L'universo dele piccole e medie imprese manifatturiere,
che rappresentano in Puglia il 99,94% delle imprese e coprono più
del 90% della occupazione, è stato oggetto di una indagine nel quadro
delle attività RIS PUGLIA INNOVA, finalizzata a cogliere la loro
domanda di innovazione.
L'indagine è stata condotta mediante interviste dirette in 72 PMI appartenenti ai settori più rappresentativi della realtà produttiva pugliese: Alimentare, Moda, Chimica, Meccanica, Elettrotecnica, Elettronica industriale
L'intervista è stata orientata alla raccolta
di informazioni di tipo strettamente qualitativo, cercando di aggregare
le informazioni per "aree problematiche" piuttosto che per relazioni qualitative.
Tale impostazione ha prodotto pertanto una serie
di "casi di studio", prima ancora che l'elaborazione di statistiche settoriali
e/o territoriali.
Le "aree problematiche" trattare sono state
le seguenti:
a) La percezione delle problematiche tecnologiche
e la propensione all'innovazione.
b) I bisogni (espressi e non espressi), le potenzialità
e gli ostacoli all'innovazione tecnologica;
c) Il ruolo delle strutture esterne di ricerca
nello stimolare e guidare l'innovazione e nel favorire e realizzare il
trasferimento di tecnologie note.
d) Gli strumento necessari a rimuovere gli ostacoli
all'innovazione ed al trasferimento tecnologico.
Gli imprenditori dichiarano di perseguire strategie di sviluppo impostate sulla innovazione di prodotto nel 58,2% dei casi; sulla innovazione di processo nel 32,7% dei casi. Meno frequenti sono i processi innovativi incardinati sulle innovazioni organizzative (10,9%) e sulla innovazione di mercato (9,1%).
Agli occhi degli intervistatori, almeno il 20 % delle aziende intervistate pone in atto attività proprie di sviluppo di nuovi prodotti e nuovi processi, che gli imprenditori per primi non riconoscono come forme esplicite di ricerca e innovazione.
Alla richiesta di indicare l’origine della spinta ad innovare, il 38,2% delle imprese hanno dichiarato che l'innovazione origina dallo stesso imprenditore. Nel 36,4% dei casi il processo innovativo è innescato dai bisogni dei clienti, nel 27,3% dalle strutture tecniche, e solo nel 20% dai fornitori di macchinari e di materie prime.
Per quanto attiene le fonti di informazione utilizzate, il 36,4% degli imprenditori indica nei rapporti di scambio interpersonale il metodo più semplice e più efficace per aggiornare le proprie conoscenze, il 34,5% lo individua nelle fiere e nelle mostre specializzate, il 30,9% legge riviste tecniche ed il 16,4% di essi partecipano a convegni e seminari, soprattutto quelli organizzati dai fornitori di macchinari. Da rilevare, nel 12,7% dei casi, il ruolo svolto dai consulenti esterni nell'informare l'imprenditore sulle novità tecnologiche, mentre il compito informativo delle associazioni di categoria viene riconosciuto solo dall'1,8% delle imprese intervistate.
La domanda di informazione orientata alla innovazione riguarda soprattutto componenti e materiali (92 %), e poi i processi produttivi (65%), le attrezzature (61%), contenuti scientifici e tecnologici (12 %).
La modalità più frequente (60% circa dei casi) di introduzione dell’innovazione tecnologica nelle imprese intervistate avviene attraverso l’acquisto di nuovi macchinari o di componenti. Oltre che per l’esistenza di appositi incentivi nazionali (molte imprese - 40% circa - hanno utilizzato la L.64/86 o la L.488/92) questa prassi è la più seguita anche perché l’industria dei beni strumentali ha raggiunto dei livelli di qualità, prezzo e competitività che assicurano la disponibilità di una vastissima scelta.
Assumendo come criterio l'anzianità degli investimenti tecnologici, si rileva che l'innovazione per acquisto di nuovi macchinari è particolarmente frequente nel Meccanico (ogni 3 anni in media), e poi nel Tessile/Abbigliamento (ogni 4.4 anni) e nell'industria alimentare (ogni 7.5 anni).
Molto meno praticata (3,6%) dalle piccole e medie imprese intervistate è la modalità di accesso all’innovazione tecnologica attraverso contratti di ricerca cooperativi.
L’attività di R&S necessita di notevole
impegno finanziario (anche se supportata da interventi comunitari o nazionali),
di professionalità specializzate e di tempo, pertanto viene vista
molto spesso come ultima possibilità.
Le poche imprese che hanno intrapreso l’attività
di R&S cooperativa hanno dichiarato che ciò era motivato da
scelte strategiche dell’impresa che richiedevano l’appropriazione
dello stato dell’arte tecnologico e l’uso esclusivo delle applicazioni.
Per quanto attiene i rapporti con il mondo accademico, il 36,4% degli intervistati ha dimostrato di avere una informazione sull'esistenza ed attività dell'università e dei centri di ricerca pubblici, ma solo il 7,3% ha un rapporto di collaborazione con tali organismi.
Del 92,7% delle imprese che non ha alcun rapporto con il sistema della ricerca pubblica, il 4% ha deciso di non dar più seguito a forme di collaborazione, dopo averne sperimentato l'insuccesso nel passato. Le motivazioni che hanno indotto queste ultime a desistere dall'interazione con il sistema della ricerca istituzionale, convergono nell'individuare una barriera insormontabile tra i due mondi nel diverso approccio organizzativo nella risoluzione dei problemi. Le imprese trovano estremamente arduo comprendere e gestire un rapporto di cooperazione con il sistema accademico per la profonda diversità esistente nelle logiche e negli stili organizzativi.
Relativamente al finanziamento dell'attività di ricerca e degli investimenti innovativi, oltre il 60% degli imprenditori ha dichiarato o di non esserve interessato, ovvero di non averne sufficienti informazioni. Ben il 30% degli imprenditori si è lamentato della qualità e della scarsità dell'informazione relativa agli incentivi disponibili, oltre che sui criteri stabiliti per potervi accedervi, della modulistica approntata, della lungaggine dei tempi di istruttoria, per non parlare dei tempi di erogazione e persino dell'oggetto proprio dell'incentivo.
Degno di nota è il fatto che un po' più di un quinto degli intervistati ritiene che manchino centri di assistenza, intendendo centri in grado non solo di tenere informati gli imprenditori sugli incentivi finanziari disponibili ma anche su quali sono quelli applicabili alle loro necessità. Essi inoltre richiedono che tali centri siano in grado di aiutarli nell'espletamento della pratica sino alla sua conclusione.
E' da precisare che le imprese non ritengono che i servizi erogati da tali centri debbano essere gratuiti. Tuttavia esse si sono spesso lamentate del fatto che i servizi resi dai consulenti ai quali si rivolgono manifestano un insoddisfacente rapporto costi/efficacia.
In tema di servizi per l'iinovazione , le PMI del
Turismo pugliese formulano oggi una domanda così strutturata: