, afflitta da livelli di disoccupazione eccessivamente alti.
Il rapporto tra nuovi occupati ed investimenti previsti
è in media di 0,7 per 100 milioni non è alta se si tiene
conto del fatto che il maggior numero di inziative riguardano il manifatturiero
dove gli investimenti per nuovo occupato sono notoriamente più elevati
rispetto agli altri settori.
5. Fattibilità giuridica
e amministrativa del Patto
Massima attenzione è stata rivolta sia dai
promotori che dagli imprenditori alla rapida cantierabilità di tutte
le iniziative che si andavano a proporre all'interno del patto.
Il richiamo costante alla verifica puntuale, progetto
per progetto, di tutti gli adempimenti necessari per l'avvio e la realizzazione
dei progetti di investimento (previsti anche al punto B.16 del modulo di
domanda) ha consentito in questa fase finale di poter contare su iniziative
per le quali gli atti necessari e le autorizzazioni di merito sono limitate
a quelle per le quali gli stessi Uffici Tecnici dei Comuni garantiscono
la coerenza dei tempi di rilascio con i tempi di avvio e realizzazione
delle iniziative.
Il contatto costante delle imprese con le amministrazioni
e la particolare disponibilità di queste ultime ha permesso di configurare
un insieme di progetti la cui fattibilità giuridica ed amministrativa
è coerente con i tempi di svlluppo previsti nei Patti territoriale
e limitata a soli 48 mesi.
La sottoscrizione di uno specifico protocollo amministrativo,
aggiuntivo rispetto a quanto già indicato in termini di impegni
dei sottoscrittori nel protocollo di intesa, conferma, inoltre, gli impegni
delle amministrazioni ad avviare iniziative comuni volte a minimizzare
i tempi necessari al rilascio delle autorizzazioni necessarie allo sviluppo
delle iniziative proposte nel Patto.
Gli imprenditori hanno preferito, nella grande maggioranza
dei casi, localizzare le proprie iniziative in aree già destinate
ad attività produttive. Dal canto loro le amministrazioni, nel proporre
progetti di infrastrutturazione, hanno puntato sul miglioramento e sul
completamento di opere infrastrutturali in ambiti territoriali già
a finalità produttive secondo le procedure amministrative correnti.
Con questi presupposti iniziali è stato relativamente
agevole verificare e constatare la fattibilità giuridica ed amministrativa
di ogni singola iniziativa imprenditoriale e infrasrtutturale.
Questa condizione dà forti garanzie in merito
alla rapida cantierabilità di ciascuna iniziativa ammessa al Patto
e al raggiungimento complessivo degli obiettivi che i Sottoscrittori si
sono dati per lo sviluppo locale.
La completezza delle singole schede di inziative
imprenditoriali e infrastrutturali sia sotto il profilo tecnico sia sotto
quello amministrativo consente di avviare gli ulteriori accertamenti di
carattere economico-finanziario che saranno a breve compiuti dalla banca
concessionaria al fine di determinare il pacchetto progettuale definitivo
per il Patto.
La concretezza delle iniziative imprenditoriali,
tutte mirate allo sviluppo delle specializzazioni produttive del contesto
locale, assicura il raggiungimento di migliori condizioni produttive sia
in termini di potenziamento degli insediamenti attuali sia in termini di
diversificazione mirante a ridurre la dipendenza dai fattori di produzione
esterna.
Le iniziative infrastrutturali, nella loro concretezza,
puntualizzano un'azione diretta a sostenere, soprattutto con le necessarie
opere di urbanizzazione, le nuove iniziative imprenditoriali, concentrandosi
sui distretti produttivi previsti nell'ambito delle diverse amministrazioni
comunali.
Particolare attenzione è stata rivolta alla
coerenza di ciascuna delle iniziative imprenditoriali proposte nel Patto
con gli obiettivi di sviluppo fissati dalle forze sociali coinvolte e la
coerenza complessiva di ciascuna di queste iniziative produttive tra esse
nel territorio del Patto. La coesione che è stata richiesta agli
imprenditori e la integrazione esistente tra le iniziative produttive e
quelle dei servizi alle imprese è sicuramente elemento di sinergia
tra le diverse iniziative.
Le infrastrutture previste, inoltre, supportano in
modo coerente le iniziative imprenditoriali andando a promuovere completamenti
e/o ampliamenti di opere di sicuro e diretto impatto positivo con la crescita
delle attività produttive.
Dalle schede tecniche analizzate non si rilevano
ulteriori necessità negoziali con altre strutture territoriali competenti
per concessione ed autorizzazione rispetto agli insediamenti produttivi
e alle opere infrastrrutturali previste nel Patto di Bari.
APPENDICE 1
LISTA COMPLETA DELLE INIZIATIVE IMPRENDITORIALI PROPOSTE
PER L'ISTRUZIONE BANCARIA DEL PATTO DI BARI
ALLEGATO 1