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COMUNICATO STAMPA

AVVIATO A TECNOPOLIS UN PROGETTO EUROPEO SULLA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO DA STRESS

Lo stress è tra le maggiori cause di assenteismo dal lavoro con costi enormi per l’intera società stimati, per esempio in Gran Bretagna, in oltre 40 milioni di giorni lavorativi persi. E non solo. Lo stress non è associato solo a problemi psicologici, ansia o depressione, ma anche a veri e propri stati di malattia quali attacchi di cuore, ulcere o disfunzioni dell’apparato digerente e vascolare.

Questo il presupposto che ha dato l’avvio a “Stress Impact” un progetto di ricerca transnazionale, finanziato dal Quinto Programma Quadro della Commissione Europea, e realizzato per l’Italia da Tecnopolis. Obiettivo principale del progetto non è certo dare una risposta definitiva a quali siano le cause dello stress che induce l’allontanamento dal lavoro, ma piuttosto analizzare come le trasformazioni sociali ed economiche influiscano sull’individuo e il suo contesto, familiare e sociale. In particolare, sarà stimata l’incidenza dell’assenza lavorativa dipendente da stress in ognuno dei singoli paesi europei coinvolti e come le istituzioni approccino il problema per individuare correttivi per il reinserimento e pratiche preventive.

Nel primo studio il progetto prevede di analizzare 500 persone assenti cosiddetti di “lungo termine” dal lavoro insieme a 200 occupati cosiddetti “sani”. Nel secondo studio sarà effettuata una ricognizione tra 50 professionisti, dai medici ai responsabili delle risorse umane, agli assistenti sociali.  Infine nel terzo studio saranno presi in considerazione i contesti familiari di un sottoinsieme di 30 famiglie suddivise in due gruppi, uno in cui sono riproposti ruoli tradizionali, un solo procacciatore di reddito e un partner dedito al lavoro di cura,  e un secondo in cui si riscontrano ruoli moderni, due partner con lavoro retribuito e sostanziale condivisione degli oneri domestici e dell’educazione dei figli. I risultati degli studi saranno diffusi nella comunità dei professionisti coinvolti nel problema e forniranno utili indicazioni alla Commissione Europea per orientare le politiche di inclusione. Si prevede anche di effettuare un inventario preciso della letteratura esistente sul tema e un’indagine accurata delle attuali politiche nei diversi sistemi nazionali. In questo senso sarà fondamentale il coinvolgimento dell’INPS e dell’INAIL a livelli regionali e nazionali. Un sito internet dedicato sarà lo spazio nel quale i partner si scambieranno le informazioni e pubblicheranno i risultati ai quali si perverrà.

Nei giorni scorsi si è tenuto a Bari, a Tecnopolis e nella facoltà di Medicina dell’Università di Bari, il meeting di avvio del progetto tra i partner europei: Gran Bretagna, che con l’Università di Surrey è il primo contraente, Austria, Irlanda, Finlandia e Paesi Bassi. Al termine dei lavori si è deciso di affidare, nella fase di lancio dell’iniziativa, la leadership scientifica all’Università di Bari con il compito di effettuare una ricognizione degli studi esistenti a livello nazionale sul fenomeno.

All’incontro per l’Università di Bari hanno partecipato, tra gli altri, il Prof. Paolo Livrea, direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche e il Prof. Giorgio Assennato, direttore del Centro Interdipartimentale di Servizi per la Metodologia della Sperimentazione e la Documentazione della Facoltà di Medicina nonché il Prof. Giancarlo Tanucci del Dipartimento di Psicologia della Facoltà di Scienze della Formazione. Il progetto si svilupperà su un arco di tre anni, fino a tutto il 2005, e comporta un inviluppo complessivo di circa 2 milioni di euro.

(i.cam)

Valenzano, 30 maggio 2003

 
Redazione
Maria Luigia Campaniello
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