Premessa
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Il primo asse strategico di sviluppo del Mezzogiorno gestito dal Ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica riguarda la promozione di sistemi locali attraverso la cooperazione di imprese, enti locali, associazioni industriali e del lavoro, banche, fondazioni, per il conseguimento di due obiettivi:
Il rilievo e le potenzialità di questo asse strategico derivano da tre fattori:
L'attuazione dell'asse strategico sistemi locali può oggi avvalersi di tre strumenti di programmazione negoziata:
Il nuovo approccio allo sviluppo locale concepito come risultato di una concertazione tra le forze politiche e sociali miranti a tracciare gli assi prioritari dello sviluppo del territorio, impone l’approfondita conoscenza sia delle modalità di strutturazione dei piani integrati di sviluppo, sia e soprattutto la conoscenza degli strumenti normativi ai quali fare ricorso per accelerare la crescita economica e sociale. Gli strumenti normativi, che saranno approfonditi in seguito, sono relativamente recenti e pertanto necessitano di approfondimenti in modo da poterli correttamente utilizzare. Le politiche dello sviluppo dal "basso" hanno ribaltato le vecchie logiche di sostegno alle imprese di carattere assistenziale con programmi imposti dall’Amministrazione Centrale o Regionale a cui spesso il livello locale si doveva adattare. Le Amministrazioni attualmente sono chiamate a dotarsi di professionalità specifiche ed adeguate sui temi di sviluppo locale in modo da poter rispondere efficacemente alle esigenze di crescita economica e sociale rispondendo così alle attese del mondo imprenditoriale e del territorio. I territori, poi, si differenziano per le loro ricchezze e le loro debolezze, per la struttura e l'evoluzione delle loro economie e della loro situazione occupazionale, per le istituzioni e le relazioni che le uniscono. È a livello di territorio che si operano gli adeguamenti fra l'offerta e la domanda di lavoro, e che i problemi quali la disoccupazione e l'esclusione prendono forma in presenza di squilibri. Il territorio costituisce altresì lo spazio in cui si concretizzano le iniziative private, dove si possono sperimentare soluzioni nuove, dove si articolano i progetti individuali e collettivi e dove si applicano numerosi programmi pubblici settoriali. E' a livello di territorio che vengono attuate le politiche attive del mercato del lavoro: aiuti alla creazione di posti di lavoro nelle imprese private o nel quadro di progetti socialmente utili, concessione di incentivi per favorire l'accesso all'impiego di gruppi in difficoltà sul mercato del lavoro, programmi di orientamento e di formazione professionale o programmi di aiuto alla ricerca di occupazione e all'inserimento. Queste politiche attive non si limitano, tuttavia, al solo mercato del lavoro. Esse si propongono anche di creare una dinamica di progetti da parte di e per gli attori locali: poiché ogni territorio costituisce il campo d'intervento di attori diversi, è interessante che questi possano appropriarsi dei programmi, scomporli e modificarne l'indirizzo per trasformarli in progetti finalizzati ai bisogni e alle priorità delle persone e delle organizzazioni interessate. L'impatto delle risorse destinate ai programmi ne esce notevolmente rafforzato. Se, a livello territoriale, le organizzazioni politiche, sociali, economiche, istituzionali e associative hanno un margine di manovra e mezzi sufficienti, potranno anche unire i loro sforzi per costruire progetti complementari che possano dare risposte multidimensionali a problemi individuali e collettivi complessi. In questo modo, potranno essere proposti servizi più completi e più accessibili, quali gli sportelli unici o percorsi integrati di ricollocamento. D'altra parte, le interazioni fra i partner permetteranno anche di rendere più efficaci i progetti: le azioni di formazione professionale si adatteranno meglio alle esigenze dell'economia locale, le perdite secche di posti di lavoro saranno limitate, l'esercizio di un controllo collettivo minimizzerà gli effetti distorsivi di aiuti in eccesso, di sostituzione o di concorrenza sleale. Il decentramento può contribuire ad aumentare il margine di manovra delle organizzazioni locali perché possano sperimentare e poi adottare tali approcci transettoriali basati sulla loro esperienza del territorio. Esso riguarderà sia l'elaborazione che il finanziamento delle politiche, fra cui quella occupazionale. Le autorità regionali o locali, i consigli regionali o locali tripartiti avranno allora la possibilità d'intervenire, direttamente o a titolo consultivo, nella definizione degli obiettivi e delle priorità, nonché nel coordinamento e nell'attuazione delle politiche. I partenariati si istituzionalizzano, infatti, in seno alle stesse strutture decentrate o in strutture parallele. Possono anche costituirsi in nuove associazioni dalla forma e dalla composizione variabile o, in maniera più puntuale, amministrando le relazioni mediante accordi di partenariato. Il decentramento, quindi, non solo fa evolvere le prassi degli attori locali: esso modifica anche quelle di coloro che intervengono e appartengono ad altri livelli. Attraverso lo stimolo alla sperimentazione, il sostegno alle esperienze pilota, il coordinamento e successivamente la diffusione delle esperienze riuscite, questi attori diventano allora i partner di un territorio dove una cultura del dialogo, della partecipazione e della cittadinanza responsabile infondono la volontà di immaginare, di plasmare e di controllare l'avvenire individuale e collettivo. |
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La Programmazione Negoziata
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La programmazione negoziata è la forma di concertazione e di regolazione concordata tra soggetti pubblici ai vari livelli istituzionali o tra uno o più soggetti pubblici competenti e le parti interessate all'attuazione di predefinite misure. Queste devono comprendere interventi diversi riferibili ad uno specifico obiettivo prioritario di sviluppo. E' attuata attraverso una varietà di strumenti differenziati per soggetti coinvolti, obiettivi perseguiti, livelli istituzionali di controllo e di regolazione. Contratto di programma (già previsto dalla legge 64/86): Come tale si intende il contratto stipulato tra l’amministrazione statale competente, grandi imprese, consorzi di medie e piccole imprese e rappresentanze di distretti industriali per la realizzazione di interventi oggetto di programmazione negoziata. Il contratto di programma è uno strumento di grande potenza con cui l'Amministrazione centrale può promuovere, attraverso l'erogazione di capitali a fondo perduto, l'investimento diretto nel Mezzogiorno da parte di grandi imprese, di consorzi di medie e piccole imprese, di distretti industriali. E' con questo strumento che sono stati realizzati gli investimenti della Fiat a Melfi e a Cassino, della SGS Thomson a Catania, della Texas ad Avezzano, della Natuzzi a Bari, della Barilla a Foggia e a Melfi e della Getrag a Bari, dell’Olivetti a Napoli. Si tratta in tutti i casi di investimenti che hanno profondamente alterato in modo positivo il quadro di convenienza dei sistemi locali prescelti e che hanno dischiuso opportunità non ancora pienamente sfruttate. Il rafforzamento del principio della valutazione dovrà comportare, anche in questo caso, l'impegno ad analizzare in modo approfondito l'efficacia degli interventi realizzati, la loro rispondenza agli obiettivi annunciati, diretti e indiretti. Tale verifica potrà consentire un migliore orientamento degli interventi futuri. Patto Territoriale Tra le molteplici definizioni che sono state adottate per i patti territoriali è utile riferirsi alle seguenti:
Contratto d'area Come tale si intende lo strumento operativo, concordato tra amministrazioni, anche locali, rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro, nonché eventuali altri soggetti interessati, per la realizzazione delle azioni finalizzate ad accelerare lo sviluppo e la creazione di una nuova occupazione in territori circoscritti, nell’ambito delle aree di crisi indicate dal Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro del bilancio e della programmazione economica e sentito il parere delle competenti Commissioni parlamentari e delle aree di sviluppo industriale e dei nuclei di industrializzazione situati nei territori di cui all’obiettivo 1 del Regolamento CEE n. 2052/88, nonché delle aree industrializzate realizzate a norma dell’articolo 32 della legge 