PATTO TERRITORIALE DI BARI

 

 
 
 

RELAZIONE FINALE

Data 30 Ottobre 1998 (VERSIONE SEMIDEFINITIVA)
 
 
 
 
 



1. Informazioni generali

1.1. Il Patto Territoriale di Bari e l'area di intervento
 
 

Il Patto Territoriale Bari è il risultato di una confronto e di una concertazione tra tutte le forze economiche e sociali mirato a promuovere lo sviluppo socio-economico all’interno dell’area metropolitana barese sostenendo e potenziando i settori produttivi maggiormente radicati nel sistema imprenditoriale locale.
 
 

L’integrazione propulsiva tra progetti di sviluppo e d’innovazione d’impresa e progetti di infrastrutturazione mirati e funzionali ad attrezzare gli insediameenti produttivi nell’area del Patto è garanzia di riuscita del Patto Territoriale di Bari.
 
 

L’intento principale perseguito con forza dai Promotori del Patto è stato quello di dare impulso e sostegno allo sviluppo integrato e coordinato ai settori economici più trainanti per l'economia locale migliorando, al tempo stesso, le condizioni sociali della popolazione e la vivibilità del territorio.
 
 

La concertazione tra le parti protagoniste del Patto Territoriale di Bari ha proficuamente esaltato il ruolo propulsivo delle amministrazioni e si è sviluppata in una logica di confronto e di collaborazione tesa a creare le premesse per il successo della iniziativa.
 
 

Gli obiettivi stabiliti riguardano l'attuazione di un programma di interventi nei settori dell'industria, dell'agro-industria, dei servizi, del turismo ed in quello dell'apparato infrastrutturale, fra di loro integrati.
 
 

La dimensione territoriale del Patto è stata intrinsecamente una variabile del processo di concertazione che ha visto nel tempo aggregarsi attorno ad un primo nucleo di Promotori altri soggetti Sottoscrittori pubblici e privati sino alla costituzione di una compagine articolata in grado promuovere e sostenere efficacemente lo sviluppo locale.
 
 

L'area di intervento del Patto Territoriale di BARI è delimitata dai confini amministrativi dei Comuni aderenti al Patto Territoriale e comprende parte dei del sistema urbano metropolitano di Bari. Il territorio interessato ha ormai assunto la configurazione di un vero e proprio sistema città, destinato ad avere rilevanze centrali nei processi di assetto territoriale e di trasformazione produttiva delle relazioni tra Puglia e resto delle regioni italiane.
 
 

Entro questa area geografica sono stati proposti i progetti di investimento e quelli infrastrutturali funzionali alle iniziative imprenditoriali al termine di una proficua ed efficace fase di concertazione tra le amministrazioni pubbliche e le forze sociali che si è conclusa con la predisposizione di un Protocollo di Intesa sottoscritto dalle parti sociali e trasmesso al Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica.
 
 

La concertazione sugli assi prirotari di sviluppo locale e sugli impegni ed obblighi di ciascun sottoscrittore si è sviluppata attraverso una serie di incontri e consultazioni tra le autorità pubbliche, le forze sociali, economiche e scientifiche che hanno indicato i bisogni, le opportunità e le idee forza da perseguire nel Patto.
 
 

E' stata effettuata una analisi approfondita della realtà socio-economica della territorio del Patto da cui sono scaturiti gli obiettivi e le finalità da porre alla base del Patto Territoriale.
 
 

L’area di riferimento del Patto territoriale, con uno sviluppo pari a circa 400kmq, si sviluppa dal mare ai territori a Sud di Bari comprendendo i territori delle amministrazioni comunali sotto elencati.
 
 

Popolazione e territorio
 
 
 
 
 
Codice ISTAT
Denominazione
Superficie totale kmq
Popolazione residente ‘91
Densità demografica Ab/kmq
% sul totale popolazione
72002 ADELFIA
29,73
14.779
497
3%
72006 BARI
116,20
342.309
2.946
72%
72010 BITETTO
33,57
9.730
279
2%
72012 BITRITTO
17,65
8.689
492
2%
72015 CASAMASSIMA
77,41
14.054
182
3%
72027 MODUGNO
31,90
37.056
1.162
8%
72040 SANNICANDRO
56,00
8.722
156
2%
72046 TRIGGIANO
20,00
24.698
1.235
5%
72048 VALENZANO
15,79
15.628
990
3%
  TOTALE
398,25
475.665
 
100%

 

1.2. Soggetti Promotori e Soggetto Responsabile
 
 

I soggetti Promotori e del Patto di Bari sono:
 
 

I Comuni di:

l’Amministrazione Provinciale di Bari
 
 

Altri Enti Pubblici e Strutture di Ricerca:

Ordini professionali:

le Organizzazioni Sindacali confederali e provinciali: Le Associazioni di categoria: Gli Istituti di Credito:
 
  Servizi Pubblici

Ai fini del coordinamento e della attuazione del Patto, come previsto dalla Delibera CIPE del 21 marzo ‘97, i sottoscrittori provvederanno ad individuare, tra quelli pubblici, il Soggetto responsabile ovvero a costituire a tal fine società miste nelle forme di cui all'art. 22, comma 3, lettera e) della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modifiche ed integrazioni, o a partecipare alle stesse.
 
 

La costituzione del Soggetto Responsabile, di cui attualmente è attualmente in corso di definizione per quanto attiene la forma giuridica e la composizione, avverrà nei termini e nei tempi disposti dalla Delibera CIPE del 21.3.97 e successive modificazioni ed integrazioni.
 
 

1.3. Elenco delle iniziative imprenditoriali ed infrastrutturali ordinate secondo graduatoria di priorità
 
 

Le domande di finanziamento per il patto territoriale formulate secondo lo schema fornito dal Ministero, unitamente alla scheda tecnica, al business plan e alla ulteriore documentazione necessaria per l'istruzione bancaria sono state valutate e istruite tecnicamente da un apposito nucleo di valutazione appositamente istituito dalla Segreteria Tecnica del Patto, a seguito di un apposito Bando per invitare le imprese a presentare proposte di iniziative imprenditoriali da inserire nel Patto Territoriale di Bari.
 
 

In Allegato 1 alla presente relazione è riportata copia del Bando medesimo contenente, tra l’altro le modalità per la formulazione della graduatoria di merito dei progetti per la successiva ammissione alla istruzione da parte della banca concessionaria, secondo le procedure dettate dalla medesima delibera CIPE del 21.3.97.
 
 

L’istruzione tecnico-amministrativa, in conformità a quanto disposto dalla Delibera CIPE del 20.3.97 e dalla Circolare del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica del 16.7.98, è stata finalizzata alla verifica di ammissibilità delle iniziative imprenditoriali e infrastrutturali proposte, alla analisi di congruità con le finalità del Patto dichiarate dai Promotori, e alla completezza della documentazione di progetto allegata alla domanda di agevolazione.
 
 

La seguente Tavola 1.1 riporta per ciascuna iniziativa imprenditoriale l’investimento totale, l’investimento agevolabile e il relativo onere per lo Stato, secondo l'ordine di preferenza definito sulla base dei criteri di selezione riportati al successivo paragrafo 3.4.
 
 



Tavola 1.1

INIZIATIVE PRODUTTIVE


 
 











In appendice è riportato l'elenco completo delle iniziative che hanno superato l'istruttoria tecnica ed il sotto insieme di quelle ammesse alla istruttoria bancaria che insieme alle proposte infrastrutturali assommano all'equivalente di circa 120MLD della complessiva proposta del Patto di Bari.
 



 
 

La successiva Tavola 1.2 riporta l'elenco degli interventi proposti in ordine di preferenza per le infrastrutture funzionali alle iniziative imprenditoriali concordate in seno alle Amministrazioni proponenti e promotrici del Patto.
 
 



Tavola 1.2

INTERVENTI INFRASTRUTTURALI


 
 















2. CORRETTO INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO
 
 

2.1. Descrizione sintetica della situazione di riferimento
 
 

Sistema produttivo e raccordo con la programmazione regionale
 
 

Il PIL regionale 1997 in termini reali ha mostrato un incremento pari allo 0,2%, molto modesto, anche se superiore al decremento dello 0,5% registrato al termine del 1996.
 
 

Il sistema economico pugliese deve imputare tale risultato, che finisce per allargare il divario rispetto alla media del Paese, sia al persistere della stagnazione della domanda interna, sia alla perdurante crisi delle costruzioni, crisi che non ha investito il settore industriale, infatti l’incremento reale del Valore Aggiunto dell’industria pugliese è stato pari allo 0,8% nel 1997, grazie dal fatto che il buon andamento della domanda estera ha compensato la stagnazione della domanda interna.
 
 

Insieme a questi elementi, che rientrano nel quadro classico di valutazione dello sviluppo economico, si devono considerare elementi di valutazione che attengono ai concetti di sostenibilità e di sviluppo sostenibile del territorio.

Sotto questa luce la Puglia rappresenta aree di estrema arretratezza ma, contemporaneamente fertilissimo terreno di sperimentazione e realizzazione dello sviluppo locale sostenibile, con tutti i vantaggi che ne derivano per la competizione internazionale, per la qualità della vita dei cittadini, per l’accesso alle ingenti risorse orientate messe a disposizione dall’Unione Europea.
 
 

I settori in maggiore difficoltà negli ultimi anni sono stati la meccanica a basso valore aggiunto, le costruzioni, la siderurgia, la chimica, il tessile e le manifatture varie; migliore è stata la situazione nei comparti alimentare, meccanica ad alto valore aggiunto, legno, calzature, abbigliamento, carta, editoria e gomma.
 
