Due i premi in denaro che però non esauriscono con un
semplice assegno la vittoria, Buonaidea! infatti non si limita
a consegnare il denaro, ma prevede un percorso di
accompagnamento per tutte le prime dieci idee d’impresa
risultate le migliori tra le 45 presentate. «Il concorso è
uno stimolo a provarci – sottolinea Vito Di Gennaro,
capo del progetto e presidente della commissione valutatrice –
ma ora inizia la fase più ricca e stimolante. Questi ragazzi
verranno affiancati da nostro personale qualificato, le loro
idee verranno meglio strutturate, valutate, si stenderà un
business plan valido economicamente, in modo che da un’idea si
passi ad una impresa produttiva. Altrimenti il rischio è che
idee di così alta creatività, non siano in grado di
trasformarsi in progetti d’impresa redditizi, mentre la sfida
da vincere è appunto questa».
«Con il progetto
Buonaidea! – spiega Luciano Schiavoni, direttore
generale di Tecnopolis – si sta cercando di ottimizzare
l’esperienza che il parco scientifico ha raccolto con
l’incubatore, la struttura dove fisicamente si formavano le
imprese che necessitavamo del nostro accompagnamento
scientifico e tecnologico. Ora con Buonaidea! continuiamo con
la nostra funzione istituzionale di accompagnamento, rivolto
ai più giovani ed al sistema dell’Ict». Non è semplice
promuovere cultura d’impresa tecnologica in Italia, tanto meno
al Sud e tanto meno oggi con i venti di recessione che
spirano. Una business plan competition come Buonaidea!,
o un salone dell’orientamento come Expolavoro (anche per
questo si è scelto di «sposare» i due appuntamenti) possono
essere alcuni dei punti di partenza per promuovere buona
cultura e sostenere le leve più giovani che devono affrontare
il cambiamento. «Secondo dati ufficiali l’Italia è solo
ventitreesima nelle graduatorie internazionali che valutano il
grado di penetrazione Ict – sottolinea Luciano Schiavoni – ai
primi quattro posti troviamo la Svezia, la Norvegia, la
Finlandia e la Danimarca, nazioni che grazie alle nuove
tecnologie sono riuscite a superare le difficoltà ambientali,
è questo il modello che dobbiamo riprodurre». |