14 maggio 1981, n. 219, che presentino requisiti di più rapida attivazione di investimenti di disponibilità di aree attrezzate e di risorse private o derivanti da interventi normativi. Entrambi questi due ultimi strumenti mirano a realizzare un’azione coordinata da parte di gruppi di soggetti locali: con enfasi sulla realizzazione di investimenti industriali e infrastrutturali fra loro integrati, il patto; con enfasi sull'accordo per condizioni particolari nei contratti di lavoro e di credito e nelle garanzie di sicurezza per aree interessate da gravi crisi occupazionali, il contratto d'area. La fase di avvio di questi strumenti è stata lunga e non priva di delusioni legate alle difficoltà con cui a livello locale la negoziazione fra le parti ha permesso l'emergere concorde di centri unici e autorevoli di responsabilità, all'attenzione insufficiente destinata alla valutazione dei programmi, al modo inadeguato con cui l'amministrazione centrale ha corrisposto alle necessità di questi nuovi strumenti di programmazione. Ma vi sono oggi le premesse per un salto di qualità. Perché, nonostante i ritardi e la qualità talora non elevata delle iniziative, nella preparazione e realizzazione di patti e contratti sono state sperimentate forme di coordinamento fra attori locali nuove per il Mezzogiorno. Perché l'amministrazione centrale ha tratto da questa esperienza insegnamento per il proprio stesso rinnovamento. Intesa Istituzionale di Programma Già prevista dalla legge 142/90, è un accordo tra amministrazione centrale, regionale o delle provincie autonome con cui tali soggetti si impegnano a collaborare sulla base di una ricognizione programmatica delle risorse finanziarie disponibili, dei soggetti interessati e delle procedure amministrative occorrenti, per la realizzazione di un piano pluriennale di interventi d'interesse comune o funzionalmente collegati. Definisce lo strumento di accordo tra i soggetti istituzionali a vari livelli territoriali, competenti ad intervenire in un determinato settore per definire l'impegno a collaborare mediante il cofinanziamento di una serie di azioni e di interventi, collegati funzionalmente ed inquadrati in un piano pluriennale, ancorchè non definiti globalmente in termini di fattibilità. Accordo di programma quadro E’ un accordo con enti locali ed altri soggetti pubblici e privati promosso da amministrazione centrale, regionale o delle provincie autonome, in attuazione di un'intesa istituzionale di programma per la definizione di un programma esecutivo di interventi di interesse comune o funzionalmente collegati. |
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Requisiti per l'avvio della programmazione negoziata
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I requisiti essenziali perché possano essere avviate iniziative di programmi di sviluppo a valere sugli strumenti della programmazione negoziata possono essere riassunti nei seguenti:
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Aspetti positivi
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Il passaggio dalla logica dell’Intervento Straordinario alla logica dello sviluppo "dal basso" ha determinato un cambiamento, promuovendo la maggiore responsabilità e progettualità a livello locale. Fra i principali fattori positivi della programmazione negoziata si possono indicare i seguenti:
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Principali nodi problematici
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Tra i principali nodi problematici che spesso rallentano (se non bloccano) il processo di concertazione su un programma di sviluppo locale, si possono annoverare i seguenti:
Oltre questi aspetti c’è da considerare che:
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Principali soggetti coinvolti
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Tutti gli strumenti della programmazione negoziata (contratto di programma, patti territoriali e contratti d’area) prevedono l’attivazione di alcuni soggetti per la concertazione sugli obiettivi di sviluppo che si vogliono dare al territorio conservandone vocazioni produttive e proprie specificità. In particolare le categorie delle cosiddette forze sociali che vengono coinvolte sono le seguenti:
Il partenariato che concerta e definisce gli assi strategici di sviluppo di un territorio si fonda su questi attori principali dello sviluppo. |
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Il Partenariato
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Non esiste un modello unico di partenariato. A situazioni diverse corrispondono modelli diversi. Nondimeno, alcune caratteristiche comuni a un grande numero di situazioni possono contribuire alla realizzazione di nuovi partenariati o all'evoluzione di quelli già costituiti. La mobilitazione delle persone e delle organizzazioni per realizzare un partenariato è il risultato di diversi fattori. Così, ad esempio, la creazione di un partenariato può essere un mezzo per elaborare e attuare una nuova strategia o un piano di sviluppo. In altri casi, è un modo di rispondere a una crisi locale, per esempio alle difficoltà o alla chiusura di un'importante industria locale con la conseguente perdita di posti di lavoro. In molti casi, sono le esigenze di finanziamento a giocare un ruolo determinante nella partecipazione ad un partenariato. L'azione integrata, vale a dire basata su un'interdipendenza tra attori diversi, è una caratteristica dei partenariati. È un mezzo per indurre i vari attori a impegnarsi in favore del processo di sviluppo dell'occupazione. Nel caso specifico, i partenariati multisettoriali che implichino la cooperazione dei settori pubblico, privato e associativo, tendono a essere considerati la norma nel quadro dello sviluppo territoriale integrato. Nondimeno, la preparazione di un partenariato o di un patto deve tenere conto delle possibilità concrete dei potenziali partner di impegnarsi, in particolare per quanto riguarda la loro volontà o capacità d'investirvi risorse o di prendervi decisioni collegiali o in partenariato. È questo il motivo per cui il numero dei partecipanti ufficiali ad un partenariato tende ad essere più ridotto di quello totale delle persone o organizzazioni aventi interesse alla sua attuazione. Tuttavia, la condizione indispensabile del suo successo è creare e mantenere strette relazioni con l'insieme dei partner associati. Il successo dipende anche dall'esistenza, in fin dei conti, di un vantaggio reciproco e di un valore aggiunto per ciascun partner. L'obiettivo del partenariato è in effetti quello di portare a buon fine un'impresa che nessuno dei partner, preso individualmente, sarebbe riuscito a compiere in altro modo. L'impresa richiede dunque una stima preventiva dei contributi che si attendono dai partecipanti, in particolare quelli in tempo e in risorse. La valutazione verte quindi prima di tutto sui risultati misurabili perseguiti dal partenariato e sull'impatto delle sua attività nel territorio: i partner s'impegnano al raggiungimento di un obiettivo comune, entro un periodo di tempo convenuto. Il successo dei partenariati dipende dunque dalla loro perfetta preparazione e dal coinvolgimento attivo dei loro partecipanti. Questa preparazione passa sovente attraverso un'analisi dei punti di forza e di debolezza del territorio interessato, preliminare alla definizione di una strategia locale o regionale per l'occupazione, ed all'impostazione di un piano d'azione rigoroso. Esiste una grande varietà di partenariati. Da un lato troviamo quelli che fungono da forum, piattaforme consensuali che servono come luoghi di dialogo tra persone e organismi e che agevolano il coordinamento o la cooperazione. Spesso sono informali o aperte, oppure hanno uno statuto ufficiale e cercano di definire obiettivi comuni e a stabilire un quadro strategico. Dall'altro esistono partenariati che hanno una vera e propria funzione esecutiva, dotati di personale, di risorse finanziarie e di efficaci strutture decisionali. Questo tipo di organizzazione permette di realizzare direttamente le azioni o di gestire un programma o un progetto. I partenariati assumono spesso una personalità giuridica distinta, con statuti propri e norme operative ben definite. Fra questi due poli esistono molte possibilità. Compaiono strutture più complesse, che implicano un partenariato di partenariati. Questa evoluzione si è resa necessaria per evitare sovrapposizioni e ripetizioni e per assicurare la complementarità delle azioni all'interno di un quadro strategico. Infine, la maggior parte dei partenariati richiedono la creazione