 

L'industria meccanica pugliese ha registrato una riduzione consistente del livello degli ordini interni; essendo stata modesta la crescita delle esportazioni - anche nel confronto con il corrispondente andamento nazionale - riflessi negativi si sono generati sotto il profilo della liquidità e dei livelli occupazionali, soprattutto nelle grandi imprese. Più dinamiche sono state le piccole aziende.
 
 

Nell'industria siderurgica e chimica, dove pure si concentrano grandi imprese, i livelli degli ordini, della produzione e soprattutto della liquidità sono stati più negativi di quelli medi di sistema.
 
 

Le difficoltà del settore tessile sono dipese, oltre che dalla inefficienza della rete distributiva, dalla collocazione su fasce basse di mercato e dalla concorrenza delle imprese esterne a minori costi del lavoro. Strategie analoghe hanno perseguito le imprese del calzaturiero che, nel complesso, hanno riportato risultati più soddisfacenti.
 
 

La congiuntura appare migliore per l'industria del legno e quella alimentare. In particolare si è accresciuta la redditività delle industrie lattiero-casearie e della pastificazione, che pure hanno accusato spostamenti della domanda interna su produzioni di minore qualità e contenimento dei prezzi.
 
 

L'importanza dell'agricoltura pugliese deve comunque scontare i problemi seguenti:
 
 

Il sistema energetico, oltre alla fase di potenziamento delle strutture di produzione, può essere ulteriormente rafforzato con l'impiego di strumenti per l'utilizzo di fonti rinnovabili.
 
 

Il sistema della ricerca scientifica e tecnologica regionale può contare, tra i complessi più attrezzati per tali attività, sui due parchi tecnologici di Tecnopolis e di Mesagne, un'area di ricerca del CNR, Centro Laser, il sistema di ricerca FIAT-ELASIS, l'Istituto Agronomico del Mediterraneo (IAM), il sistema delle tre Università Pugliesi (Politecnico, Università degli Studi di Bari e di Lecce).
 
 

La spesa regionale per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico è molto scarsa, appena lo 0,3 % del PIL regionale, mentre gli addetti alla ricerca sono appena lo 0,1% del totale degli occupati.
 
 

La situazione del mercato del lavoro assume nelle regioni del Mezzogiorno aspetti particolarmente problematici specie per quanto riguarda i giovani il cui tasso di disoccupazione attualmente supera il 50% con tendenza non inflessiva nel breve periodo. Si deve registrare anche in Puglia una crescita della disoccupazione tra il 1993 e il 1997: il tasso di disoccupazione nel 1997 è stato del 19,2%, di 5,3 punti percentuali più elevato del tasso pugliese del 1993 , ma di 3 punti percentuali inferiore al tasso di disoccupazione del Mezzogiorno, registrato nel 1997. Inoltre è del tutto mancato lo sviluppo occupazionale potenziale in tutti i nuovi settori legati alla sostenibilità urbana e ambientale.
 
 

Dal punto di vista territoriale, la crisi ha colpito particolarmente le provincie di Taranto, Brindisi e, in misura minore Foggia, maggiormente dipendenti dalla grande impresa pubblica e privata; nelle altre provincie (Bari e Lecce) lo scenario è apparso meno negativo. Nell'area di Taranto la crisi ha interessato non solo le imprese legate all'ILVA e i settori collegati con le forniture militari (per le ridotte commesse dell'Arsenale), ma anche l'edilizia, l'impiantistica e gli altri comparti industriali, oltre che a vasti settori del terziario.
 
 

La fase recessiva nella provincia di Brindisi è derivata dalle difficoltà della chimica e dell'industria metalmeccanica. Tuttavia alle difficoltà del polo petrolchimico ha fatto riscontro un andamento complessivamente stabile delle imprese più specializzate nel settore delle materie plastiche.
 
 

I dati relativi al 7° Censimento Istat evidenziano alcuni aspetti significativi sui comportamenti innovativi delle imprese pugliesi.
 
 

I punti di maggiore forza del sistema produttivo pugliese si riassumono come segue:
 
 

Peraltro, i punti di maggiore debolezza appaiono i seguenti:
 
 

Rispetto a tale quadro dei principali punti di forza e di debolezza, la Regione, attraverso il suo Quadro Comunitario di Sostegno, intende:
 
 

· sostenere le attività e gli investimenti nell'artigianato, con misure specifiche per il miglioramento dell'accesso al credito ed a servizi;

· sostenere le attività e gli investimenti nelle Piccole e Medie Imprese, con misure specifiche tanto per migliorarne l'accesso al credito ed a servizi, quanto per favorirne la internazionalizzazione;

· favorire lo sviluppo e la crescita di sistemi locali specializzati di produzione;

· dare un ampio sostegno alle attività ed agli investimenti nel turismo, con particolare riferimento alla costruzione di nuovi porti turistici;

· potenziare il sistema di comunicazione (strade, ferrovie, interporti) e di infrastrutturazione per la localizzazione (zone industriali ed artigianali);

· migliorare ed ampliare le reti idriche ed irrigue;

· sostenere il risparmio energetico e l'utilizzo di fonti rinnovabili di energia;

· sostenere lo smaltimento dei rifiuti e la bonifica dei siti compromessi, insieme con la conservazione e la valorizzazione delle aree naturali protette;

· promuovere la innovazione nelle aziende, e favorire il trasferimento tecnologico;

· favorire gli investimenti nelle attività agricole (viticoltura, olivicoltura, ortofrutticoltura) e nella zootecnia, anche con il credito agevolato;

· assecondare lo sviluppo del turismo rurale;

· sostenere la commercializzazione dei prodotti agricoli.
 
 

Il Patto Territoriale costituisce lo strumento per il rilancio dell’occupazione e per lo sviluppo locale migliorando la qualità della vita delle popolazioni soprattutto nelle periferie emarginate e degradate in cui si annidano sacche di attività illegali e irregolari che incidono negativamente sull’intero progresso sociale ed economico dell’area del Patto.
 
 

L’adeguamento degli strumenti urbanistici alle nuove esigenze infrastrutturali e produttive legate alle iniziative del Patto produrrà sicuramente una maggiore vivibilità territoriale dell’area del patto e contribuirà a mitigare l’attuale divario di sviluppo economico ed infrastrutturale esistente tra le aree costiere e le aree interne. Questa dicotomia che incide profondamente nel tessuto sociale come in quello economico deve trovare la giusta soluzione in un equilibrio e valorizzazione nell’utilizzo integrato del territorio dell’area del patto.
 
 
 
 

l'area del Patto nel contesto della Provincia di Bari
 
 

Il quadro congiunturale della provincia di Bari per il secondo semestre del 1997 complessivamente più positivo che nelle altre province pugliesi, anche se l’economia provinciale presenta un quadro molto diversificato.
 
 

La sostanziale tenuta delle esportazioni, l’andamento favorevole del fatturato e l’intonazione favorevole delle aspettative degli operatori economici, sembrano confermare il cammino deciso che la provincia di Bari sta percorrendo lungo la strada della ripresa.
 
 

Considerando il livello di innovazione tecnologica esistente, è prevedibile che le imprese industriali in attività, per quanto possano accrescere i livelli produttivi, potranno dare un contributo limitato al problema dell’occupazione, per attenuare il quale si ritiene sempre più strategico fare riferimento ai nuovi bacini occupazionali, che vanno favoriti, soprattutto con riferimento alla promozione del turismo.
 
 

Favorire lo sviluppo degli investimenti locali e l’attrazione di quelli esterni e agevolare in tutti i modi la nascita di nuove imprese e la diffusione di una vera cultura imprenditoriale, costituiscono vie d’uscita efficaci dalla crisi occupazionale ancora in atto. In provincia di Bari il tasso di disoccupazione medio è pari al 16,6% nel 1997.
 
 

La capacità di attrazione di nuovi investimenti dall’esterno e la promozione di nuove iniziative imprenditoriali sono, tuttavia, strettamente legate alle modalità e ai tempi con cui saranno affrontati nodi cruciali per l’economia barese, quali:
 
 

  1. Le infrastrutture;
  2. L’ampliamento delle aree attrezzate destinate ad insediamenti industriali;
  3. Le difficoltà croniche di accesso al credito e i differenziali nel tassi di interessi passivi rispetto alle aree del centro-nord;
  4. La debolezza del ruolo fin qui svolto dalle amministrazioni pubbliche locali per il supporto procedurale e le funzioni di stimolo per il tessuto produttivo e la scarsa capacità progettuale.

Per quanto attiene al turismo, in particolare, costituiscono elementi di base ai fini dello sviluppo locale: l’elevato turismo di transito verso il Mediterraneo, le risorse paesaggistiche e climatiche, il notevole patrimonio culturale esistente in provincia di Bari e, in particolare, nell’area del Patto.
 
 

In particolare, la situazione nei diversi comparti, così come già delineata nel Protocollo di Intesa, può essere sintetizzata come di seguito.

l’agricoltura e agro-industria
 
 

Per le caratteristiche della sua agricoltura e per la dotazione di cultura imprenditoriale la Puglia è, in taluni casi, in una posizione dominante in relazione ad alcuni prodotti strategici dell’alimentazione nazionale (come ad esempio per l’uva da tavola, l’olio d’oliva, il pomodoro, la produzione di mandorle,..).
 
 

Anche alcune produzioni agroalimentari sono divenute nel corso dell’ultimo decennio di tutto rilievo, dai prodotti lattiero caseari, alle paste secche alimentari, ai prodotti conservati,..
 
 

C’è da rilevare, tuttavia, l’esistenza di alcuni nodi strutturali nel sistema produttivo agroalimentare reglionale soprattutto riscontrabili nella scarsa integrazione tra le diverse fasi produttive, nei servizi e nella ricerca, nonchè nella modesta presenza delle fasi extragricole a più alto valore aggiunto (commercializzazione, export, servizi, marchi di qualità, ricerca).
 
 

Della superficie agraria utile regionale di circa 1,5 milioni di ettari, 400.000 ricadono nella sola Provincia di Bari, seconda solo a Foggia per utilizzazione agricola del territorio. La superficie media delle aziende agricole in Puglia è di circa 4,5 ha con un reddito lordo degli addetti agricoli pari circa al 60% di quello medio europeo e di poco inferiore alla media nazionale. L’utilizzazione dei terreni agricoli vede al primo posto i seminativi e le colture legnose agrarie che da sole impegnano oltre il 50% (370.000 ha) della superficie agraria regionale.

Oliveto e vigneto sono, insieme ai semintativi, dominanti in termini di utilizzazione di superfici agrarie (20% e 11% rispettivamente) e producono mediamente ogni anno oltre 2 milioni di quintali di olio di oliva e 7 milioni di quintali di uva da tavola portando la produzione agricola pugliese per questi prodotti al primo posto in Italia insieme alla produzione di pomodori, patate primaticce, carciofi, insalate. Al secondo posto si posizionano le produzioni di vino (oltre 8 milioni di quintali prodotto per anno), mandorle (500 tonnellate/anno), frumento duro (9 milioni di tonnellate/anno) e peperoni.
 
 

La competitività del sistema produttivo agricolo in rapporto alla potenzialità di assorbimento del mercato è forte nei settori dei fiori e piante, dell’uva da tavola, delle ciliege e dei carciofi ed è invece, particolarmente debole per l’olio d’oliva extravergine, mandorle e legumi secchi.
 
 

Questa breve descrizione del quadro produttivo del settore agricolo in Puglia fa emergere il significativo valore economico di questo settore nell’economia regionale e pone inderogabli esigenze di ammodernamento e di innovazione delle imprese che operano nel settore dell’AGROINDUSTRIA perché sia con ciò valorizzata ulteriormente la produzione agricola regionale e possa aumentare la competitività dei prodotti a livello nazionale ed internazionale.
 
 

E’ proprio in questa ottica e con queste finalità che i promotori del Patto hanno provveduto a stimolare la nascita di nuove iniziative nel settore agroindustriale e a promuovere l’ampliamento delle capacità produttive di quelle imprese che già da tempo operano con significativi margini di redditività nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli tipici del territorio.
 
 

Il comparto della trasformazione dei prodotti agricoli, infatti, deve necessariamente essere potenziato con la disponibilità di nuovi servizi e tecnologie innovative in grado di aumentarne il valore aggiunto.
 
 

Vanno ricercate e stimolate tutte le iniziative miranti alla cooperazione ed integrazione tra gli addetti del settore allo scopo di aumentare la redditivtà delle imprese di trasformazione dei prodotti agricoli riducendo i livelli di intermediazione nella commercializzazione, aumentare la qualità dei prodotti e la capacità di assorbimento degli stessi sui mercati esteri. Lo stimolo all’occupazione nel settore agroindustriale deve interessare soprattutto i giovani in un’ottica innovativa di conduzione dell’impresa agricola.
 
 

E’ essenziale, infine, che proprio all’interno delle attività del Patto Territoriale trovino la giusta collocazione ed integrazione enti qualificati di ricerca e di innovazione tecnologica come l’Università e il Politencico di Bari, lo IAM, e Tecnopolis soprattutto in fase di gestione ed attuazione del programma di sviluppo determinato dal Patto di Bari.

l'industria

L'industria della provincia è caratterizzata da una notevole diversificazione produttiva e contribuisce in modo determinante alla formazione del reddito e dell'occupazione.
 
 

Il panorama dell'industria vede coprire un ruolo leader all'industria meccanica e metallurgica, sia per il numero delle aziende, pari al 29,1% delle industrie presenti, che per il numero di addetti, il 42,7% del totale.
 
 

Il settore è stato caratterizzato negli ultimi anni da una fase espansiva, soprattutto nei comparti legati all'automobile ed all'alta velocità ed all'elettronica, dove consistenti investimenti in tecnologia hanno fatto aumentare gli indici di produttività, ed hanno permesso di ammortizzare i costi delle materie prime importate.
 
 

In base ai consuntivi di produzione relativi ai primi sei mesi del 1996, vi sono segnali di rallentamento e di assestamento sulle posizioni raggiunte. Da segnalare, inoltre che nel 1995-96 importanti aziende meccaniche italiane e straniere hanno deciso di aprire in provincia nuovi stabilimenti, segno questo della crescente capacità del nostro tessuto imprenditoriale di attirare investimenti, grazie all'indotto già esistente.
 
 

Seguono i settori dell'abbigliamento-tessile e delle calzature, che rappresentano complessivamente il 22,8% delle aziende ed il 18,2% degli occupati.

Il settore calzaturiero sta attraversando una fase di difficoltà dovuta soprattutto alla forte concorrenza dei paesi esteri.
 
 

Le aziende del distretto industriale di Barletta, specializzate nelle calzature per lo sport ed il tempo libero, hanno effettuato recentemente forti investimenti puntando alla diversificazione del prodotto, per conquistare nuove fette di mercato.
 
 

Diverso peso ha, invece, l'industria alimentare, presente con aziende di differente dimensione, che mantiene il terzo posto per consistenza con il 15,3% delle aziende ed il 12,1% degli addetti. Questo settore, che ha registrato un buon andamento ed un buon incremento dei rapporti con l'estero, è ostacolato dalla polverizzazione della produzione, soprattutto in alcuni comparti, come quello caseario, che pure ha confermato un buon andamento produttivo.
 
 

Al quarto posto per numero di aziende il settore del marmo con il 9,8% di aziende ed il 2,5% degli addetti complessivi. L'industria del marmo, concentrata nella zona di Trani, è sempre più rivolta ai mercati esteri (Europa e Medio Oriente e Paesi asiatici) per l'insufficiente apporto della domanda interna, soddisfatta da serie di lavoratori artigianali.
 
 

Seguono poi l'industria chimica, dei manufatti in plastica e dei fertilizzanti che rappresenta il 6,1% delle aziende ed il 3,8% degli addetti, legno ed arredo col 5,9% delle aziende ed il 7,2% degli addetti, poligrafica ed editoria, con 5,3% delle aziende ed il 4,8% degli addetti.
 
 

L'industria dei manufatti in cemento (2,9% delle aziende ed il 3% degli addetti), quella dei laterizi e vetro (1,7% delle aziende ed il 4% degli occupati), e del cemento, calce e gesso (1% delle aziende e l'1,7% degli addetti) hanno risentito dell'andamento negativo del settore edile, sia nel campo dell'edilizia privata, che in quello delle opere pubbliche.
 
 

L'aumentata propensione all'export delle industrie baresi, è, insieme al processo di modernizzazione intrapreso da molte aziende, il fenomeno che ha maggiormente connotato l'industria della prima metà degli anni 90, in particolare nei settori dell'agroalimentare e del calzaturiero.
 
 

Negli ultimi quattro anni le aziende pugliesi hanno raddoppiato il volume delle esportazioni che è passato da 4,481 miliardi del 91 a 8.800 del 1995. Segno questo del rafforzamento della struttura produttiva locale. Nel 1995 l'export è aumentato in provincia di circa il 38%, ben 8 punti in più rispetto alla media nazionale. Oltre il 44,4% delle aziende manifatturiere baresi presenti nell'annuario, esportano il proprio prodotto, prevalentemente verso l'Europa (il 68,6 U.E. 11,1% Altri Paesi europei), Medio Oriente 5,6% U.S.A., 5,2% più di un terzo delle aziende esportatrici (il 36,6%) esportano oltre il 50% della produzione all'estero.
 
 

Altra importante caratteristica del tessuto produttivo tipico dell’area del Patto di Bari, è la diversificazione delle iniziative industriali sul territorio provinciale, anche se alcune aree presentano una maggiore vocazione in alcuni settori come l'agglomerato Bari-Modugno.

l'artigianato
 
 

In Provincia di Bari i settori nei quali predomina l'impresa artigiana sono l'industria meccanica, quella agroalimentare, il tessile-abbigliamento, il calzaturiero e la lavorazione del legno.
 
 

Nella nostra Provincia è particolarmente evidente, nell'agroalimentare, la integrazione tra attività del settore primario e attività industriali.
 
 

Una ulteriore evidenza peculiare della provincia di Bari è la concentrazione di imprese artigiane nel campo delle ceramiche e dei materiali per l'edilizia.

Infine la filiera dei settori tessile abbigliamento e lavorazione di pelli e cuoio, che costituisce un punto di riferimento del modello di sviluppo della piccola industria italiana, è ben rappresentato anche nella nostra provincia.
 
 

Il nostro artigianato si differenzia da quello delle regioni del Nord-Ovest, dove prevale l'Italia dell'artigianato industriale, ovvero un modello di sviluppo fortemente legato alla presenza dei grandi gruppi industriali, dove la piccola impresa artigiana ha integrato i suoi processi produttivi con quelli della grande impresa, offrendo un importante contributo in termini di qualità e precisione, in primo luogo nel settore meccanico.
 
 

Si sta sviluppando anche, in continuità con l'Italia del modello Adriatico, localizzato in Veneto, Emilia-Romagna, Marche ed Abruzzo, ma proteso anche verso di noi, l'Italia dei distretti industriali e dei sistemi di produzione a grande specializzazione, formati da piccole imprese integrate verticalmente, e dove la componente economico-produttiva si sovrappone spesso e volentieri alla dimensione sociale ed occupazionale. Qui prevalgono gli aspetti di efficienza imprenditoriale e qualità gestionale
 
 

Ma la nostra provincia è anche caratterizzata dall'artigianato diffuso - quello forse maggiormente corrispondente alla visione vecchio stile di questa attività - che non ha legami con le grandi imprese, né gode della "autodifesa" costituita dalle aggregazioni dei distretti.
 
 

Infine, in Provincia di Bari come in gran parte del Sud, si manifesta anche la fascia indifferenziata dell'artigianato debole, più orientato al settore dei servizi che non alla produzione manifatturiera. Anche per questo si registra una propensione dell'imprenditore a investimenti a minor contenuto di capitale, assieme a una maggiore sensibilità nei confronti dell'intervento pubblico.
 
 

E' un'area indubbiamente debole, insomma, verso la quale vanno concentrati i maggiori sforzi di assistenza, formazione, informazione e qualificazione degli operatori. Un ruolo che deve ricevere un sostegno pubblico, ma che deve essere accompagnato da una parallela crescita delle capacità imprenditoriali degli artigiani locali, con un ruolo propulsivo e di regia delle associazioni di categoria.
 
 

Prendere coscienza del fatto che l'azienda artigiana rappresenta più di un terzo delle piccole e medie imprese della Provincia: motore, spesso nascosto, di quell'arcipelago produttivo definito "europeo" di Pmi dal quale dipendono i due terzi della forza lavoro della Provincia.
 
 

La "rete intelligente" del sistema di produzione in Provincia di Bari passa anche attraverso le maglie strette della manifattura artigiana, ma rischia di impigliarsi sul terreno della mancata modernizzazione.
 
 

Bisogna allora riconoscere che investire sulla crescita di questo specialissimo gigante - aggredendo i nodi irrisolti della mancata modernizzazione e di una pubblica amministrazione poco efficiente - significa investire in competitività per l'intero sistema produttivo provinciale.
 
 

il turismo

Costituiscono elementi di base ai fini dello sviluppo locale: l’elevato turismo di transito verso il Mediterraneo, le risorse paesaggistiche e climatiche, il notevole patrimonio culturale esistente nell’area del Patto.
 
 

Pur con queste premesse, le debolezze del settore del turismo riguardano soprattutto lo scarso utilizzo delle strutture ricettive rispetto agli standard nazionali, la scarsa valorizzazione del patrimonio culturale (artistico, folcloristico, storico, archeologico), il deterioramento ambientale e un insufficiente sistema dei trasporti.
 
 

Le strutture ricettive della provincia di Bari totalizzano circa 17.000 posti-letto; ricevono ogni anno circa 450.000 clienti, per un totale di circa 1.400.000 pernottamenti. Il dato medio di pernottamenti per posto-letto (85) è allineato al dato nazionale. Il Prodotto Interno Lordo a prezzi costanti relativo a tale attività nella Provincia è stimabile in un valore superiore a 250 Miliardi di lire per anno.
 
 

Si tratterebbe di dati sostanzialmente positivi, se non apparisse in tutta la sua gravità il sostanziale sotto-utilizzo del potenziale turistico, rappresentato da una struttura di offerta di ricettività turistica di un ordine di grandezza inferiore al dato medio nazionale: solo 11 posti-letto ogni 1000 abitanti (circa 60 in Italia); solo 15 strutture ricettive ogni 100.000 abitanti (circa 107 in Italia).
 
 

E' evidente che il recupero di una base economica forte per l'intera provincia passa sicuramente attraverso il potenziamento della offerta, unito alla attrazione della domanda di turismo (legato tanto agli affari, quanto alla dimensione congressuale, quanto al transito da e per l'area del Mediterraneo, quanto al tempo libero) con prodotti nuovi, che siano anche in grado di diminuire l'effetto - stagione.
 
 

Sotto questo aspetto, occorre sicuramente ripensare il rapporto fra città e mare, fra città ed hinterland, i rapporti con il Centro-Nord, con l'Europa e con il Mediterraneo, nella molteplice dimensione dei trasporti, della qualità e della sicurezza dell'ambiente e della vita, della cultura e dello sport.
 
 

Senza dimenticare, infine, che il turismo è un tipico settore trainante per una serie di altre attività, dalle costruzioni, al commercio, ai servizi, tanto da fare stimare recentemente, in uno studio promosso dal Dipartimento del Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che almeno un quinto del PIL nazionale è imputabile ad attività direttamente ed indirettamente connesse con il turismo ed il tempo libero.
 
 

I nove comuni del Patto di Bari occupano una superficie di 398,25 kmq con una popolazione complessiva di 475.665 abitanti, corrispondenti ad una media di abitanti per kmq pari a 882, di cui il 72% concentrata nel comune di Bari. Essi sono legati da forti omogeneità sul piano economico e sociale. L’integrazione tra i comuni del patto trova conferma nella stretta relazione che lega tutti i comuni al capoluogo di Regione con il quale sono forti le interrelazioni economiche e produttive.
 
 

I nove Comuni del Patto di Bari occupano una posizione strategica nel territorio della provincia di Bari proprio in ragione della loro distribuzione sulla cintura del capoluogo di regione, configurandosi come un’area essenziale di raccordo tra la costa e le zone interne.
 
 

L’adeguamento degli strumenti urbanistici alle nuove esigenze infrastrutturali e produttive legate alle iniziative del Patto produrrà sicuramente una maggiore vivibilità territoriale dell’area del patto e contribuirà a mitigare l’attuale divario di sviluppo economico ed infrastrutturale esistente tra le aree costiere e le aree interne. Questa dicotomia che incide profondamente nel tessuto sociale come in quello economico deve trovare la giusta soluzione in un equilibrio e valorizzazione nell’utilizzo integrato del territorio dell’area del patto.
 
 

I comuni del patto sono omogenei per vocazioni economiche prevalenti, perché accomunati da una terziarizzazione elevata del sistema produttivo, a cui oppongono resistenza una radicata tradizione agricola e un tessuto fitto di imprese industriali legate ai prodotti dell’agricoltura locale o alla manifattura.

Emerge chiaramente una vocazione prevalentemente agricola per i comuni di Sannicandro, Casamassima, Valenzano e Adelfia per il peso degli attivi in agricoltura sulla popolazione attiva totale, per il numero di aziende agricole rispetto agli abitanti.
 
 

L'industria manifatturiera pugliese si presenta distribuita territorialmente in maniera disomogenea: in soli 15 comuni si concentra il 57% dell'occupazione di settore.
 
 

L'area del capoluogo di regione, che conta il 16,7% della popolazione ed il 17,9% dell'occupazione manifatturiera, possiede una quota prossima al 30% in servizi infrastrutturali, professionali e finanziari.
 
 

Al di sotto del peso demografico e di quello del manifatturiero è la consistenza della quota dei servizi per i comuni del patto. Questo fatto è plausibile se si pensa alla concentrazione dell'erogazione dei servizi negli agglomerati urbani e metropolitani. Resta tuttavia il problema di un eccessivo squilibrio tra apparato produttivo e servizi, soprattutto nelle aree endogene.
 
 

E' pertanto utile organizzare l'offerta dei servizi a livello territoriale, in particolare di quelli infrastrutturali, formativi, di ricerca e creditizi in modo tale da facilitare i processi di crescita dell'apparato produttivo. Una politica di riequilibrio dell'offerta dei servizi trarrebbero benefici oltre che i sistemi locali di piccola e media impresa, anche i comparti di attività terziarie a questi legati, innestando un circuito virtuoso ed autopropulsivo dello sviluppo locale del territorio del Patto.
 
 

L’intero comprensorio dei comuni del Patto è dotato di risorse paesaggistiche e naturalistiche unite a vestigia storiche ed architettoniche di assoluto valore, che rafforzano l’ipotesi di una vocazione turistica del territorio.
 
 

2.2. Individuazione delle finalità generali del Patto e relazione con la programmazione regionale
 
 

Il Patto Territoriale di Bari ha indicato, nel quadro appena delineato, un complesso organico di interventi misurati sulle peculiarità produttive del territorio, perseguendo un disegno unitario di sviluppo delle attività economiche e delle infrastrutture, oltre che l’obiettivo del miglioramento della qualità della vita delle popolazioni interessate.

Sono stati individuati i seguenti obiettivi prioritari alla base del Patto:

1. valorizzare le iniziative che presentano caratteri autopropulsivi di ulteriore sviluppo;

2. realizzare le maggiori ricadute possibili sul piano occupazionale;

3. favorire la nascita di nuove attività economiche e l’ampliamento di quelle esistenti;

4. promuovere la ristrutturazione, la riorganizzazione e la riqualificazione delle imprese;

5. migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione;

6. potenziare e razionalizzare l’offerta di servizi alle piccole e medie imprese;

7. migliorare le condizioni di accesso al credito delle imprese a breve e medio termine nella realizzazione delle iniziative del Patto, anche attraverso soluzioni innovative e di organizzazione della domanda;

8. qualificare e migliorare le relazioni industriali tra le parti interessate secondo le regole concertative del Patto e con l’utilizzo di forme di flessibilità sui vari temi contrattuali, per nuove iniziative ed ampliamenti di quella esistente e per tempi definiti;

9. qualificare le risorse umane con progetti mirati di formazione;

10. promuovere azioni per ridurre l’area del sommerso e del lavoro irregolare;

11. attrezzare il sistema territoriale in modo che possa cogliere le opportunità di agevolazioni e finanziamenti regionali, nazionali ed europei destinati a interventi pubblici e privati di sostegno all’economia;

12. favorire la diffusione di imprese e altre iniziative no-profit nel sociale.
 
 

Un obiettivo trasversale è quello di orientare le Amministrazioni e le imprese a percorrere con rapidità ed efficacia i nuovi scenari aperti dall'evoluzione della normativa, in termini di:
 
  · sviluppo eco-compatibile,

· nuovi criteri di gestione del territorio,

· compatibilità ambientali ed economiche, ivi incluse le scelte tecnologiche dello smaltimento, le innovazioni e le opportunità impiantistiche.
 
 
 
 

2.3. compatibilità complessiva del Patto con lo sviluppo ecosostenibile
 
 

Particolare attenzione è stata riposta dai promotori del Patto nel promuovere, insieme allo sviluppo imprenditoriale locale, la tutela dell'ambiente e il risparmio energetico. Infatti, tra gli indicatori utilizzati per l'ammissione dei progetti di investimento al Patto Territoriale è stato inserito un indicatore che favorisce, a parità di altre condizioni, le iniziative che propongono maggiori investimenti per mitigare gli impatti ambientali indotti dalle attività produttive e per il risparmio energetico. Ciò contribuisce a promuovere lo sviluppo in equilibrio con l'ambiente e stimola una cultura imprenditoriale rispettosa dell'ambiente e della salute dei lavoratori.
 
 

L'indicatore ambientale, mutuato dall'analogo indicatore impiegato per la formulazione delle graduatorie della 488, è descritto al paragrafo 3.4.
 
 

Dalla successiva tabella si evince che gli investimenti in tutela ambientale e risparmio energetico previsti dai progetti assommano a 6,5MLD su un totale di investimenti di 200MLD e pari al 3,2 percento. Tutti gli investimenti in tutela ambientale sono previsti per il settore del manifatturiero come, del resto era logico attendersi, rispetto agli altri settori, per il maggiore impatto ambientale associato di norma alle attività della produzione industriale e dell'artigianato.
 
 
 
 

3. Validità ed efficacia delle singole iniziative in relazione agli obiettivi di sviluppo locale
 
 
3.1. Individuazione dei fabbisogni e degli obiettivi di intervento
 
 

I fabbisogni specifici di miglioramento nei settori dell'industria, agroindustria, servizi e turismo scaturiscono dall'analisi del contesto socio-economico sviluppata nel protocollo di intesa e riassunta al successivo paragrafo 3.3.
 
 

Alcuni spunti significativi sui fabbisogni e sugli obiettivi di intervento per il Patto Territoriale di Bari sono emersi nel corso di alcune delle più recenti Assemblee dei Sottoscrittori. In particolare, sono state sottolineate le seguenti necessità:
 
 

Rispetto ai settori economici coinvolti nel Patto si può osservare che:

3.2. Quantificazione degli obiettivi di sviluppo locale
 
 

Gli obiettivi prioritari del Patto di Bari sono stati dichiarati nel corso della fase di concertazione tra tutte le forze sociali interessate e sono, con particolare riferimento ai primi quattro obiettivi:
 
 

1. valorizzare le iniziative che presentano caratteri autopropulsivi di ulteriore sviluppo. Sia nella fase di concertazione che in quella di istruttoria dei progetti imprenditoriali, grande attenzione è stata posta sulle iniziative caratterizzate da elevata innovatività e autopropulsione. Questo allo scopo di avviare, con il Patto Territoriale, un porcesso di sviluppo che partendo dall'attuazione di questo porogetto éPatto possa autosostenersi e amplificarsi creando a posteriori ulteriori condizioni ottimali di sviluppo. Nel settore del manoifatturiero, in particolare, è importante migliorare la competitività dei prodotti e ridurre l'esternalizzazione nei processi di produzione,

2. realizzare le maggiori ricadute possibili sul piano occupazionale. Molta attenzione è stata posta in fase istruttoria, soprattutto dalle reppresentanze sindacali, al problema della occupazione, non tanto in termini assoluti rispetto alle singole iniziatrive imprenditoriali proposte, quanto in termini di capacità di queste ultime di promuovere ulteriore nuova occupazione anche successivamente alla fase di avvio a regime delle stesse.

3. favorire la nascita di nuove attività economiche e l’ampliamento di quelle esistenti. I promotori hanno inteso promuovere nel Patto lo sviluppo di nuove attività economiche altamente innovative per tipologia di produzione e strettamente interconnesse con i settori produttivi dominanti nel territorio.

4. promuovere la ristrutturazione, la riorganizzazione e la riqualificazione delle imprese che devono cogliere nel Patto Territoriale l'occasione per rivisitare la propria struttura organizzativa e produttiva adeguando i sistemi e i cicli ai nuovi metodi e tecniche di produzione per aumentare la propria capacità produttiva.
 
 

3.3. Descrizione delle linee di intervento previste e presumibili impatti sul conseguimento degli obiettivi
 
 

Il perseguimento degli obiettivi di cui sopra comporta, per i cinque settori ammissibili al finanziamento, rispondono alle seguenti priorità.
 
 

Sviluppo e innovazione del settore manifatturiero
 
 

Il settore dell’industria manifatturiera è stato presentato come settore strategico per tutta l’area di riferimento del Patto, e in particolare per alcuni comuni che hanno nell’industria tessile e meccanica le principali attività economiche.
 
 

La scelta di riservare adeguato spazio a questo settore anche nell’ambito degli interventi promossi con il patto territoriale trova un riscontro nell’esigenza di assicurare alle aree interessate un processo di sviluppo dinamico ed uniforme al tempo stesso. Ciò sia in ragione dell’attuale situazione congiunturale, che rende urgenti ed indispensabili interventi di sostegno al sistema produttivo locale sia al fine di rilanciare lo sviluppo del territorio nel suo complesso e non quello di singole iniziative imprenditoriali in modo sporadico.
 
 

La valutazione dei progetti presentati è dunque una valutazione integrata, che ha verificato oltre che le caratteristiche dei singoli progetti anche la coerenza interna dei progetti di questo settore con quelli del comparto dei servizi reali alle imprese e con gli obiettivi complessivi di sviluppo dell’area.
 
 

Le priorità di azione per promuovere lo sviluppo e l’innovazione nel settore manifatturiero, in modo integrato con il comparto dei servizi reali alle imprese, sono pertanto le seguenti:
 
 

1. assecondare la co-operazione imprenditoriale Nord-Sud;

2. sostenere la qualificazione della produzione locale;

3. favorire la realizzazione di iniziative per l’attrazione di investimenti esterni al’area.
 
 

Innovazione e valorizzazione del settore agro-industriale
 
 

Il settore agroindustriale, soprattutto per i comuni situati a Sud del capoluogo, è un settore in crescita anche per la forte vocazione agricola di questi territori e assume una rilevanza strategica per la crescita dell’economia dell’intera area e anche per la crescita della base occupazionale.
 
 

La rilevanza strategica deriva dalla capacità delle attività di trasformazione dei prodotti della terra di valorizzare le risorse dell’agricoltura locale, impedendole di perdere ancora di più quote di mercato, rispetto a quanto già accade nelle tendenze nazionali ed internazionali.

Nell’epoca della globalizzazione dei mercati i prodotti della nostra terra sono assediati da due grandi pericoli:

  1. la concorrenza dei paesi in via di sviluppo che si affacciano sul Mediterraneo, che si caratterizzano per clima, ambiente e produzioni molto simili a quelle della nostra area, ma che invadono i mercati europei imponendosi a prezzi assolutamente competitivi, vista la presenza di mercati del lavoro assolutamente anomali rispetto a quelli tipici di economie avanzate;
  2. la scarsa capacità fino ad ora mostrata dai produttori della nostra area a consolidare le proprie posizioni sul mercato nazionale ed internazionale con azioni congiunte di promozione dei prodotti, costituendosi anche in consorzi per l’ottenimento di Denominazioni di Origine Controllata e Protetta per i più tipici prodotti agricoli e di trasformazione degli stessi e con una maggiore vocazione al commercio con l’estero che punti a fattori di posizione altri rispetto al prezzo.

Il settore agro-industriale consente insediamenti produttivi che, tra tutti quelli che rientrano nell’area dell’industria manifatturiera allargata, hanno bassi livelli di impatto ambientale e consentono, nella misura in cui sostengono le attività agricole, di preservare il nostro territorio agricolo.
 
 

Interventi nel settore agro-industriale consentono, peraltro, di ottenere – se si definiscono congiuntamente adeguate politiche attive del lavoro – incrementi occupazionali più ampi e che hanno effetti benefici anche nel settore dell’agricoltura e in quello della commercializzazione dei prodotti.
 
 

Il potenziamento del settore agro-industriale e della sua base produttiva è quindi uno degli obiettivi prioritari che i soggetti promotori del Patto Territoriale di Bari intendono perseguire nell’ambito del disegno complessivo di sviluppo integrato e sostenibile del territorio. Tale obiettivo generale deve essere perseguito attraverso le seguenti priorità di azione:
 
 

1. sostenere la creazione di marchi di qualità;

2. favorire l’associazionismo fra i produttori;

3. promuovere la realizzazione di strutture per la trasformazione dei prodotti agricoli.
 
 

Sviluppo nel settore dei servizi alle imprese
 
 

In linea con quanto espresso nel protocollo di intesa, le proposte imprenditoriali presentate al Patto hanno teso al soddisfacimento dei seguenti bisogni:
 
 

1. sostenere la riqualificazione organizzativa del commercio attraverso la promozione di reti di superfici medio-piccole anche all’interno di iniziative di recupero urbano;

2. sostenere l’offerta di servizi tecnologici, commerciali e gestionali;

3. orientare all'impiego produttivo le competenze tecnologiche e di servizio delle Università e della ricerca pubblica, sostenendo lo sviluppo della innovazione nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione con il supporto dei Parchi Scientifici e Tecnologici;

4. sostenere idonei interventi di "alta" formazione valorizzando le potenzialità delle strutture di ricerca e trasferimento tecnologico esistenti sul territorio;

5. valorizzare il ruolo della Fiera del Levante e della CCIAA nelle politiche di sostegno alla commercializzazione ed alla internazionalizzazione delle produzioni locali;

6. promuovere la diffusione di iniziative qualificate nel campo dei servizi e dell’assistenza sociale.
 
 

Sviluppo del turismo
 
 

Il potenziamento delle strutture e lo sviluppo di attività nel settore della ricettività turistica è assunta come condizione essenziale per la valorizzazione e la maggiore fruizione del patrimonio artistico-cultarale disponibile nell'area del Patto.
 
 

Il fatto che tuttora la Puglia centrale, cioè quel territorio coincidente con la provincia di Bari, e in particolare con il comprensorio del Sud barese, fatichi ad attrarre visitatori è comprensibile per i seguenti fattori di criticità:

  1. la carenza di figure professionali adeguatamente formate, che abbiano le competenze per individuare itinerari - conoscendo i patrimoni delle singole località - legare tali itinerari a degli eventi (si pensi all’immenso patrimonio di tradizioni folcloristiche e di feste popolari e religiose) e promuovere i comuni, legati tra loro da una storia, da tradizioni e da un patrimonio artistico per molti versi con caratteristiche simili;
  2. la dotazione quantitativamente e qualitativamente ancora non adeguata della struttura ricettiva esistente;
  3. l’assenza di azioni integrate di promozione del territorio e di valorizzazione di tutte le sue ricchezze naturali e artistiche;
  4. la carenza di imprese capaci di gestire con profitto e con efficacia servizi per il turismo.

Il turismo, in tale ottica, può essere un efficace strumento per conseguire i seguenti risultati:

In coerenza con quanto fin qui detto, le azioni da favorire nell’ambito del patto territoriale di Bari sono tutte quelle orientate a:
 
 

1. sostenere la qualità della offerta ricettiva;

2. favorire l'incontro fra domanda ed offerta di prodotti convenzionali ed innovativi;

3. promuovere iniziative rivolte alla destagionalizzazione dei flussi turistici.
 
 
 
 

Realizzazione e potenziamento delle infrastrutture
 
 

La presenza di infrastrutture sul territorio determina, al pari di altre condizioni, la scelta della localizzazione, in quanto lo scenario ambientale è una delle componenti fondamentali, anche implicito, di prodotto.
 
 

Facilità degli scambi, superamento delle esternalità negative nella produzione, miglioramento della qualità della vita, sono tutti fattori in grado di condizionare in modo rilevante le decisioni di investimento, e quindi di accrescere l’attrattività del territorio. In un sistema che vede la trasformazione degli assetti produttivi e la globalizzazione degli scambi, le economie esterne alle imprese diventano altrettanto importanti di quelle ottenibili al loro interno.
 
 

Per tutto ciò un processo di sviluppo integrato e sostenibile non può prescindere, anzi si fonda anche sulla predisposizione di un piano di infrastrutturazione del territorio, che faccia riferimento soprattutto all’infrastrutturazione ‘leggera’ di supporto ai nuovi insediamenti produttivi nell’area del Patto di Bari.
 
 

Le amministrazioni pubbliche che hanno sottoscritto il Patto hanno previsto un insieme di progetti infrastrutturali strettamente funzionali alle iniziative imprenditoriali proposte all'interno del Patto stesso.
 
 

A partire dalla fase di realizzazione del patto territoriale, tuttavia, è sentire comune di tutti i soggetti promotori del patto stesso la necessità di allestire nuove progettazioni e reperire risorse aggiuntive (di provenienza regionale, nazionale e comunitaria) per realizzare nuove infrastrutture di potenziamento complessivo dell’area, nel quadro più ampio di azioni finalizzate ad accrescere l’attrattività dell’area del sud barese per gli investimenti dall’estero e da altre aree dell’Italia.
 
 

In particolare, secondo quanto già evidenziato nel protocollo di intesa, è stata data priorità alle seguenti tipologie di intervento:
 
 

1. sviluppare ed avviare ad operatività un piano di medio-lungo termine per la ristrutturazione del rapporto fra la città ed il mare, nelle sue valenze turistiche, commerciali e produttive;

2. sviluppare le infrastrutture e le reti di servizi nelle aree PIP e nell'ASI in relazione alle iniziative del Patto.
 
 

Rispetto ai progetti di infrastrutture presentati da parte delle amministrazioni comunali sottoscriventi il protocollo di intesa del Patto Territoriale di Bari, le priorità sono state indirizzate ai completamenti e adeguamenti delle infrastrutture degli insediamenti produttivi nei diversi comuni (aree PIP, ASI, zone artigianali, ecc.) come si evince dalle schede di progetti infrastrutturali proposte al Patto.
 
 

3.4. Individuazione e selezione delle iniziative
 
 

Per la selezione dei progetti di investimento delle imprese da includere nel Patto Territoriale di Bari è stato pubblicato un bando (riportato in allegato 1) con l'invito agli imprenditori ad aderire con proprie iniziative di investimento al Patto Territoriale. Nel medesimo bando sono stati riportati i criteri adottati dai Promotori per la selezione delle iniziative imprenditoriali e la formulazione della graduatoria di merito che costituisce l'ordine di priorità degli interventi secondo quanto stabilito dalla comunicazione del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica del 16.7.98.
 
 

I criteri adottati dai Promotori sono ispirati a valutare l'efficacia ed efficienza della singola iniziativa imprenditoriale sia sotto il profilo produttivo ed occupazionale, sia sotto l'aspetto di ecocompatibilità.
 
 

Gli indicatori previsti per la elaborazione della graduatoria di merito dei progetti imprenditoriali sono:
 
 

  1. Rapporto tra il capitale proprio immesso nell'iniziativa e l'investimento complessivo;
  2. Rapporto tra il numero di occupati attivati dall'iniziativa e l'investimento complessivo;
  3. Rapporto tra la misura massima dell'agevolazione concedibile, per dimensione dell'impresa ed ubicazione dell'unità produttiva, e la misura richiesta;
  4. Dimensione dell'investimento totale. A parità degli altri indicatori, hanno priorità gli investimenti di dimensione più contenuta rispetto a quelli di dimensione più elevata;
  5. Rapporto tra investimenti programmati per la tutela ambientale/risparmio energetico e l'investimento totale;
  6. Indice di localizzazione. E' posto pari ad 1 per le iniziative imprenditoriali che vanno a collocarsi in aree PIP, ASI, Zone artigianali o assimilabili, laddove queste esistano nel Comune di insediamento dell'iniziativa produttiva ed abbiano lotti disponibili. E' altresì posto pari ad 1 nel caso in cui nel Comune di insediamento dell'attività produttiva proposta non siano disponibili tali aree. E' posto, altrimenti, pari a 0,9. Tale indice permette di valorizzare gli investimenti infrastrutturali già effettuati dalle Amministrazioni.

Il punteggio è ottenuto calcolando i valori degli indicatori normalizzati relativi agli indicatori 1, 2, 3, 4 e 5 suddetti mediante la seguente formula:
 
 

Ini = ± (Ii - M) / D


 




Dove:

Ini= valore normalizzato per l'iniziativa n dell'indicatore i (i=1,2,3,4,5)

Ii = valore da normalizzare del singolo indicatore

M = media degli n valori da normalizzare (pari a quelli delle iniziative)

D = deviazione standard;

± il segno "+" è usato per gli indicatori 1,2, 3 e 5; il segno "-" per l'indicatore 4
 
 

La somma algebrica ottenuta, ponderata con l'indicatore 6 mediante la seguente formula:
 
 

fornirà il punteggio finale I ottenuto dall'iniziativa e determinerà la posizione della stessa nella graduatoria che conterrà i progetti di investimento da proporre al finanziamento CIPE.
 
 

In base alle disposizioni della Legge 488/92, alle società di servizi definite dalla specifica normativa, è riservato il 5 percento delle risorse destinate dal CIPE.
 
 

Rimandando per ulteriori dettagli all'allegato 1, è utile considerare che i primi tre indicatori sono ispirati ai corrispondenti indicatori utilizzati per le graduatorie della legge 488/92 che danno priorità alle iniziative imprenditoriali più efficienti in relazione ai mezzi propri investiti nell'iniziativa, alla occupazione prodotta a regime e alla misura dell'agevolazione richiesta.
 
 

L'indicatore 4 dà priorità, a parità di altre condizioni, agli investimenti di dimensione più contenuta favorendo un sostegno all'imprenditorialità diffusa nel territorio (secondo i principi ispiratori dello strumento dei patti territoriali) evitando il concentrarsi delle risorse su un numero esiguo di grandi iniziative.
 
 

L'indicatore 6 è un moltiplicatore che mira a valorizzare le infrastrutture già presenti sul territorio favorendo le iniziative che vanno a collocarsi in insediamenti produttivi sui quali le amministrazioni comunali hanno già in passato effettuato investimenti infrastrutturali.
 
 

Dall'esame delle proposte imprenditoriali avanzate emergono i seguenti dati di sintesi.
 
 

Le iniziative imprenditoriali presentate a seguito del bando pubblico sono state in totale 151 delle quali 96 sono risultate iniziative ammissibili al finanziamento, coerenti con gli obiettivi del Patto Territoriale e compiutamente documentate sia in termini di progetto di investimento sia in termini di documentazione necessaria all'istruttoria tecnica e alla successiva istruttoria bancaria. Due proposte incomplete non hanno indicato il settore di ammissibilità riducendo il numero delle proposte totali a 149.
 
 

Le 151 iniziative imprenditoriali pervenute in adesione al Patto Territoriale risultano distribuite nei diversi settori secondo quanto riportato nella successiva tabella, per un totale di investimenti previsti di 465MLD di cui 199MLD a carico dello Stato, con un contributo di capitali privati pari a 224MLD con la creazione di nuova occupazione per circa 2500 nuove unità nel periodo '99-2002.
 
 
 
SETTORI
Num.

iniz.

% sul totale
mezzi propri

(ML)

% sul totale
Agevevol. richiesta

(ML)

% sul totale
Nuova

occupazione

% sul totale
inv.totale
AGROINDUSTRIA
6
4%
16.790 
7%
14.482 
7%
133 
5%
38.190 
MANIFATTURIERO
96 
64%
151.066 
67%
121.560 
61%
1.764 
69%
293.586 
SERVIZI
28 
19%
16.732 
7%
15.783 
8%
388 
15%
32.211 
TURISMO
19 
13%
40.070 
18%
47.663 
24%
288 
11%
101.675 
totale
149 
100%
224.658 
100%
199.488 
100%
2.572 
100%
465.662 

 

Come si può constatare, il numero di proposte di investimento è stato più elevato nel settore del manifatturiero con una percentuale del 64% sul totale delle proposte e capitali propri, agevolazione e investimento totale superiore al 60% rispetto agli altri settori.
 
 

La percentuale più bassa di proposte di investimento (4%) si è avuta nel settore dell'agroindustria sia per le limitazioni poste dalla UE su tali attività produttive, sia per la tipologia stessa del tessuto produttivo che vede nel manifatturiero e nell'area industriale di Bari-Modugno i principali insediamenti.
 
 

Dovendo tuttavia trasmettere per la successiva istruttoria bancaria un complesso di iniziative che comporti un finanziamento a valere sulle risorse destinate dal CIPE non superiore al 20% del limite massimo di 100MLD stabiliti dalla Delibera CIPE del 21.3.97, si è dovuto procedere a selezionare un numero inferiore di iniziative, tra le 96 ammissibili, selezionandole in base alla relativa posizione in graduatoria e tenendo presente che le iniziative infrastrutturali proposte dalle Amministrazioni assommano ad un totale previsto di risorse pari a circa 26MLD. Le iniziative imprenditoriali, pertanto, non possono totalizzare un contributo a carico dello Stato superiore a 94MLD.
 
 

Le 94 iniziative imprenditoriali ammesse all'istruttoria bancaria (su un totale di 96 ammissibili e compitamente documentate) risultano, con le limitazioni su accennate, distribuite nei quattro settori produttivi secondo quanto riportato nella successiva tabella, per un totale di investimenti previsti di circa 200MLD di cui 110MLD a carico dello Stato, con un contributo in termini di capitali privati pari a circa 110MLD e con la creazione di nuova occupazione per circa 1200 nuove unità nel periodo '99-2002.
 
 
 
 
 
SETTORI
Num.

iniz.

% sul totale
mezzi propri

(ML)

% sul totale
Agevevol. richiesta

(ML)

% sul totale
Nuova

occupazione

% sul totale
inv.totale
AGROINDUSTRIA
4%
3.330 
3%
2.914 
3%
13 
1%
6.300 
MANIFATTURIERO
73 
78%
86.074 
78%
70.448 
75%
912 
73%
156.237 
SERVIZI
10%
11.825 
11%
10.395 
11%
177 
14%
20.999 
TURISMO
9%
9.649 
9%
10.315 
11%
140 
11%
21.666 
totale
94 
100%
110.878 
100%
94.072 
100%
1.241 
100%
205.202 

 
 
 

Da questa tabella sintetica si evince che il 75% delle risorse rese disponibili dal CIPE andranno a finanziare iniziative imprenditoriali nel settore del manifatturiero che risulta essere tra i più promettenti in termini di sviluppo economico per l'area del Patto; il restante 25% delle risorse verranno invece destinate all'agroindustria, al Turismo e ai servizi, confermando, l'analisi di scenario socio-economico-produttivo già riportata nel protocollo di intesa e brevemente tracciata nei precedenti paragrafi.
 
 

La distribuzione delle iniziative per Comune è riportata nella seguente tabella.
 
 
 
 
 
COMUNE
Num.

iniz.

% sul totale
mezzi propri

(ML)

% sul totale
Agevevol. richiesta

(ML)

% sul totale
Nuova

occupazione

% sul totale
inv.totale
ADELFIA
4
4%
4806,4
4%
6516,6
7%
58,0
5%
11755,5
BARI
35
37%
38099,6
34%
39073,3
42%
403,0
32%
80604,9
BITETTO
5
5%
2783,0
3%
2438,0
3%
34,0
3%
5749,0
BITRITTO
5
5%
9876,0
9%
9645,0
10%
150,0
12%
19672,0
CASAMASSIMA
5
5%
9900,0
9%
9996,0
11%
113,0
9%
21497,0
MODUGNO
34
36%
24043,3
22%
20061,6
21%
358,1
29%
49387,1
SANNICANDRO
4
4%
5434,0
5%
3911,0
4%
91,1
7%
9400,0
TRIGGIANO
2
2%
4600,0
4%
2430,0
3%
34,0
3%
7136,0
VALENZANO
0
0%
0
0%
0
0%
0
0%
0
totale
94
100%
110.878 
100%
94.072 
100%
1.241 
100%
205.202 

 

Dalla tabella emerge che il 70% delle iniziative si colloca nell'area dei Comuni di Bari e Modugno.
 
 


 
 

La distribuzione della nuova occupazione prevista per comune è riportata nel grafico seguente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Da un'analisi più approfondita sui dati delle proposte di investimento si possono sintetizzare alcune tabelle che caratterizzano più precisamente le diverse iniziative.
 
 

La tabella che segue mostra il numero di iniziative per settore che vanno a localizzarsi in insediamenti produttivi (indice di localizzazione=1) rispetto a quelle che non si localizzano in tali insediamenti (indice di localizzazione=0,9).
 
 
 
SETTORE
localizzazione
numero
AGR
0,9
AGR
1
MAN
0,9
26 
MAN
1
47 
SER
0,9
SER
1
TUR
0,9
TUR
1
Tot. …. 0,9
44 
Tot. …. 1
50 
totale
94 

 

Si può notare come solo per il manifatturiero il numero delle iniziative che si localizzano in insediamenti produttivi è maggiore delle altre. Per tutti gli altri settori la localizzazione al di fuori di tali insediamenti è nettamente superiore. Ciò è sicuramente da scriversi alla presenza di zone industriali, artigianali, Aree di Sviluppo Industriale, PIP, ecc. nelle quali è già elevata la presenza di imprese che operano nel settore manifatturiero.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La seguente tabella fornisce dati disaggregati per settore e tipologia di intervento tra quelli ammessi al finanziamento.
 
 
 
SET.
TIP.
N.
SET.
TIP.
N.
SET.
TIP.
N.
SET.
TIP.
N.
TOT
TOT
AGR NUO
MAN NUO
40 
TUR NUO
SER NUO
53 
56%
AGR AMP
MAN AMP
30 
TUR AMP
SER AMP
34 
36%
AGR AMM
MAN AMM
TUR AMM
SER AMM
3%
AGR TRA
MAN TRA
TUR TRA
SER TRA
0%
AGR RIS
MAN RIS
TUR RIS
SER RIS
4%
AGR RIC
MAN RIC
TUR RIC
SER RIC
0%
AGR RIA
MAN RIA
TUR RIA
SER RIA
0%
TOTALE
73 
94 
100%

 

Si può constatare che la maggiore percentuale di interventi (56%) si riferisce a NUOVE INIZIATIVE e che le restanti quote percentuali sono distribuite in ordine tra AMPLIAMENTO (36%), AMMODERNAMENTO (3%) e RISTRUTTURAZIONE (4%) con il massimo sempre nel settore del manifatturiero.
 