di alcune funzioni centrali, come quelle di segreteria e di coordinamento (come accade nel caso della preparazione di un patto territoriale). Queste funzioni possono essere assunte da uno dei partner o da tutto il partenariato. Il primo caso può essere di più semplice realizzazione, ma non facilita la partecipazione attiva dei partner. Idealmente, il partenariato deve cercare di sfruttare al meglio le competenze, le risorse e l'esperienza di ciascuno dei partner. In alcuni casi questo obiettivo viene raggiunto dando maggiore importanza alle persone anziché alle organizzazioni. Questo contribuisce a stabilire l'identità del partenariato, e assicura le condizioni migliori per lo sviluppo delle capacità collettive dei partner associati. I partenariati ed i patti devono essere dotati di una struttura solida, ma anche flessibile. Quest'ultima qualità è richiesta per poter rispondere all'evoluzione delle esigenze locali. Questa è la ragione per cui occorre dedicare una particolare attenzione al funzionamento ed al rafforzamento delle strutture e dei processi decisionali del partenariato lungo tutto l'arco della sua esistenza. Esiste un ciclo di attività comune a tutti i partenariati. Questo ciclo comprende diversi compiti fra cui l'individuazione dei bisogni locali, la definizione e lo sviluppo del progetto, l'attuazione di un piano d'azione e di progetti specifici, il controllo e la valutazione. Una volta determinate le ambizioni e gli obiettivi dell'iniziativa, è generalmente necessario un lavoro più approfondito. Esso permette di identificare i bisogni specifici e di far emergere nuove idee di progetti. Successivamente, risulterà spesso necessaria una ricerca a livello locale, nonché un esercizio di presentazione sintetica degli attori e una verifica delle risorse. Queste ultime contribuiranno in modo significativo alla formulazione di idee progettuali. Questa fase sarà seguita da lavori sistematici di sviluppo di progetti che, nella maggioranza dei casi, presentano due aspetti: da una parte la sensibilizzazione e la mobilitazione di numerosi attori locali da una parte, dall'altra la messa a punto tecnica e finanziaria delle proposte di progetti. Tale fase sfocia normalmente in una valutazione e selezione dei progetti da parte del partenariato. Beninteso, l'attuazione di un piano d'azione e di progetti individuali produce un insieme complesso di attività: gestione finanziaria, ricorso all'expertise tecnica ed a competenze gestionali per la conduzione dei progetti, messa in rete e cooperazione a livello delle azioni complementari. Talune di queste attività saranno svolte in modo decentrato dai singoli partner, o da altri soggetti attuatori, specializzati in formazione, consulenza alle imprese, ecc. Altre attività saranno raggruppate e attuate da agenzie multiservizio, fra cui il partenariato stesso, nel caso disponesse delle necessarie risorse e capacità di realizzazione. In ogni modo il partenariato svolgerà un ruolo primario nel piano d'azione, specialmente per quanto concerne la gestione finanziaria. Normalmente, il partenariato avrà anche un ruolo importante nel controllo e nella valutazione globale del piano d'azione. Dovrà adottare una visione ampia e integrata, e la sua efficacia dovrà essere valutata in base agli effetti a lungo termine prodotti sull'insieme del rispettivo territorio, piuttosto che ai risultati immediati della sua attività. La concezione e la creazione di un partenariato richiedono, perciò, una capacità organizzativa e una competenza considerevoli. Anche se queste iniziative raccolgono una vasta gamma di competenze ed esperienze, è spesso necessario rafforzare le loro capacità collettive, per esempio, prevedendo una formazione in materia di gestione, di mediazione o di risoluzione di conflitti. Queste molteplici sfaccettature del partenariato contribuiscono a creare un senso di responsabilità collettiva, d'identità e di coesione. È così che il partenariato può diventare un modello di democrazia partecipativa e contribuire allo sviluppo delle competenze delle organizzazioni locali ed al loro rafforzamento. Un'apertura dei partenariati verso l'esterno si rivela spesso utile: essa permette loro di sviluppare relazioni con altre istanze simili e di scambiare esperienze. Allorché si stringono relazioni con altre organizzazioni indirettamente implicate a monte o a valle delle loro azioni, la loro credibilità appare spesso rafforzata, soprattutto quando si tratta di influenzare le politiche o l'applicazione di programmi di grande rilevanza. Altri fattori possono favorire il successo dei partenariati, ed in particolare l'attuazione di strategie e di piani d'azione: un obiettivo chiaramente definito, risorse organizzative e di amministrazione e una ampia disponibilità di competenze, dalla mediazione e dall'arbitraggio fra organizzazioni fino alla gestione di progetti, a seconda del ruolo del partenariato. I benefici del partenariato devono essere evidenti per tutte le parti interessate, comprese quelle che non sono formalmente implicate. Questi benefici si presenteranno sotto forma di un valore aggiunto netto, ma avranno anche un impatto tangibile sul territorio. È al partenariato che spetta il compito di controllare e di valutare i propri risultati in funzione delle ambizioni e degli obiettivi che si è prefissato. Gli spetta anche di adeguarli tenendo conto dell'evoluzione delle condizioni interne ed esterne. La flessibilità sarà la chiave del successo a lungo termine di ogni dispositivo di lavoro in partenariato. I partenariati si integrano, tuttavia, in un ambiente dinamico e talvolta loro stessi fanno evolvere il loro spazio. Dovranno allora dimostrare la capacità di adattare le loro strutture, i loro obiettivi ed i loro metodi a questi cambiamenti. Sarà dunque essenziale una valutazione permanente della validità e dell'utilità del dispositivo di partenariato, in funzione del contesto prevalente. In conclusione da ciò deriva quanto la capacità dei partenariati di durare a lungo dipenda da una combinazione di fattori. I più importanti sono senza dubbio la capacità di ottenere i risultati previsti, l'adattabilità alle modificazioni dell'ambiente, l'attitudine a diversificare le loro fonti di reddito, l'accesso alle risorse e, soprattutto, la facoltà di conservare il sostegno di tutte le parti interessate. |
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Inquadramento normativo
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Le politiche di intervento straordinario nel Mezzogiorno non sono state in grado di innescare un processo di sviluppo in quanto caratterizzate da interventi mirati ma calati dall'alto senza tenere conto delle caratteristiche e delle specificità del territorio, introducendo spesso una "frattura" tra il contesto socio-economico preesistente e il nuovo assetto imposto. Dopo la conclusione dell'Intervento Straordinario, la legge 488/92 ha consentito la ripresa delle agevolazioni per progetti di investimento nelle aree a ritardo di sviluppo. La legge 104/95 ha normato la programmazione negoziata per "coordinare i programmi di investimento e di sviluppo dando agli interventi un carattere organico e garantendo certezza e rapidità nei percorsi decisionali che coinvolgono più soggetti istituzionali o soggetti pubblici o provati" (M. Sai, 1997). Tralasciando gli altri riferimenti normativi delle delibere CIPE del 10-5-95 e 12-7-96 che disciplina gli strumenti della programmazione negoziata con l'intervento del CNEL, il riferimento normativo più recente risale all’articolo 2, c. 203 Legge 23.6.1996, n. 662, e alla Delibera CIPE del 21.3.97 che ridefiniscono gli strumenti e pongono una nuova disciplina che non prevede più l'intervento del CNEL nella fase di concertazione L’articolo 2, c. 203 Legge 23.6.1996, n. 662 dispone che "Gli interventi che coinvolgono una molteplicità di soggetti pubblici e privati ed implicano decisioni istituzionali e risorse finanziarie a carico delle amministrazioni statali, regionali e delle provincie autonome nonché degli enti locali, possono essere regolati sulla base di accordi" facenti capo alle seguenti tipologie:
Gli strumenti dell’Intesa Istituzionale di Programma e dell’Accordo di Programma Quadro riguardano accordi tra l’amministrazione centrale e le regioni o provincia autonome. I Patti territoriali, i contratti d’area e di programma, invece, rappresentano i principali strumenti per una effettiva programmazione che si sviluppi dal livello locale e, pertanto, di questi si tratta in dettaglio nel seguito. |
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