 

La seguente tabella riassume in un unico quadro tutte le informazioni disaggregate sino a questo punto fornite e può risultare utile per condurre analisi particolareggiate sulla struttura degli investimenti e delle agevolazioni richieste.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
AGR
INV
AGEV
MAN
INV
AGEV
TUR
INV
AGEV
SER
INV
AGEV
TOTN°
TOT

INV

TOT

AGEV

NUO
1
871
365
NUO
40
93.433
42.418
NUO
6
17.298
7.727
NUO
6
11.887
6.109
53
123.490
56.618
AMP
1
836
445
AMP
30
60.892
27.155
AMP
1
1.545
638
AMP
2
8.483
4.095
34
71.756
32.333
AMM
-
-
-
AMM
2
1.712
772
AMM
-
-
-
AMM
1
628
191
3
2.340
963
TRA
-
-
-
TRA
-
-
-
TRA
-
-
-
TRA
-
-
-
-
-
-
RIS
2
4.593
2.104
RIS
1
200
103
RIS
1
2.823
1.950
RIS
-
-
-
4
7.616
4.157
RIC
-
-
-
RIC
-
-
-
RIC
-
-
-
RIC
-
-
-
-
-
-
RIA
-
-
-
RIA
-
-
-
RIA
-
-
-
RIA
-
-
-
-
-
-
4
6.300
2.914
73
156.237
70.448
8
21.666
10.315
9
20.999
10.395
94
205.202
94.072
5%
4%
4%
78%
76%
75%
9%
11%
11%
10%
10%
11%
94
205.202
94.072 

 
 
 
 
 

Dalle analisi che l'apposito nucleo di valutazione ha condotto sulle iniziative imprenditoriali proposte si può affermare che quelle ammesse alla successiva istruttoria bancaria delineano prospettive di sviluppo coerenti con le finalità dichiarate dai Promotori e con gli obiettivi posti alla base del Patto Territoriale.
 
 

I diagrammi che seguono consentono una lettura più immediata dei dati sino ad ora esposti.
 
 
 
 
 
 

Tutte le iniziative imprenditoriali prevedono lo sviluppo in un arco temporale compreso tra il 99 e il 2001 con tempi variabili anche e soprattutto a seconda della dimensione dell'investimento proposto.
 
 
 
 

4. Coerenza e integrazione tra le diverse iniziative e validità complessiva del Patto
 
 
 
 
I progetti imprenditoriali presentati al Patto di Bari risultano in linea con il quadro socio-economico-produttivo e con le finalità di sviluppo del territorio che i promotori hanno delineato durante la fase di concertazione e definite nel protocollo di intesa.
 
 

Le vocazioni specifiche nell'ambito dei distretti produttivi dei diversi Comuni trovano conferma e si rafforzano nelle iniziative proposte dagli imprenditori.
 
 

L'analisi del tessuto produttivo delle diverse aree geografiche del territorio del Patto già condotta nel protocollo di intesa si ritrova rafforzata in termini sia di ampliamento che di nuove iniziative nei settori dominanti le diverse economie locali presenti nel Patto.
 
 

Non a caso il settore del Manifatturiero ha riconfermato la volontà degli imprenditori ad investire e la prospettiva di un mercato vivace ed in espansione soprattutto per alcune categorie di prodotti.
 
 

La stretta connessione esistente tra le proposte di servizi alle imprese e le iniziative produttive confermano un livello di integrazione progettuale e prospettano una rinnovata capacità di marketing del territorio del Patto.
 
 

La coerenza di ciascuna iniziativa proposta con gli obiettivi del Patto è stata valutata caso per caso verificandone l'efficacia rispetto al sistema produttivo delle imprese e dei servizi. Gli investimenti appaiono orientati a rafforzare i settori produttivi in forte crescita di mercato o nuove iniziative in grado di ridurre drasticamente la dipendenza dall'esterno del valore aggiunto sui prodotti. Queste considerazioni dimostrano, tra l'altro, una capacità imprenditoriale ed un livello di maturità nella cultura d'impresa che costituiscono carattere essenziale della proposta del Patto di Bari.
 
 

La crescita occupazione prevista a fronte delle iniziative imprenditoriali di circa 1200 nuove unità rappresenta un dato estremamente promettente per un'area, come quella del Patto, afflitta da livelli di disoccupazione eccessivamente alti.

Il rapporto tra nuovi occupati ed investimenti previsti è in media di 0,7 per 100 milioni non è alta se si tiene conto del fatto che il maggior numero di inziative riguardano il manifatturiero dove gli investimenti per nuovo occupato sono notoriamente più elevati rispetto agli altri settori.
 
 
 
 

5. Fattibilità giuridica e amministrativa del Patto
 
 

Massima attenzione è stata rivolta sia dai promotori che dagli imprenditori alla rapida cantierabilità di tutte le iniziative che si andavano a proporre all'interno del patto.
 
 

Il richiamo costante alla verifica puntuale, progetto per progetto, di tutti gli adempimenti necessari per l'avvio e la realizzazione dei progetti di investimento (previsti anche al punto B.16 del modulo di domanda) ha consentito in questa fase finale di poter contare su iniziative per le quali gli atti necessari e le autorizzazioni di merito sono limitate a quelle per le quali gli stessi Uffici Tecnici dei Comuni garantiscono la coerenza dei tempi di rilascio con i tempi di avvio e realizzazione delle iniziative.
 
 

Il contatto costante delle imprese con le amministrazioni e la particolare disponibilità di queste ultime ha permesso di configurare un insieme di progetti la cui fattibilità giuridica ed amministrativa è coerente con i tempi di svlluppo previsti nei Patti territoriale e limitata a soli 48 mesi.
 
 

La sottoscrizione di uno specifico protocollo amministrativo, aggiuntivo rispetto a quanto già indicato in termini di impegni dei sottoscrittori nel protocollo di intesa, conferma, inoltre, gli impegni delle amministrazioni ad avviare iniziative comuni volte a minimizzare i tempi necessari al rilascio delle autorizzazioni necessarie allo sviluppo delle iniziative proposte nel Patto.
 
 

Gli imprenditori hanno preferito, nella grande maggioranza dei casi, localizzare le proprie iniziative in aree già destinate ad attività produttive. Dal canto loro le amministrazioni, nel proporre progetti di infrastrutturazione, hanno puntato sul miglioramento e sul completamento di opere infrastrutturali in ambiti territoriali già a finalità produttive secondo le procedure amministrative correnti.
 
 

Con questi presupposti iniziali è stato relativamente agevole verificare e constatare la fattibilità giuridica ed amministrativa di ogni singola iniziativa imprenditoriale e infrasrtutturale.
 
 
 
 
 
 
 
 

6. Completezza, concretezza e coerenza dell'insieme degli impegni dei soggetti coinvolti
 
 
Il quadro delle Amministrazioni e degli Enti che hanno sottoscritto il Patto raccoglie in pratica tutti gli enti con poteri di controllo e di autorizzazione che, rispetto alle iniziative imprenditoriali avanzate nel Patto di Bari, saranno chiamati a diverso titolo a predisporre gli atti amministrativi e le autorizzazioni necessarie per l'avvio e la realizzazione delle iniziative previste.
 
 

Questa condizione dà forti garanzie in merito alla rapida cantierabilità di ciascuna iniziativa ammessa al Patto e al raggiungimento complessivo degli obiettivi che i Sottoscrittori si sono dati per lo sviluppo locale.
 
 

La completezza delle singole schede di inziative imprenditoriali e infrastrutturali sia sotto il profilo tecnico sia sotto quello amministrativo consente di avviare gli ulteriori accertamenti di carattere economico-finanziario che saranno a breve compiuti dalla banca concessionaria al fine di determinare il pacchetto progettuale definitivo per il Patto.
 
 

La concretezza delle iniziative imprenditoriali, tutte mirate allo sviluppo delle specializzazioni produttive del contesto locale, assicura il raggiungimento di migliori condizioni produttive sia in termini di potenziamento degli insediamenti attuali sia in termini di diversificazione mirante a ridurre la dipendenza dai fattori di produzione esterna.
 
 

Le iniziative infrastrutturali, nella loro concretezza, puntualizzano un'azione diretta a sostenere, soprattutto con le necessarie opere di urbanizzazione, le nuove iniziative imprenditoriali, concentrandosi sui distretti produttivi previsti nell'ambito delle diverse amministrazioni comunali.
 
 

Particolare attenzione è stata rivolta alla coerenza di ciascuna delle iniziative imprenditoriali proposte nel Patto con gli obiettivi di sviluppo fissati dalle forze sociali coinvolte e la coerenza complessiva di ciascuna di queste iniziative produttive tra esse nel territorio del Patto. La coesione che è stata richiesta agli imprenditori e la integrazione esistente tra le iniziative produttive e quelle dei servizi alle imprese è sicuramente elemento di sinergia tra le diverse iniziative.
 
 

Le infrastrutture previste, inoltre, supportano in modo coerente le iniziative imprenditoriali andando a promuovere completamenti e/o ampliamenti di opere di sicuro e diretto impatto positivo con la crescita delle attività produttive.
 
 

Dalle schede tecniche analizzate non si rilevano ulteriori necessità negoziali con altre strutture territoriali competenti per concessione ed autorizzazione rispetto agli insediamenti produttivi e alle opere infrastrrutturali previste nel Patto di Bari.
 
 
 
 

APPENDICE 1
 
 

LISTA COMPLETA DELLE INIZIATIVE IMPRENDITORIALI PROPOSTE PER L'ISTRUZIONE BANCARIA DEL PATTO DI BARI
 
 
 
 
 
 
 
 

ALLEGATO 1